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Data: 19/04/2014 16:00:00 - Autore: Laura Tirloni
Di Laura Tirloni - Negli
ultimi anni dalle ricerche emerge chiara la tendenza ad un
progressivo aumento di separazioni e divorzi. Il crescente numero di
tali realtà, anche in Italia, ha dato una spinta alla diffusione di
iniziative di tutela della relazione genitoriale simili a quelle già
presenti sul territorio europeo. Si è inoltre sviluppata la
tendenza, da parte del tessuto sociale, a farsi carico di accompagnare
e sostenere la coppia e i componenti della famiglia lungo il percorso
di separazione, soprattutto nei casi di spiccata conflittualità.
Tra le risorse a cui la coppia può accedere in fase di
separazione e divorzio troviamo il cosiddetto “servizio per
l'esercizio del diritto di visita” inteso come spazio protetto
deputato a facilitare le relazioni difficili dei figli con
i propri genitori, e per gli adulti, come luogo per ricomporre i
conflitti e consentire al genitore non affidatario, ai nonni e ai
fratelli di ricostruire legami interrotti con il figlio, nipote,
fratello (Marzotto,
1998).
La necessità di istituire un servizio
psico-socio-educativo per l'esercizio del diritto di visita
e spazi deputati alla ricostruzione del legame genitore-figlio per i
minorenni, nasce dunque dal principio irrinunciabile che l'accesso ad
entrambe le figure genitoriali sia condizione necessaria e indispensabile affinché i figli di
famiglie separate possano continuare a vivere all'interno di un percorso evolutivo di continuità relazionale e di scambio intergenerazionale. La nascita di questi spazi, in Europa
e nel mondo occidentale, ha in generale preso avvio su proposta
degli psicologi, assistenti sociali, mediatori familiari, avvocati,
giudici per tutelare il “diritto di visita” e il corrispettivo
“diritto alla relazione” del genitore non affidatario. Allo
stesso tempo, il progressivo spostamento d'interesse verso la tutela
dei soggetti più deboli e in particolare dei minori, ha portato a
cambiamenti anche nell'approccio giuridico a tali situazioni. Il
modello italiano di luogo protetto prende spunto dal modello francese
e prende il via dall'esigenza dei servizi sociali di organizzare
luoghi neutri per
rispondere ai problemi derivanti da situazioni di conflitto
coniugale, violenza intra-domestica, disagio psichico, abbandono e
trascuratezza, abuso.
L'Unione
Europea ha poi fissato delle linee guida
in cui viene stabilito che gli spazi neutri e di mediazione devono
essere condotti da personale adeguatamente specializzato e devono
svolgersi al di fuori del sistema giudiziario, nel pieno rispetto
della privacy, il che vuol dire che ciò che avviene all'interno
delle sedute non può essere utilizzato in altra sede.
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