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Data: 28/02/2013 10:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 27
Parto da una frase che chiudeva un commento di un lettore ad un pezzo scritto dall'Avv. Storani, sulle nuove tabelle per i compensi degli avvocati.
La domanda è lecita più che mai in questo momento in cui è anche entrato in vigore (articolo 21 della legge 247/2012 sulla riforma forense) che prevede l'obbligo di doppia iscrizione (all'Albo ed alla Cassa Forense). Un obbligo che ha creato non poche perplessità tra gli avvocati, già impoveriti dai nuovi parametri forensi e dal pagamento di un'assicurazione diventata obbligatoria.
Anche l'Avv. De Tilla, presidente dell'Associazione Nazionale Giovani Avvocati ha espresso le sue perplessità dichiarando che "La previsione della riforma e' un pasticcio legislativo. Da un lato fissare contributi molto contenuti per chi ha redditi bassi rischierebbe di creare squilibrio negli assetti economici dell'Ente, dall'altro fissarli ridotti ma non troppo significherebbe vessare colleghi fino ad oggi non iscritti che guadagnano poco o niente anche per effetto della crisi e a farne le spese sarebbero prevalentemente i giovani'. L'obbligatorietà della doppia iscrizione è una certezza, mentre allo stato ancora nebuloso appare la definizione dei parametri per i versamenti, su cui si dibatte largamente in questi giorni.
In attesa di decisioni definitive in merito, entro il 28 febbraio si dovranno versare i contributi minimi. Potendo anche scegliere l'opzione di rateizzare in 4 tranche, basta pagare la prima entro fine mese. Il principio di base di equità di trattamenti pensionistici può apparire corretto, e lo è a livello ideale. Ma come si sa dall'ideale al reale il salto è abissale, e si rischia di annegare. Con tutti i principi e buoni propositi a far da zavorra.
Versare quote pari al nulla o con minimi fissati al ribasso, come auspicato da alcuni, è un'arma a doppio taglio: da un lato può agevolare, nell'immediato, i giovani dalle poche cause, dall'altro però creerebbe buchi nelle casse previdenziali con le immaginabili conseguenze. Ma non basta. L'attuale assetto previdenziale andrà a penalizzare molti avvocati che arriveranno a percepire pensioni nemmeno degne di essere così chiamate. Un 'lusso' che potrebbe sfiorare i cento euro al mese.
Insomma fare l'avvocato (ma in fondo anche i medici non se la passano meglio) sarà a breve una scelta che in pochi perseguiranno. Il lavoro é diminuito in maniera consistente, grazie proprio all'alto tasso di concorrenzialità unito alla crisi economica, che spesso porta i cittadini a rinunciare all'assistenza di un professionista. In attesa di tempi migliori.
Nel mentre però, migliaia di neo-avvocati, ma non solo loro, attendono una riqualificazione del loro ruolo professionale, dopo le numerose penalizzazioni subite. Sperando di non dover assistere a ciò che già sta accadendo in altri settori, con chiusure continue di attività (individuali e non), e strapotere di poche realtà. Che in campo legale si chiamano "law firms", super-studi a cui associarsi nella speranza di vedere il lavoro in crescita e le spese in crollo verticale.
Nell'attesa di arrivare ai fatidici 70 anni (in salute, ovviamente) per poter finalmente riavere parte degli oboli versati in Cassa e godersi un meritato riposo. Mah!
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