Data: 22/06/2013 11:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi
Lex & the City - pensieri leggeri politicamente (s)corretti - episodio 45
Proprio ieri l'affermazione, o meglio la richiesta, della senatrice Pd Maria Spilabotte di tassare le prostitute ha creato un bel polverone su internet.
La politica ha fatto esplicita richiesta al Governo, affinch� provveda urgentemente a regolamentare la pi� antica delle professioni, termine stra-abusato ahim� ma che corrisponde a verit� assoluta.
Nella proposta fatta dalla Silabotte si cita innanzitutto l'apertura della Partita Iva, perch� trattasi di professioniste del sesso, non semplici collaboratrici occasionali, che dovrebbero addirittura iscriversi alla Camera di Commercio. Non � specificato se della citt� in cui esercitano o risiedono.

Punto di forza della proposta � la certificazione di qualit� (!) e il rilascio di un patentino (doppio !) per l'esercizio professionale, oltre che la creazione di cooperative in cui le prostitute possano riunirsi per esercitare insieme. E perch� no stipulare convenzioni con i Comuni di appartenenza... che potrebbe essere di tutto vantaggio per le tasche di noi contribuenti, visti i recenti scandali fiorentini. Che girano, manco a farlo apposta, tutt'attorno prostituzione e coop.

La richiesta della senatrice in realt� avrebbe semplicemente dovuto vertere sull'applicazione di una normativa gi� esistente sulla tassazione del meretricio, o meglio dei lavori molto sommersi e molto in nero: l'articolo 36 comma 34 bis della legge 248/2006, e cio� del Decreto Bersani contenente misure in materia di lotta all'evasione fiscale, liberalizzazioni e competitivit�.

Proprio qualche anno fa l'articolo venne chiamato in causa dalla Suprema Corte, nella sentenza n. 10578/2011, con protagonista una ballerina regolarmente assunta da un locale notturno, che arrotondava prostituendosi. Controlli fiscali avevano fatto emergere la discrepanza tra conto corrente e stipendio, cos� da insospettire le Entrate e costringerla a versare l'Iva dovuta.
In questo caso gli ermellini affermarono che "seppur contraria al buon costume, in quanto avvertita dalla generalit� delle persone come trasgressiva di condivise norme etiche che rifiutano il commercio per danaro del proprio corpo, l'attivit� predetta non costituisce reato, e consiste, appunto, in una prestazione di servizio verso corrispettivo". E pertanto soggetta a tassazione. Va inoltre precisato che la famosissima Legge Merlin (75/1958) ha vietato le case di tolleranza e introdotto una serie di reati attinenti alla prostituzione, come lo sfruttamento (economico) o il favoreggiamento (non economico), senza per� vietare la prostituzione in s� e per s�.

Allora vediamo se questa � la volta buona per poter appianare, o perlomeno ridurre cospicuamente, il deficit economico prodotto dall'elusione fiscale. In fondo siamo tutti nella stessa barca o bagnarola (oddio, qualcuno in realt� viaggia su yacht o fuoribordo lussuosi), quindi tanto vale darsi una mano... anche se questa specifica "mano" non far� piacere ai benpensanti.
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