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Data: 12/04/2014 10:20:00 - Autore: Laura Tirloni
Di Laura Tirloni - L'Adozione, un percorso
talvolta invocato, ma anche in grado di suscitare paura in tutti i
suoi attori: futuri genitori, futuri figli, insegnanti, parenti,
amici di famiglia, vicini di casa e potremmo proseguire a lungo. Spesso quando si
comunica l'intenzione di adottare un bambino, l'interlocutore, fosse
anche il migliore degli amici, tende a reagire cercando di
dissimulare il suo stupore e tentando di dire qualcosa di appropriato
alla situazione, perché questa è una scelta che non lascia
indifferenti. Ce ne si avvicina con una serie di difese e preconcetti, che, se tutto fila liscio, vengono progressivamente
abbandonati lungo il cammino. Il punto di
partenza è sempre una doppia mancanza: i genitori sentono che
gli manca qualcosa, che le loro potenzialità non sono espresse; il
bambino sa che la sua storia si è interrotta perché non ha più un
punto di origine. In un certo senso potremmo dire che se i
genitori hanno il vuoto davanti, il figlio ha il vuoto dietro ed
entrambe le parti in gioco ignorano accanto a chi continueranno
la loro strada futura. La loro vita sta per essere stravolta da
questa esperienza trasformativa a tutti gli effetti.
Ma sarà proprio
questa paura il ponte che inizialmente potrà avvicinare le due
parti, in quanto sentimento condiviso: 'capisco la tua paura perché
la sto provando anch'io'. Una paura che è fondamentale saper
riconoscere, accogliere, esprimere e trasformare in qualcosa di
prezioso e costruttivo. La mia paura mi dice che riconosco
l'importanza e la responsabilità insita nella scelta di prendermi
cura di un essere che, nonostante la giovane età, è già passato
attraverso la più profonda delle sofferenze: l'abbandono. Spesso, tra l'altro, i genitori adottivi non sono a conoscenza (se non a grandi linee) della storia e dei fantasmi che popolano la vita passata dei figli adottivi e questo per certi versi può rendere ancora più complicato orientarsi nel fornire un aiuto mirato alla situazione e ai possibili traumi subiti. Inoltre, se
normalmente ad un genitore naturale non viene richiesta alcun tipo di
competenza specifica per poter avere un bambino, i genitori
adottivi sono di norma sottoposti a un lungo iter di valutazione
che li porta generalmente ad essere più consapevoli di se stessi e
della loro scelta. Viene loro richiesto di motivare la
propria decisione di fronte a tutta una serie di organi
burocratici che spesso non hanno sviluppato le capacità di ascolto e
di comprensione necessarie a ricevere tale racconto, con tutto il
carico di sentimenti ambivalenti, come il desiderio e la paura.
Alla fine l'adozione
altro non è che il profondo desiderio condiviso, di diventare
famiglia, un lungo cammino, complesso ed affascinante, verso il
raggiungimento della propria umanità.
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