Data: 31/03/2014 12:00:00 - Autore: Laura Tirloni
Di Laura Tirloni - Psicologa clinica
tirloni.laura@hsr.it
Conformismo, o anche 'effetto gregge', nessuno di noi ne � immune, ma esattamente, fino a che punto questo fenomeno � in grado di manipolare le nostre menti? E' possibile che siamo addirittura disposti a negare l'evidenza pur di essere conformi al gruppo?

Esperimento di AschIn un classico esperimento di psicologia (Solomon Asch 1950), un'alta percentuale di soggetti coinvolti aveva negato i propri sensi, almeno una volta, cedendo a implicite pressioni psicologiche da parte del gruppo.
In un precedente studio ('esperimento di Robbers Cave') veniva messo in luce che quando le persone si trovano a formulare un giudizio su un test ambiguo, queste tendono ad utilizzare i giudizi di altre persone come punto di riferimento. Ma quando ci troviamo di fronte a informazioni inequivocabili, in linea di massima le risposte delle altre persone non dovrebbero avere alcun effetto su di noi. Succede proprio cos�?
In uno studio del 1951, Solomon Asch port� uno studente universitario alla volta in una stanza, con altre otto persone presentate come partecipanti allo studio, ma in realt� complici dello psicologo. Successivamente, il ricercatore present� loro delle schede raffiguranti tre linee di differente lunghezza; su un'altra scheda era invece disegnata una linea, della stessa lunghezza di una delle tre linee. Venne, quindi, chiesto ai complici quali fossero le linee della stessa lunghezza delle due schede e questi iniziarono a fornire risposte concordi, ma chiaramente errate. I veri soggetti su cui s'incentrava l'esperimento, iniziarono in molti casi a rispondere anch'essi in modo sbagliato, conformemente alla maggioranza che aveva risposto prima di loro. Pur essendo a conoscenza della risposta giusta, in quanto inequivocabile, il soggetto decideva volontariamente di omologarsi alla maggioranza. Solo una piccola percentuale si distaccava dal gruppo, dichiarando ci� che vedeva realmente, anzich� ci� che sentiva di "dover" dire.
I risultati furono sorprendenti anche per lo stesso Asch: sommando il totale delle prove, emerse che il tasso medio di conformit� si attestava al 33%.
Intervistati successivamente sul perch� avessero fornito risposte palesemente scorrette, i soggetti risposero: per timore della disapprovazione, per paura di essere nel torto o di essere isolati dal gruppo, per la convinzione di vedere le righe come le vedevano gli altri.
Asch scopr� anche che se il partecipante forniva la risposta per iscritto, anzich� a voce, la conformit� scendeva al 12,5%.
Questi studi in definitiva spiegano quanto facilmente si pu� essere preda di omologazione, tanto da rinnegare le nostre sensazioni per aderire al pensiero della maggioranza.
Questa consapevolezza dovrebbe spronare verso una costante ricerca d'indipendenza e autonomia del pensiero perch�, come scrive Walter Lippmann: 'Quando tutti pensano nella stessa maniera, allora nessuno pensa veramente'.

Anche il mondo giudiziario non � immune dal conformismo. Anzi, quando si entra nelle aule di un tribunale, ci si ritrova in uno dei mondi conformisti per eccellenza
A partire dall'abbigliamento, rigoroso e compito, che viene di fatto "imposto" agli avvocati nel nome del rispetto del "decoro professionale".
Dall'avvocato in giacca e cravatta all'avvocatessa in tallieur, sembra che oggi alcune "icone"  a cui spesso si � tenuti ad adeguarsi, siano considerate sinonimo di preparazione e di affidabilit�.

Ma il conformismo in ambito giudiziario pu� essere anche quello di un magistrato che recepisce in maniera acritica un precedente giurisprudenziale, senza valutare la specificit� del caso.

Pu� essere ancora l'adozione di comportamenti, l'utilizzo di un determinato linguaggio e pi� in generale, il fare propri alcuni stereotipi che sono stati in qualche modo "appresi" e che non fanno parte della propria personalit� ed esperienza.

Nell'immaginario del legale di successo, per intenderci, non c'� l'avvocato Malinconico (geniale ed esilarante personaggio creato dalla penna di Diego De Silva), trasandato e problematico, che va avanti con i "bignami" del diritto perch� insicuro rispetto alle proprie capacit� professionali, bens� il sicuro Keanu Reeves nel cult movie "L'avvocato del diavolo". 
Eppure il primo riesce, con il proprio modo di essere, a far emergere capacit� e qualit�, umane e professionali, mentre il secondo dovr� riscattare la propria anima e recuperare la propria identit� per poter riprendere a svolgere il proprio ruolo.
In un'epoca come quella attuale, figlia della globalizzazione e della crisi, anche giudiziaria, oggi pi� che mai la professione forense dovrebbe aspirare ad uscire dagli stereotipi e dal conformismo, recuperando la propria identit�, per essere pi� competitiva sul mercato, il quale richiede livelli sempre pi� alti di capacit� e che punta verso nuovi modelli di professioni legali, ma anche per perseverare nella ricerca della giustizia e della legalit�, attraverso le proprie convinzioni e la propria preparazione.

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