Data: 28/01/2013 11:30:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani
Su Posta & Risposta n. 365 pubblichiamo la seconda parte del ricco materiale di riflessione inviatoci da Angelo Casella, che ringraziamo vivamente. In coda a questo nuovo contributo rinvenite il primo intervento del 25 gennaio 2013 del nostro apprezzato visitatore. Buona lettura!

Continuano i vaneggiamenti sui media a proposito del "debito nazionale" che "bisogna pagare" e "mettere i conti in ordine". (Auspicate, allo scopo, privatizzazioni selvagge e vendite del patrimonio pubblico). Riprendiamo perci� alcuni concetti, in parte gi� espressi.
1.- Il debito pubblico italiano, di circa 1900 miliardi, non � tecnicamente "pagabile". Esso corrisponde a circa 34 mila euro per cittadino, compresi i neonati. Evidentemente impensabile un taglieggiamento di questa portata (che poi, in pratica, ricadrebbe per intero sui circa 20 milioni che pagano regolarmente le tasse).
2.- Questo enorme debito deve la sua dimensione abnorme essenzialmente al cumulo degli interessi, che rappresentano i due terzi del totale. Questo fenomeno � da ascrivere all'anomalo sistema di emissione dei titoli pubblici, oggi in uso. Questo avviene mediante asta, il cui meccanismo favorisce impropriamente l'acquirente, che � in tal modo in grado di fissare egli stesso l'ammontare degli interessi sui titoli in vendita. E cos� � il creditore che stabilisce l'ammontare del suo credito (!!).
Con questo sistema, i titoli "sovrani" costituiscono un ghiotto parco giochi per i grandi speculatori internazionali che, con i trucchetti del "rating" e dello "spread", dei derivati e delle "assicurazioni" sul "default", guadagnano cifre colossali. E adesso aspettano di ricevere dal nostro Paese la succulenta torta del debito in essere.
3.- In queste condizioni, gli unici provvedimenti da prendere sono:
a) una piccola legge, di poche righe, che dichiari non commerciabili sul mercato i titoli dello Stato italiano.
La compravendita pu� avvenire solo con soggetti autorizzati.
Primo risultato: i titoli vengono emessi a 100 e questa quotazione mantengono fino alla scadenza. Non potr� pi� accadere che titoli acquistati a 100, scendano a 60 e simili, in dipendenza degli "umori" del c.d. mercato.
Secondo risultato: vengono azzerati i problemi (fasulli) dello "spread" e del"rating" e tutte le conseguenti connesse speculazioni, a danno dei risparmiatori e dei contribuenti.
b) un'altra piccola legge cambia il metodo di offerta dei titoli in emissione. Non pi� aste, poich� non vi � alcun motivo di pretendere una ipotetica concorrenza fra i grandi operatori finanziari che accedono alle aste. Costoro, sono tutti d'accordo per trarre il massimo profitto possibile dai tassi di rendimento, e concordano preventivamente i tassi da imporre. Il sistema dell'asta serve solo a favorire questo giochetto fruttuoso (per loro). I titoli devono essere emessi alla pari, con esclusione anche di ogni onere aggiuntivo per spese e commissioni (perch� si tratta di un prestito chiesto dallo Stato).
Il tasso di interesse relativo viene fissato, al momento, dallo Stato (ad un livello leggermente pi� basso del tasso medio di mercato sui titoli obbligazionari). Ove necessario, le banche e le istituzioni finanziarie potranno essere obbligate a sottoscrivere l'invenduto. Risultato: i titoli pubblici assumono la loro dimensione naturale di sicuro rifugio del risparmio delle famiglie, cos� come dovrebbe essere la loro funzione.
4.- Il debito esistente di 1900 miliardi. Deve essere ristrutturato, prima di procedere ai mutamenti di cui sopra.
Il primo passo � operare una netta separazione fra i titoli posseduti da risparmiatori e famiglie e titoli posseduti dagli speculatori internazionali.
I primi, andranno rimborsati integralmente.
I secondi, subiranno una decurtazione, simbolica attesi i guadagni gi� realizzati, del 70%.
5.- La prospettata vendita del patrimonio demaniale ed annessa cessione a privati dei servizi pubblici fondamentali, � da scartare, peggio della peste.
Conoscendo bene il nostro beato Paese, ed il suo livello di moralit� pubblica, sappiamo infatti come queste cessioni finirebbero.
Sicuramente peggio che nella Russia di Eltsin, nella quale i membri della nomenklatura "acquistarono" a prezzi meno che fallimentari i gioielli dello Stato sovietico (sopratutto le grandi aziende economiche).
Quanto alle privatizzazioni, si tratta di una vera oscenit� istituzionale, del tutto inaccettabile.
6.- Per ci� che si riferisce alla patrimoniale, suggerita da qualcuno a margine, potrebbe in effetti rappresentare un importante segnale di equit�.
A condizione che venga applicata tenendo conto che un 10 per cento della popolazione detiene circa il 50 per cento della ricchezza esistente nel Paese. Cos� che il 5o% del prelievo deve andare a ricadere su quel 10%.
Naturalmente, non � da sperare che n� governi c.d. "tecnici", formati da financial servants, i pretoriani della finanza, n� succubi e genuflessi governi politici possano adottare le suesposte, elementari soluzioni.
A meno che a ci� vengano costretti dai cittadini.
Vai al precedente intervento di Angelo Casella:
DEBITO PUBBLICO - Origini, cause e modalit� di estinzione (di Angelo CASELLA)
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