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Data: 07/04/2013 09:40:00 - Autore: Barbara LG Sordi
Io ci spero veramente. Spero fortemente che le elezioni non siano state
una semplice "occasione mancata". Spero che non siano la scusa per riconfermare
le ennesime cariche ai soliti noti. Soprattutto spero che siano l'occasione per
riportare i nostri politicanti sul pianeta terra, nello specifico in
Italia.
Troppo distanti dalla realtà e dalla quotidianità; personalmente
imporrei una fase obbligatoria di "ceto basso" per chiunque voglia entrare in
politica: un periodo di prova da operaio o magazziniere, ma anche impiegato
di basso livello, con uno stipendio di quindicimila euro annui. Da utilizzare
per mantenere tre figli (età scolare, da primaria a università, per testare da
vicino l'educazione pubblica), una moglie disoccupata, o magari esodata, una
nonna disabile e per pagare un mutuo mensile di 600 euro.
Sfido qualsiasi politico a sopravvivere una sola settimana.
Mentre imporrei di dover superare almeno 24 mesi in queste condizioni, quale
lasciapassare alla carriera politica. La cui retribuzione non dovrebbe comunque
superare l'imbarazzante soglia dei trentamila euro all'anno.
Ecco, questa sarebbe la soluzione ideale anche per tagliare veramente sui
costi della politica, perché non solo si risparmierebbe sulle retribuzioni, ma
anche perché sparirebbero (con gran giubilo di molti) il 90% degli
esponenti della classe politica. Saremmo così finalmente degni del nome
Belpaese, e ci aggiungerei anche "delle Meraviglie" in coda.
Tanta acredine nasce da episodi come quello del triplo suicidio,
che ha disintegrato il morale della Regione Marche e dell'Italia intera. Un
dramma che ha per protagonista la disperazione di gente semplice, con
mille scrupoli e timori di non poter pagare l'ennesima rata del mutuo (fatto per
un prestito per pagare i contributi Inps, ndr) e di vedersi confiscare i propri
beni. Il dramma di chi deve vivere (in tre) di una pensione tra i 400 e 500
euro. Di chi è troppo giovane per una pensione decente (68 anni) e troppo
vecchio per trovare un lavoro nuovo (62).
Di fronte alla tragedia toccata ai due coniugi marchigiani (Romeo
Dionisi, 62 anni e Anna Maria Sopranzi, 68 ) e il fratello di lei (Giuseppe,
72), a me personalmente non viene solo tanta amarezza, ma tanta sana incazzatura
(mi passi il termine poco elegante, Avv. Cataldi). Nei confronti di uno Stato
sordo e cieco, e purtroppo poco muto. Uno Stato che si macchia di una terribile
colpa, l'omicidio. Uno Stato che dovrebbe vergognarsi a tal punto da
auto-eliminarsi e lasciare posto a qualcosa di nuovo, che sia la voce vera dei
veri italiani. Non di quei quattro o cinque stra-potenti manager e banchieri.
Ora che sia lutto per tutti. Perché la crisi (e l'austerity) non
l'abbiamo voluta noi cittadini, ce la siamo vista ricadere pesantemente addosso;
e qualcuno ci ha detto che dobbiamo anche pagare per questo.
Però con la vita stessa no.
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