Data: 06/10/2014 09:00:00 - Autore: N.R.
Non è la prima volta che la Ccorte di Cassazione mette in guardia gli avvocati dallo scrivere ricorsi troppo prolissi (Vedi: L'avvocato che scrive atti troppo lunghi viola il principio del giusto processo).
Questa volta è stato dichiarato inammissibile un ricorso che secondo i giudici di legittimità ha violato il dovere di sinteticità espositiva avendo superato le 100 pagine contenenti una sovrabbondante riproduzione degli atti processuali mentre alla esposizione dei motivi di ricorso sarebbero bastate le ultime dodici pagine, che - spiega la Corte nella sentenza n. 20589 del 30 settembre 2014 - "da sole sarebbero state del tutto proporzionate al tipo di censure proposte".
La Cassazione richiama anche un precedente del 2006 (la sentenza numero 19100/2006) dove già si era sancito il principio secondo il quale "il rispetto del canone della chiarezza e della sintetici da espositiva rappresenta l'adempimento di un preciso dovere processuale il cui mancato rispetto, da parte del ricorrente per cassazione, lo espone al rischio di una declaratoria di inammissibilità dell'impugnazione".
Un altro precedente menzionato nella sentenza è quello relativo a una pronuncia delle sezioni unite dell'11 aprile 2012 (sentenza n.5698/2012). 
In quella occasione la Corte aveva stabilito che "la pedissequa riproduzione dell'intero, letterale contenuto degli atti processuali, per un verso, del tutto superflua, non essendo affatto richiesto che si dia meticoloso conto di tutti i momenti nei quali la vicenda processuale si è articolata; per altro verso, è in idonea a soddisfare la necessità della sintetica esposizione dei fatti, in quanto equivale ad affidare alla corte, dopo averla costretta a leggere tutto (anche quello di cui non occorre sia informata), la scelta di quanto effettivamente rileva in ordine ai motivi di ricorso".
Qui sotto il testo integrale della sentenza n. 20589/2014.

Vedi anche: Ricorrere in Cassazione è un diritto, ma non se l'avvocato è come Marcel Proust! Respinto ricorso perché troppo prolisso

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