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Data: 15/08/2014 11:00:00 - Autore: A.V. Cinquantamila: questo il numero approssimativo dei professionisti del diritto che rischiano di sparire dagli albi professionali di qui a poco! Sì perché pochi giorni fa, il Ministero per del Lavoro e delle Politiche Sociali ha approvato il Regolamento attuativo dell'art. 21 della Legge Professionale n. 247 del 2012, che impone a tutti gli avvocati iscritti all'apposito albo l'iscrizione obbligatoria anche alla Cassa Forense, con versamento di un contributo di importo fisso indipendentemente dalle condizioni reddituali. E se per gli studi legali con giro d'affari multimilionario il pagamento della quota di iscrizione risulterà praticamente insignificante, esiste tuttavia una schiera di professionisti che avranno serie difficoltà a sostenere tale spesa: appunto, qualcosa come cinquantamila avvocati - coloro, cioè, che percepiscono un reddito inferiore ai 10.300 euro annui. E la previsione di agevolazioni a favore degli under 35 e dei "contribuenti minimi" (per i primi otto anni di iscrizione) è un mero palliativo, che non rimedia all'iniquità della norma. Insomma un vero e proprio dramma per quei professionisti economicamente più deboli, per i quali - in caso di cancellazione dall'Albo - sarà complicato trovare un'alternativa alla disoccupazione, vuoi per l'età anagrafica/professionale non più giovanissima, vuoi per il fatto di essere altamente specializzati in un settore del diritto e non in altri. Si tratta forse di un problema meno sentito dall'opinione pubblica rispetto ad altri "drammi lavorativi" cui abbiamo assistito nell'ultimo lustro - come ad esempio quello degli esodati, dei pensionati minimi e dei piccoli imprenditori costretti a chiudere per l'impossibilità di far fronte alle spese. Ciò può essere dovuto tanto a una diffusa e "tradizionale" antipatia nei confronti della categoria quanto all'erronea convinzione che questi appartengano a un gruppo privilegiato, quasi ad una casta. Ma "spazzare via" dal mercato migliaia e migliaia di professionisti, questo sì, renderebbe l'attività forense una professione "censitaria", oltre a ripercuotersi negativamente anche sulla vita dei comuni cittadini: alterando il corretto operare dei meccanismi concorrenziali, rischierebbe di ledere la libertà di scelta e - in definitiva - il diritto alla difesa che l'articolo 24 della Costituzione garantisce a ogni cittadino. Se si cercava un modo per deflazionare il numero degli avvocati nel nostro Paese (nel solo Foro di Roma se ne contano quasi come in tutta la Francia!), questa non sembra certo la strada più giusta!... |
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