Data: 05/10/2013 11:00:00 - Autore: Margherita Marzario
Abstract: L'Autrice, scavando in alcune fonti giuridiche, nazionali ed internazionali, ci invita a guardare in profondità la ricchezza dell'essere bambino, coniugandola in una rosa di dieci possibilità e di espressioni che il diritto deve sempre riconoscere e promuovere.

Diritto alla pienezza della vita. «A tutti capita, soprattutto nell'infanzia, di percepire questa straordinaria sensazione di pienezza. Può durare qualche secondo, un giorno, un mese, comunque è là, esiste, e questa sensazione è la conferma che il nostro cuore è vivo, aperto e pieno di amore. Poi qualcuno arriva e ci dice: “Non si canta se non si è cantanti” e tutto in noi si spegne, il grigiore scende nella nostra vita. Così, invece di seguire il nostro cuore, cominciamo a seguire quello che gli altri vogliono da noi. La nostra vita allora diventa molto faticosa, andiamo da una parte e dall'altra senza avere mai chiara la direzione verso cui dirigerci, in tal modo accumuliamo errori e, con gli errori, arrivano le tristezze […] il primo passo da compiere è proprio quello di aver nostalgia della propria infanzia, di quegli istanti in cui abbiamo sentito il nostro cuore come qualcosa di vivo e fondamentale, e questo sentimento ci ha resi pieni di gioia» (Susanna Tamaro). L'infanzia possiede ogni bellezza ed ogni ricchezza: “Il bambino possiede in lui importanti risorse. Esse si rivelano se egli può dialogare, essere ascoltato con affetto e rispetto, essere difeso” (dalla Charte du Bureau International Catholique de l'Enfance del 2007). “Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita sufficiente atto a garantire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale” (art. 27 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia o Convenzione di New York). “I genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare […] le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo” (27 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). È necessario e doveroso rispettare la vita e la pienezza della vita di ogni bambino ed educarlo alla vita e alla pienezza della vita, perché in questa affonda le radici quella resilienza che gli permetterà di far fronte alle inevitabili difficoltà della vita: favorire la resilienza che permette al bambino di ricostruirsi (dalla Charte du Bureau International Catholique de l'Enfance).

Diritto alla fantasia. «I giovani hanno bisogno di testimoni, non maestri. Cioè di maestri che siano veri testimoni: ecco la qualità della relazione! Si deve cercare insieme, altrimenti non si arriverà mai a una vera pedagogia. È necessario ascoltare, lasciando l'integrità dell'altro, la sua dignità. Ai ragazzi dico “non abbandonate la creatività, praticate la disobbedienza passiva evitando la violenza. Resistete con fantasia, indignazione e rabbia”» (don Andrea Gallo). Fantasia, da “far apparire, rappresentare alla vista, portare alla luce, rendere visibile”, è la potenza immaginativa e rappresentativa dell'anima. La fantasia è proprio il modo d'essere fanciullesco che porta a vedere la realtà con uno sguardo diverso, come quello di Anna Frank che immaginava un mondo migliore e che le ha fatto scrivere un capolavoro, come quello del bambino, nel film “La vita è bella” di Roberto Benigni, che guarda da una fessura il padre che scimmiotta, nonostante il fucile puntato dietro la schiena. “Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, a prescinderne dalle frontiere, sia verbalmente che per iscritto o a mezzo stampa o in forma artistica o mediante qualsiasi altro mezzo scelto dal fanciullo” (art. 13 par. 1 Convenzione di New York). La fantasia è il superamento di ogni frontiera e i giovani hanno il diritto di superare ogni frontiera, soprattutto quelle frapposte da uno sclerotico e spesso insensibile mondo adulto e istituzionale. La fantasia porta a quel pensiero divergente di cui si parla, ma che si tende ad omologare.

Diritto alle emozioni. «Il bambino deve entrare in contatto con materiali diversi, linguaggi diversi, punti di vista diversi, che gli permettano di esercitare non solo le mani, ma anche il pensiero e le emozioni» (prof.ssa Ada Fonzi, esperta di psicologia dello sviluppo). I bambini hanno diritto ad uno sviluppo integrale, come sancito nella Convenzione Internazionale sui diritti dell'Infanzia (o Convenzione di New York), allo sviluppo di ogni intelligenza, non ultima quella emozionale. Nella Convenzione di New York si parla più volte di sviluppo spirituale e la cosiddetta intelligenza spirituale è proprio la sublimazione di quella emozionale. “Lo sviluppo integrale del bambino e la sua felicità richiedono ancora, quale che sia la sua situazione, che egli possa riflettere sul senso della sua vita, e che si rispetti la dimensione spirituale che è in lui” (dalla Charte du Bureau International Catholique de l'Enfance). “Intelligenza spirituale è la capacità umana di programmare questioni definitive sul significato della vita e, simultaneamente, di fare esperienze senza esclusioni con ciascun essere umano e di unione col mondo in cui viviamo” (lo psicologo Richard N. Wolman) .

Diritto all'identità. «Dobbiamo tenere conto dei tre passaggi di crescita del bambino. Fino ai 7 anni egli è completamente dipendente dal padre e dalla madre. Dopo, il bambino è capace di inserirsi da sé nella realtà, e i genitori devono sostenere questa sua crescita di autonomia. Il figlio deve trarre il nutrimento di stima dentro di sé, in modo tale da arrivare a sentirsi sicuro. Così potrà costruire non solo la sua identità corporea, ma anche quella psichica» (Ezio Aceti, psicologo dell'età evolutiva). È fondamentale che il bambino costruisca una salda identità, infatti nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia il diritto all'identità è anteposto agli altri diritti personalissimi: “Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo di conservare la propria identità, nazionalità, nome e relazioni familiari” (art. 8 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Diritto all'ipseità. «Se non potete essere un pino sulla vetta del monte siate un arbusto nella valle, ma siate il miglior piccolo arbusto sulla sponda del ruscello. [...] Siate il meglio di qualunque cosa siate» (da una poesia dello scrittore statunitense Douglas Malloch, 1877-1938). Le persone minori d'età hanno il diritto di essere se stesse, di divenire se stesse (ipseità). “Gli Stati parti devono rispettare il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione” (art. 14 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Pensiero, coscienza, religione sono gli aspetti più intimi e propri di ogni persona sin dalla minore età, sono gli elementi che costituiscono il sé della persona. I genitori, o all'occorrenza i tutori, hanno il diritto e il dovere di guidare il fanciullo nell'esercizio del diritto sopra menzionato (art. 14 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Genitori e educatori hanno il compito di guidare, soprattutto con l'esempio: compito da cui non possono esonerarsi e in cui si devono contenere, manifestando così la propria competenza genitoriale e quella educativa.

Diritto alla famiglia. «Tra questa gente, che era la famiglia, io ero un estraneo. Non c'era nessuno con cui potessi intavolare un discorso intelligente. Non facevano che parlare di cose non solo tediose ma esasperanti. Erano tutti privi d'idee. Mai che si parlasse di verità, di onore, di grazia. Sempre di mangiare, dormire, lavoro, far quattrini, accumularli, desiderarli, rodersi per i quattrini» (da “In bicicletta a Beverly Hills” dello scrittore statunitense William Saroyan, 1908-1981). La famiglia non è divisione di tetto, tavola, letto o altro: è condivisione, altrimenti diventa estraneità. E i risultati si vedono nei giovani sempre più estranei ed estraniati. La famiglia non è un luogo passivo, ma è (o dovrebbe essere) “ambiente” naturale e familiare, “atmosfera” di felicità, amore e comprensione (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia), “società” naturale (art. 29 comma 1 Costituzione).

Diritto all'infanzia. «Bambini cresciuti anzitempo e genitori che pretendono troppo sono i protagonisti di una società schiava del successo e della sete di guadagno. Ma sminuire il valore dell'infanzia significa formare adulti acerbi e immaturi» (lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro). La necessaria e naturale gradualità della crescita di un bambino è insita anche nella nostra Costituzione: svolgimento della personalità (art. 2), sviluppo della persona umana (art. 3), infanzia e gioventù (art. 31). I bambini siano bambini, anche nel linguaggio: “bambino”, colui che balbetta, “infanzia”, che non ha ancora l'uso della parola, a maggior ragione il fanciullo ha diritto di esprimersi liberamente e di essere ascoltato (art. 12 Convenzione di New York).

Diritto all'adolescenza. «È la fase in cui il ragazzo sente che deve arrangiarsi, senza i suggerimenti dei genitori. Non perché vuole loro male, ma perché è la “sua” esistenza. Questo processo può avvenire in modo più o meno traumatico. Se i genitori non sono stati oppressivi, se non pensavano che il figlio fosse di loro proprietà, allora la discussione si mantiene a un livello profondo, bello, anche con tensioni, ma nel rispetto reciproco. Se invece il ragazzo è stato trattato fino a quel momento come un bambino piccolo (è il dramma di oggi), strappa, si ribella, se la prende soprattutto con la madre. Quando sorgono drammi simili, in fondo, è perché non abbiamo investito prima… Se l'uomo è rispettato nelle sue fasi evolutive, l'adolescenza diventa una fase splendida» (Ezio Aceti, psicologo dell'età evolutiva). Adolescente (participio presente) è colui che cresce; adulto (participio passato) è colui che è cresciuto. Gli adolescenti hanno il diritto di essere tali e gli adulti il dovere di essere adulti e non adultescenti, in amicizia o in competizione con i loro figli. In famiglia torni ad esserci la crescita e il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli (mutuando le locuzioni del Preambolo della Convenzione di New York).

Diritto alla giovinezza. «La gioventù possiede ali rivestite dalle piume della poesia e innervate dall'illusione, con le quali trasporta i giovani lontano, oltre le nubi. Là essi vedono il cosmo inondato dalla prismatica luce dell'arcobaleno e odono la vita intonare inni di gloria e maestà; ma ben presto quelle liriche ali vengono strappate dalle tempeste dell'esperienza ed essi precipitano nel mondo della realtà. Il mondo della realtà è uno specchio magico dove gli uomini si scoprono rimpiccioliti e deformi» (da “Ali spezzate” di Kahlil Gibran). Vari sono le possibili origini etimologiche di “giovane”: “colui che combatte, che difende, che respinge”, oppure da “giovare”, oppure “esser lieto” da “gioco”. “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo, allo svago, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età, ed a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Gli Sati parti devono rispettare e promuovere il diritto del fanciullo a partecipare pienamente alla vita culturale ed artistica ed incoraggiano l'organizzazione di adeguate attività di natura ricreativa artistica e culturale in condizioni di uguaglianza” (art. 31 paragrafi 1 e 2 Convenzione di New York). Si noti che l'art. 31, in cui è enunciato il cosiddetto diritto al gioco, è l'ultimo articolo della Convenzione in cui è espresso un diritto di contenuto positivo ed è l'unico articolo in cu si parla di partecipazione libera e piena alla vita. Il gioco, quindi, è palestra di vita ed i giovani hanno diritto alla loro giovinezza e a tutto ciò che la caratterizza.

Diritto al futuro. «Chi ha avuto un'esperienza personale di espressione nell'amore poi riesce a donarla anche agli altri: tutto dipende dalle relazioni vissute nell'infanzia. Tutti i neonati sono predisposti e se fanno questa esperienza poi saranno adulti capaci di amare. Ogni bambino è migliore di come nasce: dentro di lui c'è qualcosa, una sua identità e qualità che prescinde dai genitori e dalle situazioni nelle quali è venuto al mondo. Tutti i bimbi sono bellissimi e sono sempre più forti della sovrastruttura che gli vogliamo imporre: loro la attraversano e la sovvertono, insegnandoci inconsciamente a ritrovare qualche traccia della straordinaria dimensione della nostra fanciullezza. Ma bisogna essere veramente forti per recuperare la nostra bellezza originaria e non perderla nella quotidianità. Generalmente abbiamo paura di ciò che ci mette in discussione e il bambino è colui che lo fa meglio: approfittiamone e non abbandoniamo mai i nostri sogni! Quello che resta è immaginare il futuro, pensandolo più giusto per le persone che amiamo» (Andrea Satta, pediatra, musicista e scrittore). L'art. 29 lettera d) della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia recita che l'educazione del fanciullo deve tendere a preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia fra tutti i popoli, gruppi etnici, nazionali e religiosi, e persone di origine autoctona. Questa statuizione della Convenzione significa un impegno per il futuro e comporta un grande investimento, personale ed economico, nell'educazione. I bambini, i ragazzi, i giovani non sono il futuro, come si suol dire, ma sono il presente che ha diritto al futuro. Questa è equità intragenerazionale e intergenerazionale, come si ricava anche dalle prime affermazioni del Preambolo della Convenzione di New York. “[…] costruzione di un mondo di giustizia e di pace che apra per ogni bambino un avvenire” (dalla Charte du Bureau International Catholique de l'Enfance).
“Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” (Dietrich Bonhoeffer, pensatore e teologo tedesco).

Margherita Marzario - E-mail: marghemar@hotmail.com
Tutte le notizie