Data: 25/08/2014 16:30:00 - Autore: Law In Action - di P. Storani
di Paolo M. Storani - (PARTE PRIMA) Conto alla rovescia agli sgoccioli. Siamo a meno tre. La data fatidica è il 29 agosto 2014 quando il Ministro della Giustizia presenterà la sua preannunciata riforma.
L'ennesima toppa di Arlecchino?
Si è perduto il senso generale delle cose ed ognuno che arriva in Via Arenula vara qualcosa senza una politica di sistema, cancellando aree di democrazia senza peraltro conseguire il risultato di snellire, sveltire e semplificare il pachiderma della Giustizia.
Il governo Renzi, poi, ha pietrificato ogni opposizione, endogena ed esogena.
Se Vi sta bene, ok, altrimenti con il mio 40,8% ottenuto alle elezioni europee, Ve ne andate tutti a casa è il messaggio che traspare quando l'obiettivo è politicamente significativo.
Sta riformando la Costituzione in un clima di tensione e di proclami continui.
Non ha uno staff giuridico ed economico all'altezza della gravità della situazione ed ogni giorno vacilla, in special modo da quando è stato rivelato lo stato comatoso in cui giacciono i conti pubblici, con la Troika alla frontiera.
Via con tratto di penna il Senato elettivo del bicameralismo perfetto, sotto con un organo ibrido composto da nominati di cui non è ancora chiara la funzione, se si eccettui quella prevedibile di fornire un agile salvacondotto ad esponenti regionali e sindaci indagati e condannati.
L'unica differenza con un passato da dimenticare è la figura del Ministro: stava tanto bene all'Ambiente con il pugnalato Enrico Letta e non voleva assolutamente insediarsi come Guardasigilli.
Già per questo mi risulta simpatico.
Ha uno sguardo che sembra smarrito sotto una capigliatura brizzolata anzitempo.
Invece, sorprendentemente, questo spezzino 44enne ha grandi capacità di ascolto.
È dialogante (venivamo dalla Cancellieri ...).
È alle prese con due problemoni, due rogne colossali.
1. Il nodo del limite alle intercettazioni che sta da sempre in cima ai pensieri della destra di Berlusconi, ma anche di Alfano, diciamo di quasi tutto l'arco parlamentare.
2. La responsabilità civile delle toghe. Eterno nodo irrisolto. Pare che l'azione sarà indiretta nel senso che lo Stato eserciterà la rivalsa fino al 50% dello stipendio del magistrato.
Ci sarebbe, poi, la questione dell'elezione dei membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura, altro tema sul tavolo. Interessa in special modo il nuovo assetto della Sezione Disciplinare, in nome del cardine che chi nomina non giudica e viceversa.
Il Governo dovrebbe attendere sino a metà settembre perché nella seduta dell'11 settembre (data in verità non troppo fausta) il Parlamento in seduta comune, ormai giunto al quinto tentativo, dovrebbe finalmente eleggere gli otto membri laici.
Ne vedremo delle belle su entrambi questi fronti caldi che per Andrea Orlando rappresentano scogli insidiosissimi.
Ma a noi in questo momento sta a cuore il processo civile, il grande malato.
Il blocco di provvedimenti da inserire all'attenzione del Consiglio dei Ministri dovrebbe riguardare la soppressione di un gruppo di Corti d'Appello meridionali, la velocizzazione del giudizio, il ruolo unico per la magistratura onoraria.
Ognuno dice la sua.
Ciascuno ha in casa la pietra filosofale.
D'estate, ogni anno, Bruno Tinti sforna sul processo civile un articolo su Il Fatto Quotidiano.
Quello dell'anno scorso, 22 giugno 2013, intitolato Il gioco dell'oca del processo civile, conteneva una serie di errori tecnici ed un approccio di metodo non rispondente alla realtà.
Il giudice non è affatto ostaggio di avvocati inutili anzi dannosi che chiedono di continuo termine per riscrivere le stesse cose all'infinito.
Può non piacere (io preferisco il rito del lavoro ed il giudizio sommario di cognizione) ma il processo civile ordinario ha attualmente delle scansioni programmate che servono a delimitarne in modo assai ordinato l'iter.
Pertanto, in Italia non abbiamo, come sostiene il Dott. Tinti, un'avvocatura che diluisce all'infinito il brodo processuale, ma gli avvocati semplicemente seguono le regole stabilite dalla norma dell'art. 183 c.p.c., senza dietrologia sui profitti che otterrebbero dilazionando i tempi della Giustizia.
Il ritardo nella decisione nuoce in primo luogo al legale, che talvolta è costretto perfino ad anticipare di tasca l'importo del contributo unificato, in costante aumento.
Otto incrementi del ... prezzo del biglietto di viaggio giudiziario in appena un decennio, con aumenti dell'80% per un incidente stradale serio.
Anzi, dirò che la riforma più incisiva degli ultimi anni è stata proprio la crescita esponenziale di tale balzello, che rappresenta una barriera di accesso al sistema Giustizia per il malcapitato bisognoso di turno.
(FINE PRIMA PARTE)

Tutte le notizie