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Data: 19/12/2013 16:00:00 - Autore: Gabriella Filippone![]() Avv. Gabriella Filippone - Stupore incredulo nel web: una breve carrellata di alcuni significativi interventi suscitati in questi giorni dalla cd. "web tax" e dalle nuove regole sul copyright.
Fonti notizia: -Bye bye Internet, la settimana nera delle nuove tecnologie di Guido Scorza | Il fatto Quotidiano 14 dicembre 2013; -La Web Tax di Francesco Boccia: così il Pd rende ridicola l'Italia Nessuno avrebbe mai potuto pensare che in un Paese fanalino di coda
europeo in diffusione di Internet ed appena uscito da quasi
un ventennio di governo del Signore del telecomando, Silvio Berlusconi,
sarebbe stato possibile allontanare ancora di più i cittadini e le
imprese dalle nuove tecnologie e dal futuro. Ebbene, ci siamo riusciti. |
Foto:http://www.webnews.it/wp-content/uploads/2013/07/censura-650x245.jpg |
- Avv. Guido Scorza (avvocato esperto di Internet, diritto e politica dell'innovazione)
Vedi video: http://www.youtube.com/watch?v=xmaijkNbqWM
WEBTAX: L'AgCom sta per chiudere il web - INTERVISTA ALL'AVV. FULVIO SARZANA
Vedi video:http://www.youtube.com/watch?v=MJIaKnOwYLI
"L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, l'AGCOM, ha deciso di far sì che gli editori e le televisioni possano cancellare in sole 72 ore i contenuti presenti sul web, anche interi siti, senza nessun vaglio della magistratura, con una semplice segnalazione. Con la scusa del diritto d'autore, l'obiettivo ancora una volta è il controllo e la censura dell'informazione libera. Una norma simile non esiste in nessun altro Paese del mondo. Se il Parlamento non interviene, la delibera sarà operativa entro un mese e mezzo. Claudio Messora intervista Fulvio Sarzana, avvocato esperto di tematiche legate alla rete"
Foto: http://media.wired.it/uploads/599x337/201345/google_tax__multinazionali_web_nel_mirino_del_fisco_italiano_5680.jpg
Fonte notizia: L'uomo più ostile a Internet
pubblicato il 17.12.2013 da Claudio Messora; byoblu.com
Una sintesi dell'articolo
La Commissione Bilancio alla Camera ha approvato un emendamento di Edoardo Fanucci (Pd) alla Legge di Stabilità, sostenuto dal presidente della Commissione Francesco Boccia (Pd), che istituisce la cosiddetta Web Tax: «i soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita Iva italiana».
Significherà che dal prossimo mese di aprile 2014 non potremo più acquistare merce o software o servizi da siti che non abbiano aperto una partita Iva italiana. Da Amazon a Google (compresa Facebook) a qualunque altra impresa anche piccola, magari operante dall'altra parte del globo: così il servizio che sarà disponibile agli altri cittadini europei, fornito magari da una piccola società del Michigan, a noi sarà precluso, essendo nei fatti impossibile dall'estero espletare tutte le pratiche previste dalla burocrazia italiana per sobbarcarsi l'onere di una posizione fiscale nel Paese più tartassato e oberato di scartoffie amministrative del mondo civilizzato.
E' ipotizzabile che anche i giganti del web, che trovano nell'Italia un mercato del tutto marginale, possano abbandonarlo per concentrarsi su territori meno oscurantisti e più redditizi. Oggi i colossi digitali fatturano nei paesi fiscalmente più convenienti, come l'Irlanda, ma nell'era dell'integrazione politica a tutti i costi, vuoi vedere che l'unica soluzione che non si può trovare a livello comunitario è quella di un riequilibrio delle politiche fiscali?
La scure della "Santa Inquisizione democratica": nel
Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, già noto come “venerdì 13”,
il governo ha varato un decreto che sferza un altro colpo sui
motori di ricerca e sulla stessa libertà di informazione. Viene
incredibilmente sancito che prima di “linkare, indicizzare, embeddare,
aggregare” un contenuto giornalistico è necessario chiedere il permesso
all'editore.
Avete inteso bene: si riferiscono ai provider di ricerca che indicizzano le ultime notizie per poi rimandarvi eventualmente alla fonte (viene in mente Google News). Ora dovranno stringere accordi preventivi con gli editori, accordi che si possono immaginare economicamente svantaggiosi. Ma se quel “linkare ed embeddare” evoca sinistri presagi che aleggiano sui blog, i quali si ritroveranno a domandarsi se possono ancora inserire collegamenti ipertestuali agli articoli dei giornali, o citarne stralci, senza dover essere costretti a firmare improbabili contratti con Rcs o con il Gruppo Editoriale l'Espresso. Un inesplicabile duro colpo allo sviluppo della cultura della circolazione delle informazioni, attuato per decreto e senza il coinvolgimento del dibattito parlamentare.
Così come senza alcun dibattito parlamentare si è consumato una vero e proprio atto autoritario, antidemocratico e probabilmente incostituzionale, perpetrato dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che il 12 dicembre ha varato una delibera e che consegna la libertà di pensiero al suo antagonista storico, l'insieme dei gruppi di pressione che tutelano il copyright, eliminando con un colpo di spugna l'attribuzione del potere giudiziario ai magistrati.
Riproduzioni non autorizzate di “un'opera, o parti di essa, di carattere sonoro, audiovisivo, fotografico, videoludico, editoriale e letterario, inclusi i programmi applicativi e i sistemi operativi per elaboratore, tutelata dalla Legge sul diritto d'autore e diffusa su reti di comunicazione elettronica”, potranno essere segnalate all'Agcom che nel giro di pochi giorni potrà ordinare agli internet provider di oscurarla o rimuoverla.
A chi si illudeva che il nostro Paese, un giorno,
avrebbe visto la nascita di un principio come quello del Fair
Use, in vigore altrove, che consente ai cittadini di diffondere stralci
di opere protette dal diritto di autore al fine di realizzare un
dibattito o di stimolare una discussione attinente, la delibera Agcom
appena emanata toglie ogni speranza.
Tutto, qualunque contenuto presente in rete, secondo le definizioni di cui sopra, potrà essere oggetto di rivendicazione da parte degli editori. "Un video su internet che contiene spezzoni di un telegiornale o di un servizio giornalistico, una foto pubblicata su un blog, anche se modificata in senso umoristico, magari elaborata a comporre un fotomontaggio, uno stralcio di articolo tratto da un giornale, l'audio del saggio di pianoforte di vostra figlia nel quale l'editore dello spartito riconosce l'uso della diteggiatura da lui depositata, tutto potrà risultare in una segnalazione effettuata all'Agcom che potrà ordinare al vostro hosting provider, o magari a YouTube, di cancellare il vostro blog in tutto o in parte, così come il vostro video". E poiché il provider o il fornitore di servizi di condivisione che nel volgere di pochissimi giorni non dovesse ottemperare, si troverebbe a pagare una sanzione che può arrivare fino a 250mila euro, si può tranquillamente scommettere sul fatto che le segnalazioni inoltrate dall'Agcom verranno immediatamente tradotte nella rimozione dei contenuti controversi, e magari nell'oscuramento di tutto il sito. Interi blog di informazione, pieni di citazioni, di clip multimediali e di composizioni fotografiche, potrebbero scomparire dal prossimo 1 di aprile, data di entrata in vigore della normativa. Scavalcando l'unico potere che secondo la Costituzione può limitare la libertà di espressione: la magistratura. Si tratterà forse di un pesce d'aprile, viene da chiedersi.
Leggi articolo originale integrale: http://www.byoblu.com/post/2013/12/17/luomo-piu-ostile-a-internet.aspx
AGGIORNAMENTI: modifiche in corso alla Web tax
Leggi articolo: Web tax modificata nella notte Eliminato l'obbligo di partita iva italiana per il commercio elettronico. Ma lo spirito della legge non cambia, di Martina Pennisi, pubblicato da Wired.it, 18.12.2013
Si presenta complicato il parto della Web tax. I due emendamenti sulla tassazione delle Web company sono stati modificati dalla commissione Bilancio della Camera dopo l'approvazione di venerdì nella stessa sede.
Francesco Boccia, sostenitore della norma, ha pubblicato questa mattina su Twitter il nuovo testo, dopo aver confermato la modifica ai microfoni di Radio24. Significativo l'intervento di Matteo Renzi, che durante l'assemblea del Partito democratico ha dichiarato che i temi “dalla Web tax vanno posti in Europa” altrimenti “rischiamo di dare l'immagine di un paese che rifiuta l'innovazione“.
Arriva dunque “una piccola modifica“, come Boccia l'ha appena definita: è stato eliminato l'obbligo di partita iva italiana per le società straniere che operano nel settore del commercio elettronico. Rimangono la parte relativa alla pubblicità online e quella sulla tracciabilità degli acquisti
di sponsorizzazione digitali e servizi collegati, da effettuarsi
esclusivamente tramite bonifico bancario o postale.
Non poche le perplessità che riguardano la modalità d'azione.
Si procede a spizzichi e bocconi (notturni) e senza dare
il giusto peso ad un argomento delicato da andrà affrontato anche in chiave
comunitaria.
L'Europa: secondo un documento che circola on line, Bruxelles aveva espresso perplessità sul regolamento Agcom prima dell'approvazione dello stesso. Il caso Web tax evidenzia la superficialità con cui viene affrontata la materia.
La partita è aperta: il Governo potrebbe ancora intervenire. Rassegna News Giuridiche by avv. Gabriella Filippone
Foro di Pescara
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E-mail: gabrifil@gmail.com Blog: studio legale avvocato Gabriella Filippone