Data: 03/07/2014 14:30:00 - Autore: Angelo Casella

LA MAGGIORANZA NON PUO' E NON DEVE GOVERNARE

di Angelo Casella

L'affermazione di Renzi per la quale il progetto di legge elettorale dei “5Stelle” 'non consente la governabilità', oltre a evidenziare una totale assenza di cultura politica, suggerisce alcune riflessioni su quella che è presentata come una esigenza indiscutibile, acquisita. Mentre tale non è affatto.

L' influenza della comunicazione di massa induce anche la alterazione di concetti e principi fondamentali, rendendo “normale” quella che ne è invece una lettura deformata e deviante.

Un caso emblematico di questa devianza riguarda la fusione concettuale tra maggioranza elettorale e governo, per la quale si può leggere sui giornali titoli del tipo:”I conservatori inglesi vincono le elezioni ma non possono governare”, lasciando con ciò intendere che chi vince le elezioni “deve” governare.

Orbene, chi vince le elezioni non deve governare affatto.

Un partito o una coalizione, che perda o vinca, rimane comunque sempre espressione di una parte del Paese, maggioritaria o meno e, come tale, può “governare” in proporzione relativa, mai in assoluto.

Vincere le elezioni non è come vincere al lotto e portarsi via il premio.

Il “premio” di governare un Paese spetta a tutte le componenti del gruppo sociale.

Naturalmente, pro quota.

Ed è per questo, che esiste un Parlamento, proprio perché decida pertutta la nazione.

“Chi vince le elezioni governa” è frase che – ribadiamo – esprime una pericolosissima confusione concettuale e, precisamente, quella tra sovranità e governo.

Qui, è evidentemente necessario richiamare concetti, pur elementari, ma dimenticati.

Sovrano, è il popolo. Naturalmente, presupponiamo con l'interlocutore la comune accettazione del presupposto di base che ci si voglia riferire ad un sistema democratico.

Bene, come già ebbe a sottolineare Rousseau, c'è democrazia dove il popolo si occupa delle decisioni relative alla conduzione della cosa pubblica, incaricando poi il governo, che in ragione di ciò è definitoesecutivo, della relativa attuazione concreta.

Ordunque, il soggetto che ha istituzionalmente il compito di governare è il popolo, che si fa rappresentare, per praticità, da un gruppo ristretto che si chiama Parlamento (e non a caso la Costituzione vieta al governo di emanare leggi).

Questa entità, il Parlamento appunto, tutta insieme, deve governare il Paese. Abbiamo detto tutta insieme perchè in tal modo, e solo per tal via, può esprimere decisioni democratiche, ossia che rispondono alle esigenze ed alle aspirazioni di tutta la collettività e non di una sola parte di essa. Se una parte sola comanda, il sistema si chiama tirannide.

La maggioranza che vince le elezioni ha soltanto il diritto che – come tale – le compete e cioè di votare, in relazione al proprio peso, le decisioni nel gruppo Parlamento. Ma non potrà mai decidere da sola.

Ove ciò avvenisse si determinerebbe una terzietà del governo rispetto al Paese, del tutto identica a quella riscontrabile con il monarca assoluto, nel quale si identificavano le figure del sovrano e del governante. Una dittatura, dunque, come dicevamo.

Se poi la maggioranza propone provvedimenti che non riscuotono l'approvazione della minoranza, vuol dire che questi rispondono solo ai suoi interessi e non a quelli dell'intera società e quindi non debbono essere assunti.

E' del tutto a vanvera che si vocifera di “governabilità” pretendendosi, appunto, che la maggioranza debba “governare”, ossia prendere decisioni per proprio conto, imponendole a tutto il Paese.

Oltre che basicamente antidemocratica, è concezione rozza e becera quando arriva a pretendere, come oggi accade, che chi vince le elezioni si debba prendere tutto il Paese, dalle banche, alle aziende ex municipalizzate, ai posti di primario ospedaliero (ed anche di infermiere). Questa non è politica, ma volgare brigantaggio da strada.

E dementi o in malafede furono coloro che, inventandosi il “premio di maggioranza” hanno istituzionalizzato e moltiplicato alla ennesima potenza questo letale cancro della democrazia.

Angelo Casella


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