Data: 03/03/2014 12:20:00 - Autore: Licia Albertazzi

di Licia Albertazzi - E' possibile intervenire in modo sistematico sulle modalità organizzative processuali al fine di ridurre al minimo il margine di errore giudiziale proprio di ciascun sistema giuridico? Nel processo penale, in particolare, la risposta è sicuramente sì. La psicologia giuridica, forense e investigativa, tra gli altri, ha proprio l'obiettivo di intervenire sul procedimento logico adottato dal giudice – dall'introduzione delle prove nel processo penale alla valutazione delle stesse – al fine di migliorarne coerenza ed efficacia, in un'ottica di giustizia.

Il movimento si è originato negli Stati Uniti nel 1992 attraverso la costituzione di un'organizzazione, la Innocence Project, il quale ha lo scopo di far emergere, attraverso l'impiego delle analisi del DNA, l'innocenza di alcuni individui ingiustamente condannati. Tale pratica ha permesso di far emergere un numero sconcertante di errori giudiziari e si è diffusa in tutto il mondo. La scienza psicoforense, attraverso il riesame dei processi giudiziali decisionali e l'individuazione di punti di criticità tali da rendere fondata un'obiezione circa la reale giustizia processuale (si pensi al condizionamento mentale dei testimoni, dunque a riconoscimenti errati; alle condotte fraudolente dei soggetti della pubblica accusa; nonché all'imperizia e all'incompetenza degli avvocati della difesa) ha lo scopo di far emergere errori legali che prescindono la persona del giudice per radicarsi, più in generale, nell'intero sistema forense italiano. Scopo ultimo della scienza psicoforense è quindi evitare fenomeni di distorsione della volontà giudiziale.


L'intervento interpretativo della giurisprudenza in situazioni di vuoto normativo e l'affidarsi esclusivo a massime di esperienza rischiano di tradursi in un indebito arbitrio, condizione per nulla accettabile in un sistema giuridico garantito da specifiche cautele costituzionali. Occorre trasformare il libero convincimento del giudice da potere sottile e privo di limitazioni a istituto previsto a garanzia del singolo individuo, giudicato secondo la legge penale. La ricerca è estesa altresì alle prove del processo penale, in particolare alla valutazione soggettiva di un elemento a spiccata portata oggettiva (si pensi ad una rilevazione di DNA o alla valutazione di dichiarazioni rese da testimoni oculari) nonché alla ricostruzione del fatto storico, scevro da qualsiasi tipo di interferenza emotiva. Altra questione di notevole interesse, affrontata in questo scritto, è la valutazione dell'imputabilità e della pericolosità sociale del soggetto interessato: tale stima deve essere eseguita sicuramente sulla base di elementi oggettivi, quali precisi parametri clinici, nonché sulla base di perizie in grado di confermare o meno la capacità di intendere e di volere del soggetto.


L'intero lavoro è basato sulla circostanza che, oggi, numerosi e inaccettabili sono ancora i casi di ingiuste detenzioni, errori giudiziali e di valutazione, con conseguente lesione dei diritti fondamentali della persona ed il correlato esborso economico posto a carico dello Stato, a titolo di equa riparazione. L'elaborato è il frutto conclusionale del congresso “La condanna dell'innocente, l'assoluzione del colpevole. Cause e rimedi nella prospettiva psicoforense” tenutosi a Milano nel Novembre 2013.


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