|
Data: 13/08/2013 11:30:00 - Autore: Antonella Aloia![]() Importanti novità in materia di concussione ex art. 317 c.p. Il comportamento del pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno alla dazione o alla promessa di denaro o altra utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni. Rispetto alla precedente previsione: a) si ha un aumento della pena minima (prima da quattro a dodici anni); b) viene meno, quale soggetto attivo del reato, la figura dell'incaricato di pubblico servizio; c) non si parla più di "induzione" a dare o promettere denaro o altre utilità. In compenso però, il legislatore ha ben pensato di consacrare il comportamento consistente nella "induzione a dare o promettere" in una autonoma fattispecie di reato disciplinata dall'art. 319quater c.p. rubricato " induzione indebita a dare o promettere utilità". Soggetto attivo del reato non è solo il pubblico ufficiale ma anche l'incaricato di pubblico servizio. Ma la vera novità risiede nel secondo comma dell'art. 319quater: "nei casi previsti dal primo comma, chi dà o promette denaro o altra utilità è punito con la reclusione fino a tre anni". Dunque il legislatore vuole che venga punito anche l'indotto. Quale la ratio? È possibile ritenere che l'indotto, rispetto al costretto, abbia un margine di scelta maggiore: l'induzione presuppone una velata soggezione psicologica del privato persuaso dal pubblico agente. A differenza della costrizione che consiste in un timore forte ed esplicito da non lasciare alternative al privato, nella induzione la vittima può decidere se aderire alla proposta tacita del pubblico agente. In buona sostanza, può dirsi che nella induzione si ha una "costrizione sfumata" che lascia un margine di scelta al privato. È evidente che la previsione di questa autonoma fattispecie di reato rende più labili i confini tra corruzione e concussione, il cui discrimine è dato proprio dalla genesi della dazione: se l'iniziativa proviene dal privato ci troviamo dinanzi al reato di corruzione; se la pressione proviene dal pubblico ufficiale è concussione. Ad ogni modo, tra critiche ed encomi, si spera che questo intervento normativo possa tradursi in una importante occasione per contrastare la diffusione di questo male che da troppo tempo interessa con sempre maggiore frequenza la nostra società. Mi ritorna in mente un passo della Bibbia, tremendamente significativo ed estremamente reale il cui messaggio è semplice: la legge del peccato è questa, desiderare il bene ma non avere la capacità di attuarlo. È arrivata l'ora in cui bisogna mettere in pratica ciò che di buono siamo tutti in grado di proclamare, per il bene di tutti. Siamo stanchi di scrivere espressioni quali "auguriamoci" o "speriamo". C'è bisogno di concretezza, in vista di un valore che l'essere umano dovrebbe sempre salvaguardare: la dignità, di ciascuno di noi, cittadini italiani ed europei, di un popolo, di un Paese. (In omaggio ad una lezione tenuta dall'Avv. Maria Princi) |
|