Data: 28/10/2014 11:20:00 - Autore: Marina Crisafi

Sono trascorsi quattro mesi dal 30 giugno, data dell'entrata in vigore obbligatoria del processo civile telematico. Ma lo stato dell'arte di quella che � stata presentata come la vera rivoluzione della giustizia italiana, non � proprio tutto rose e fiori.

Nonostante, infatti, i dati positivi diffusi dal Ministero della giustizia ad un mese dall'obbligatoriet� del Pct, che annunciavano tempi ridotti del 60% ed effetti benefici plurimi (v. articolo "Processo telematico: positivi i dati dopo il primo mese"), in realt�, la vera svolta non � mai arrivata, le resistenze alla svolta digitale sono tante e molti tribunali sono nel caos.

Si assiste, infatti, ad una diffusione e ad un'omogeneizzazione del processo, come evidenziato da molti a �macchia di leopardo�, con citt� perfettamente allineate, sia dal punto di vista della copertura tecnologica che dell'integrale effettuazione dei servizi connessi al Pct, e citt� in cui invece si dispone di strumenti limitati e si viaggia parallelamente sul binario digitale e su quello analogico.

I principali problemi che hanno gettato scompiglio in molti tribunali italiani sono ricollegati innanzitutto alle questioni tipicamente legate all'infrastruttura informatica e tecnologica.

Come evidenziato da un'indagine svolta dallo stesso Csm all'indomani dell'avvento obbligatorio del Pct: il 40% degli uffici giudiziari non dispone di computer efficienti; le connessioni sono solo nel 42% dei casi idonee a sostenere il lusso documentale previsto, mentre il 27% non ne dispone e il 37% naviga a velocit� appena sufficienti; infine, anche l'assistenza tecnica, gestita spesso da esterni, lascia a desiderare quanto alle tempistiche degli interventi, per circa la met� dei tribunali.

La situazione non sembra essere cambiata negli ultimi mesi, e a ci� si aggiunge la debolezza infrastrutturale dei �server� della giustizia che devono ospitare gli atti e che non garantiscono affidabilit� nel sistema di continuit�. Si sono moltiplicate, infatti, nel recente periodo, le �denunce� di interruzione del portale dei servizi telematici, che conta milioni di accessi giornalieri, con l'ovvia conseguenza di rendere inaccessibili gli atti, bloccando, di fatto, il lavoro degli operatori e ritardando gli adempimenti.

Per non parlare, poi, del problema degli allegati agli atti, la cui grandezza supera i limiti ristretti di 30 megabyte intriseci ai protocolli (Imap, Smtp e Pop) della posta elettronica certificata. Per ovviare a tale limite, si � prevista la possibilit� di inviare pi� messaggi consecutivi, ma la soluzione non soddisfa, poich� in tal modo la documentazione all'interno dei fascicoli informatici anzich� essere correttamente archiviata e conservata, viene inserita frammentariamente, costringendo gli operatori a ricomporre i vari messaggi per recuperare le informazioni che interessano il processo.

Altri scogli da superare sono sicuramente quelli burocratici, come la necessit� dell'esibizione delle diverse �ricevute� per dimostrare l'avvenuto deposito di un atto. Insomma ad oggi uno dei risultati del Pct � sicuramente quello di aver aumentato le code in udienza e aver ritardato, anzich� accelerare, i tempi di svolgimento dei processi.

Sono tanti in definitiva i �bug� del processo civile telematico, frutto anche della lacunosit� delle norme e della mancanza di un'adeguata formazione iniziale delle varie parti coinvolte che ha portato, anche nei servizi di cancelleria, a non pochi problemi di natura tecnica.

Purtroppo questi Bug non faranno altro che accentuarsi in vista del nuovo step previsto per il 31 dicembre prossimo, data in cui � prevista l'esclusivit� del deposito telematico per le cause gi� pendenti.

Del resto non � la prima volta che la tecnologia viene usata in modo inadeguato finendo cos� per creare maggiori problemi di quanti non se ne voglia risolvere.


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