Data: 12/06/2013 11:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi
Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 43

Dopo aver scritto un pezzo sul femminicidio sono stata contattata da una lettrice che mi ha proposto un tema estremamente interessante, sia perch� affronta tematiche femminili sia perch� implica alcune riflessioni sulle responsabilit� dei media nei giudizi penali.

Tutto parte da un servizio de Le Iene, all'interno della puntata del 2 giugno, dal titolo significativo "Sesso o stupro?", nel quale sono stati intervistati due uomini di Uras (Oristano) condannati in primo grado per violenza di gruppo, commessa contro una ragazza nell'estate del 2010.

La sentenza � stata emessa recentemente e pare destinata a non avere un epilogo in tempi brevi, soprattutto a causa del polverone mediatico che ha scatenato. Per farla breve, i due, durante una festa di addio al celibato in una discoteca, hanno conosciuto una ragazza, che � finita con l'essere la vittima di una violenza all'interno del parcheggio del locale.

I referti medici parlano di tumefazioni al volto ed escoriazioni e gli esami del sangue hanno dimostrato che la ragazza non fosse in uno stato di alterazione da sostanze allucinogene, mentre � certo uno stato di ebbrezza. Eppure i due si sono dichiarati, e continuano a farlo, innocenti. Il parere del giudice � invece assolutamente inequivocabile, i due "hanno approfittato delle sue condizioni di inferiorit�, derivate dallo stato di ebbrezza alcolico che ne limitava fortemente la capacit� di autodeterminazione e di reazione".

Eppure l'intervista rischia di far apparire i due uomini come vittime e la ragazza come una sorta di ninfomane affamata di droga e soldi (pare infatti che i due le abbiano offerto, in cambio di un rapporto a dir loro consenziente, la rispettabile cifra di...50 euro), anche se a risentire bene le frasi del suo commentatore, la Iena Cxxxx, dei dubbi sui due sorgono. Ma siccome non tutti gli spettatori, forse, sono andati a rivedersi l'intervista per pi� di una volta, ci� che purtroppo resta in maniera preponderante � il solito refrain di retaggio bigotto: donna ubriaca ergo lecito approfittarne. Insomma la vittima, per come appare di primo acchito, sembra realmente che pi� che stuprata si sia solo voluta dare alla pazza gioia. Per poi pentirsene il giorno dopo e decidere di denunciare una violenza.

Questo mette in luce, quale che sia la verit�, un paio di problemi di fondo. Innanzitutto il problema della sottile linea tra liceit� e non di alcuni atti, come quello di fare sesso con una persona non perfettamente cosciente. Che sia ubriaca, mentalmente offuscata o ritardata, poco cambia: approfittarsi � da perseguire perch� non ci pu� essere consenzienza da parte di chi subisce l'atto sessuale. In secondo luogo, uno dei grandi handicap del nostro paese, cio� quello dei processi fatti dai media, e a cui � ora di dire basta. Abbiamo appurato che la televisione, o internet, � un mezzo potentissimo per plasmare le idee di chi la subisce. Mandare in onda un servizio del genere, che in embrio poteva essere anche interessante, rischia di annullare anni di lavoro di magistrati e di avvocati, di screditare le vittime, di beatificare i carnefici.

Sarebbe forse il caso che i processi si facessero nelle aule, ma siccome l'informazione � un diritto di tutti basterebbe semplicemente tentare la via della maggior neutralit�, perlomeno nei casi pi� delicati, come quello delle violenze sessuali appunto.

Voi che ne dite?
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