Data: 28/09/2014 11:00:00 - Autore: Mara M.

Con la sentenza n. 162/2014 della Corte Costituzionale (che qui sotto si allega), � caduto il divieto per le coppie italiane di ricorrere alla fecondazione eterologa "in patria". 

Come stabilito lo scorso aprile dalla Consulta, infatti, le norme contenute agli articoli 4 comma 3, 9 commi 1 e 3, e 12 comma 1 della L. 40/2004, che rendevano inammissibili le tecniche di fecondazione medicalmente assistita tramite gameti donati, violavano il diritto alla salute, il diritto all'autodeterminazione e il principio di uguaglianza, discriminando le opportunit� dei cittadini sterili e infertili in base alla loro maggiore o minore disponibilit� economica. 

Come si sa, infatti, tale proibizione si traduceva nell'"invito" � per chi poteva permettersi di raccoglierlo � a volare oltralpe per sottoporsi alle pi� avanzate metodiche di procreazione medicalmente assistita. Mentre poche alternative alla rassegnazione rimanevano per quelle coppie che mai avrebbero potuto trovare denaro sufficiente per viaggi e procedure mediche in costose cliniche straniere. 

Dopo il s� della Corte, restano per� dei nodi ancora da sciogliere relativamente alla realizzazione pratica di tale  possibilit�. Se, infatti, secondo un'interpretazione "facilitante", la rimozione del divieto renderebbe immediatamente operativi � a livello tecnico e giuridico � i centri per la fertilit� che praticano l'eterologa, rimangono tuttavia da definire quantomeno alcune norme procedurali. Insomma, seppure una legge nazionale non � indispensabile per dare attuazione alla sentenza, comunque desiderabile. Ad esempio, al fine di coordinare a livello territoriale la tracciabilit� dei donatori (per evitare che nascano troppi figli da un medesimo genitore biologico) e, soprattutto, per dare omogeneit� ai costi delle prestazioni

Proprio pochi giorni fa, ad esempio, la conferenza delle Regioni ha reso nota la decisione di fissare in 400-600 euro di ticket la tariffa unica delle prestazioni di fecondazione eterologa, variabile a seconda del tipo di metodica eseguita. Ma fa eccezione la Lombardia che, con una linea durissima e fortemente ideologizzata, ha assunto una posizione decisamente "ingombrante", decidendo di non inserire la fecondazione eterologa fra le prestazioni sanitarie dispensate dal SSN: tutti i cittadini lombardi � anche quelli che volessero praticarla in strutture di altre regioni � si ritroveranno perci� a dover pagare l'intero costo delle procedure di tasca propria per una cifra compresa fra i 1500 e i 4000 euro! (E, ironia della sorte, proprio nell'ex Formigonia � quartier generale di Comunione e Liberazione � si trova concentrato il maggior numero di centri italiani per la fertilit�!) 

A questo punto, in virt� dello stesso principio di uguaglianza che rendeva incostituzionale il divieto contenuto nella L. 40/2004, sarebbe bene che il Parlamento legiferasse per rimuovere le disparit� fra cittadini di questa o quell'altra zona d'Italia, inserendo la fecondazione eterologa come augurato dal presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino fra i c.d. Lea (livelli essenziali di assistenza). Auspicabilmente in tempi brevi, e senza troppe impalcature ideologiche...


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