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Data: 23/12/2003 - Autore: Adnkronos Roma, 23 dic. (Adnkronos) - Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge relativo a Retequattro e Raitre. Retequattro potra' continuare a trasmettere fino al 30 aprile del prossimo anno, data fino alla quale Raitre potra' continuare a raccogliere risorse pubblicitarie. Entro lo stesso termine, l'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni dovra' svolgere un esame della complessiva offerta dei programmi televisivi digitali terrestri, per accertare la quota di popolazione raggiunta dalle nuove reti digitali terrestri; la presenza sul mercato dei decoder a prezzi accessibili; l'effettivo aumento di programmi diversi da quelli diffusi in tecnica analogica, con corrispondente aumento di pluralismo. Nei 30 giorni successivi al termine dell'indagine, l'Autorita' dovra' inviare una relazione al governo e alle competenti commissioni parlamentari. Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha reso noto che il Cdm e' stato presieduto dal vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, e ha ribadito che, come previsto dalla Costituzione, sara' il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a controfirmare il provvedimento. Immediate le reazioni politiche. 'Questo decreto va nella direzione del rispetto della Corte e del messaggio del capo dello Stato, quindi lo vedo come un elemento di rasserenamento del dibattito parlamentare' commenta Maurizio Gasparri. 'Questo decreto -ha detto Gasparri- coglie la sostanza della sentenza della Corte costituzionale del novembre 2002 e del messaggio del capo dello Stato'. Soddisfatto il direttore del Tg4, Emilio Fede. 'Il pericolo non e' ancora scampato del tutto -dice Fede- perche' il decreto ci rinvia comunque a un nuovo appuntamento con la spada di Damocle, ma dobbiamo ringraziare chi ha lavorato per questo facendo un regalo al Paese oltre che a noi. Perche' la maggioranza degli italiani riteneva ingiusta e vergognosa l'ipotesi di uno spegnimento di Retequattro dal primo gennaio, che avrebbe significato il licenziamento di mille persone e lo spegnimento di un tg'. Dall'opposizione si leva intanto un coro di proteste contro l'approvazione del decreto. Per il segretario dei Ds, Piero Fassino, il dl 'conferma quanto sia gigantesco il conflitto di interesse nel nostro Paese' e ribadisce: 'Il presidente del Consiglio e' costretto a firmare un decreto che riguarda una sua azienda, credo che questo sia la dimostrazione piu' lampante e clamorosa di un conflitto di interessi non risolto che si possa avere'. Sottolineando, poi, che ancora 'non sappiamo cosa pensa il presidente del Consiglio' sui rilievi fatti dal presidente della Repubblica alla legge Gasparri, il leader dei Ds indica nella cessione di Rete 4 'ad un altro operatore' la 'soluzione piu' lineare'. Ironico il commento di Pietro Folena, del correntone Ds: 'E' Natale e anche Berlusconi e' piu' buono: con se stesso'. Linea sposata anche dal diessino Giuseppe Giulietti secondo il quale 'la giornata del 23 dicembre verra' ricordata come la festa nazionale del conflitto di interessi. Berlusconi aveva promesso un grande futuro alla 'famiglia Italia' per ora ha assicurato un grande presente alla 'famiglia Berlusconi''. Per i Comunisti italiani parla il capogruppo alla Camera, Marco Rizzo: 'Con il decreto varato dal governo, Silvio Berlusconi ha posto la firma sotto l'ennesimo affare di famiglia' afferma Rizzo, che osserva: 'Se al decreto seguira' la demolizione della par condicio, saremo davvero al regime. Il premier ormai non conosce piu' limiti ne' regole e prosegue imperterrito nel suo scontro frontale con le istituzioni'. Sottolineano 'l'incostituzionalita' del decreto sia i Verdi che Italia dei Valori. 'Siamo di fronte ad una vera e propria violazione dello spirito della Costituzione -denuncia Paolo Cento- ad un atto irriguardoso verso il Presidente della Repubblica e verso la sovranita' del Parlamento' mentre per Di Pietro il dl ha le 'caratteristiche di un golpe e nasce morto, perche' e' manifestamente incostituzionale'. Dura reazione anche dal segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, che in una nota dichiara: 'Il Governo prenda atto che a questo punto la legge Gasparri e' azzerata, rinunci da oggi in avanti agli odiosi ricatti occupazionali, si confronti con coloro che hanno manifestato nel Paese la propria opposizione ad una legge illiberale e anticostituzionale'. Mentre 'sospende il giudizio' il segretario di Alleanza popolare-Udeur, Clemente Mastella, che ribadisce 'di non essere pregiudizialmente contrario, vista la situazione di emergenza venutasi a creare, ad un provvedimento che preservasse occupazione e pluralismo'. Per Mastella, tuttavia, 'i contenuti del decreto andranno esaminati e valutati con grande attenzione, soprattutto per i risvolti costituzionali della vicenda'. Dal centrodestra si replica intanto all'opposizione che 'con questo decreto, che recepisce alcune osservazioni del presidente Ciampi, si vuole raggiungere solo un obiettivo: salvare migliaia di posti di lavoro alla terza rete Rai e in Mediaset' come sottolinea il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani. 'Se la sinistra preferisce abbandonare al loro destino questi lavoratori, lo dica una volta per tutte -chiede Schifani-. Il capo del governo e il sottosegretario Letta, non partecipando al voto, hanno dimostrato profonda correttezza. Tutto il resto appartiene al solito repertorio polemico dell'Ulivo'. Di 'solite strumentali, pretestuose e false accuse dell'opposizione' parla Paolo Romani, responsabile informazione di Forza Italia e presidente della Commissione Trasporti. |
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