Data: 03/10/2014 12:00:00 - Autore: Antonio Montanari
Antonio Montanari
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MILLENOVECENTOQUARANTUNO- Altiero Spinelli per i  suoi sentimenti antifascisti è confinato sull'isola di Ventotene e con Ernesto Rossi ed altri scrive il “Manifesto” che dall'isola prende il nome. Il documento sembra  ispirarsi dalle considerazioni di Luigi Einaudi che si firma in un testo – precedente di circa vent'anni - come “Junius”. Il “manifesto” è forte e si fa promotore e sostenitore dei principi nati con la Società delle Nazioni dopo la rovina della seconda guerra mondiale. Il rimedio che Altiero Spinelli vede per l' Europa e per le forti spinte nazionaliste è concentrato nella creazione di una vera forza sovranazionale, con una redistribuzione delle ricchezze, con elezioni a suffragio universale ed un definitivo abbattimento delle frontiere fisiche, politiche e sociali e con la creazione di un nuovo sistema economico politico super nazionale, che avrebbe dovuto evitare gli errori del capitalismo e del comunismo. Solo così, afferma il “manifesto”, si sarebbe potuto realizzare un progresso di vita sociale e della giustizia.
In sostanza Altiero Spinelli afferma principi ben noti a tutti gli uomini liberi e di buona volontà, il cui spirito e' diretto, pur nel riconoscimento della propria territorialità e della proprietà privata, ad una condivisione sociale e a meccanismi contrari alla ingiustizia, alla violenza, alle prevaricazioni, con meccanismi redistributivi e compensativi, che tengano comunque conto dell'impegno che ciascuno deve  mettere per la creazione e lo sviluppo di una giusta società.
Tutti gli uomini ragionevoli - afferma il Manifesto -  riconoscono ormai che non si puo' mantenere un equilibrio di stati europei indipendenti (attribuendo in quel tempo una buona colpa alla Germania militarista!) e che un' Europa unita e libera è premessa per il potenziamento della civiltà moderna. Se è pur vero che oggi i meccanismi economici si sono fatti transnazionali e che la comunicazione come le realtà sono globali, forse un messaggio di un Europa nuova, culla comunque di una cultura diffusa in tutto il bacino del mediterraneo e in buona parte del mondo, potrebbe essere di sprone per una diffusione di meccanismi di riequilibrio economico e sociale. 
Ecco quindi che forse diventano sempre più urgenti le vere riforme europee che i lacci di Dìke – dea di Giustizia Cosmica, tende ancora a liberare. Organismi europei “veri” e non padroni delle politiche dei singoli paesi, tradotti poi in interessi di parte politici ed economici, potrebbero liberare quelle nuove forze di cui oggi l' Europa ha bisogno come di un salvagente, che riesca a traghettarla fuori dai balletti degli aiuti dati/negati/riproposti cui i mercati reagiscono forse brutalmente, ma naturalmente guidati da quello spirito dell'economia forse non tanto difficile da comprendere. 
Sant'Antonio e qui siamo nel milleduecento, quindi settecento anni prima, gira per l' Europa e poi tende la sua avventura alle vicine sponde del Marocco per poi morire a Padova portando anche lui comunque un messaggio di pace e di fraternità. Che rapporto tra Sant' Antonio e il Manifesto ? Entrambi sono strumenti  di pace, di quella pace che dovrebbe fondare una nuova economia, una peace- economy – no green economy e tutte le sue varianti, una vera economia che riesca a dare il beneficio ai più vasti margini delle popolazioni, rispettando il ruolo dell'imprenditore, dello Stato, del lavoratore e riconoscendo differenti ricchezze e impegni.  
Sant'Antonio non ha peli sulla lingua e si scaglia su chi accumula ricchezze in modo errato e a discredito del prossimo, fino ad un netto richiamo contro certe opulenze della Chiesa. In sostanza un uomo semplice, che pur con il suo credo religioso lancia messaggi che ancora oggi possono adattarsi con quelli di Altiero Spinelli e dei coautori del “manifesto” alle realtà dell' Europa di oggi, aggrappata si a qualche salvagente, dimenticando che la funzione di quello strumento è quello di portare sulla solida costa il naufrago, affinché affrancato del pericolo, possa da solo tornare a camminare.
Antonio Montanari Imperia 
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