Data: 30/11/2014 10:30:00 - Autore: Gabriella Filippone
IL RICORSO proposto da AGIFOR Associazione Giovanile Forense davanti al TAR del LAZIO, contro CASSA FORENSE si arricchisce di un intervento AD OPPONENDUM: SI COSTITUISCE in giudizio IL CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE

Articolo di Gabriella Filippone - La notizia di cui al titolo la pubblicano i Colleghi del Gruppo Forense "No alla Cassa Forense Obbligatoria"

No Alla Cassa Forense Obbligatoria

"Cari Colleghi, v'informiamo che dinanzi al Tar Lazio, si è costituito con un intervento ad opponendum, il Consiglio Nazionale Forense, patrocinato dall'ex Presidente di Cassa Forense, Avv. Bagnoli, che ha chiesto il rigetto del nostro ricorso.
Non ci aspettavamo una tale presa di posizione che ovviamente non condividiamo essendo un organo che ci rappresenta tutti, compresi i tanti avvocati che contestano il nuovo regolamento previdenziale."


C'è chi ha commentato la notizia definendo l'intervento un autogoal di Cassa Forense o del Consiglio nazionale forense.. io mi limito a pensare che se non complicano le cose non si sentono a loro agio.

Preciso di scrivere  in orario notturno, di sabato notte, mentre il mondo è occupato a godersi il week end o anche solo a dormire ed io da buona "Nerd" (tradotto in italiano leggasi qualcosa del tipo "secchiona"), attitudine qualificativa che mi si confà quando si verte in tema di contributi minimi obbligatori, ho urgenza di notiziare gli interessati, ne sarebbero circa 56.000, di quanto segue.

Motivo per cui pubblicherò commenti scritti da altri Colleghi (sono commenti pubblici già postati alcune ore fa nel network che più conosciuto non si può, facebook appunto), in quanto ho sonno e sono comunque più bravi di me nel farlo.

Però se voglio vedere pubblicato il mio articolo domenica 30 dicembre 2014 mi tocca spedirlo ora al buon Roberto Cataldi.. altrimenti nisba.. salta tutto quello che Vi devo comunicare.

Vi ricordo giusto questo (e ditemi che già lo sapevate Vi prego): l'AGIFOR Associazione Giovanile Forense HA PROPOSTO RICORSO davanti al TAR LAZIO avverso i contributi minimi obbligatori.


Il contenuto ricorso è stato reso pubblico:

IL RICORSO AL TAR LAZIO AVVERSO I CONTRIBUTI MINIMI OBBLIGATORI AVVOCATO

I promotori hanno reso oggi pubblico il contenuto del

RICORSO al TAR del LAZIO avverso il REGOLAMENTO 

ATTUATIVO EX ART. 21,COMMI 8 e 9, LEGGE 247/2012,

patrocinato dall'Associazione Giovanile Forense Nazionale

A.GI.FOR., con il contributo e la partecipazione del gruppo

"No Alla Cassa Forense Obbligatoria" e di altri gruppi 

forensi e Colleghi Avvocati, che qui si ringraziano tutti.





 Per visualizzare l'intero contenuto del ricorso  cliccate qui
                                                                                 

A onor del vero specifico che il "Gruppo No alla Cassa Forense Obbligatoria" ha partecipato generosamente ed egregiamente alla stesura dell'atto, affiancato da alcuni Colleghi che hanno notevolmente contribuito con grande impegno e cognizione di causa,  i quali ultimi, per motivi di privacy, hanno chiesto di non essere indicati nella presentazione pubblica del ricorso; il ricorso  si è andato conformando attingendo ampiamente ai contributi di diversi validi Colleghi che ciò malgrado, come appena specificato, non verranno qui citati.

La puntualizzazione la ritengo  d'obbligo e chi ha seguito da vicino la formazione dell'atto sa certamente a chi potrei riferirmi. Superata questa delicata parentesi, andiamo avanti.

  

Il ricorso ha una sua importante rilevanza in quanto   se  il TAR del Lazio annullerà o sospenderà il regolamento - ipotesi auspicata - l'efficacia avrà valenza erga omnes, per tutti. 

Veniamo quindi al punto, agli aggiornamenti, allo stato del ricorso: i ricorrenti hanno richiesto la sospensiva del regolamento. 


AGGIORNAMENTO RICORSO AL TAR LAZIO. Fase cautelare: l'udienza per la sospensiva chiesta con Ricorso patrocinato dall'A.Gi.For (Associazione Giovanile Forense) avverso il Regolamento Previdenziale di Cassa Forense è stata fissata dal TAR del Lazio per il 1 dicembre 2014, ore 9.45, Sezione III Bis.


Per cui le S. V. avvocati a basso e medio reddito, nonchè ricchi simpatizzanti Colleghi, ove esistano, (non metto chiaramente in dubbio che esistano Colleghi ricchi, nutro dubbi sul fatto che possano essere simpatizzanti) sono ufficialmente invitate ad assistere o comunque a presenziare con i Colleghi promotori. 

Non si richiedono necessariamente striscioni o altri vistosi segni di indignazione ( se si vedranno saranno comunque graditi), è bastevole credo la Vostra presenza civile, seria, dignitosa. Posso ragionevolmente ritenere che sarete comunque in grado solo con questo di suscitare l'attenzione dei media alla nostra causa.

Siate tanti e non siate affamati (qui contraddico Steve Jobs, solo per leziosità), fate prima una buona colazione e poi passate al TAR del Lazio.


Seguono i commenti altrui, io Vi saluto qui.


Lascio spazio al commento all'Avvocato Roberto Castellano:

 Roberto Castellano Va bene così (io non mi aspettavo invece cose diverse). Inoltre penso che ci si dovrebbe preparare - sul piano giudiziario - ad una lunga battaglia. Infatti il TAR è solo un primo grado di giudizio. Inoltre potrebbero venir fuori tante questioni, ivi compresa l'"eterna" questione sulla natura della Cassa Forense e dei suoi atti. La verità, a mio modesto avviso, è che solo la Politica (con la P maiuscola) può risolvere la "questione forense" in tempi brevi. Bisogna infatti decidere se conta più la "zappa" (cioè Cassa Forense e gli Istituti Forensi) o il contadino "cioè la "funzione" dell'avvocato, che deve poter essere svolta liberamente, senza le angosce di parametri o obbligazioni di sorta, perchè questa consiste nel difendere (in base ad una valutazione spoglia di interessi personali) i diritti dei cittadini nelle aule giudiziarie. Arriveranno mai i nostri giudici al merito della questione? (...) Bisogna chiedere ai cittadini italiani se preferiscono degli Avvocati "liberi" o Avvocati legati al destino di Cassa Forense e dei suoi "equilibri finanziari".


 Fabio Scarnati PER CHI AVESSE ANCORA ANCORA DEI DUBBI SU CHI E COSA RAPPRESENTA IL CNF. NON SOLO LA CASSA SI È COSTITUITA CONTRO IL RICORSO DELL'AGIFOR, COSA COMPRENSIBILE, MA IL CNF! ( con che legittimazione poi vorrei capire visto che il ricorso Agifor al Tar Lazio impugna un regolamento di Cassa Forense non uno del Cnf). VI È CHIARO ADESSO IL DISEGNO? (...)"


Maria Teresa Morry: "Usciamo dai nostri studi ( se ancora abbiamo uno studio) e prendiamo spazi e visibilità pubblica! Il web è stracarico di gruppi di avvocati contro lo status quo delle " rappresentanze" e degli organi istituzionali. Occorre costruire una coscienza politica della propria condizione; i disagi e le difficoltà in cui Governo, lobbies e gente NEMICA della Giustizia, schiacciano gli avvocati devono uscire dalle storie personali e tradursi in iniziative e in proposte. (...) Abbiamo iniziato la battaglia con gli strumenti giudiziari - come deve essere anche nostro stile - ma occorre rafforzarla con iniziative politiche. Nessun altro farà per noi, quello che solo noi stessi possiamo fare (...) A lor signori dobbiamo dire che noi non siamo impresa, noi non siamo mercato, noi abbiamo una funzione costituzionale chiara che è esistere per il diritto di difesa del cittadino e non di categorie economiche."



AGGIORNAMENTI AL 02 DICEMBRE 2014


IL COMUNICATO DELL'AVVOCATO ANTONIO GARGIULO che RAPPRESENTA I RICORRENTI NEL RICORSO avverso CASSA FORENSE (01.12.2014)


"COMUNICATO UDIENZA ODIERNA TAR LAZIO.

Gent.mi Colleghi,
ho avuto modo di leggere, sui vari forum, i commenti inerenti l'esito dell'udienza tenutasi stamane dinanzi al TAR del Lazio avverso il temuto quanto deprecabile provvedimento di iscrizione coatta alla Cassa dei numerosi colleghi ricorrenti e non.
Al riguardo, devo precisare che, dopo aver argomentato l'assoluta inesistenza del difetto di giurisdizione e dell'altrettanto inesistente presenza di controinteressati (nella fattispecie, l'INPS) ai quali dover notificare il ricorso, ho ritenuto di dover abbinare al merito la causa per due ordini di ragioni: in primis, la delibera, da parte di C.F., di iscrizione per 40000 avvocati avvenuta il 28 u.s., ha modificato il periculum costringendoci, peraltro, a dover notificare, nei prossimi giorni, motivi aggiunti per l'impugnazione della delibera stessa. In secondo luogo, il Presidente ha tacitamente "caldeggiato" tale scelta chiedendo di proporre al più presto un'istanza di prelievo ben motivata al fine di ottenere, il più rapidamente possibile, una sentenza di merito.
Del resto, poiché il difetto di giurisdizione è stato contrastato facendo leva non sul rischio connesso alla contribuzione obbligatoria ma a quello della paventata cancellazione dall'albo, una siffatta ipotesi non ci impedirebbe, in assenza di una soluzione definitiva della controversia, di proporre una nuova richiesta di sospensiva.
Spero di aver chiarito, seppur brevemente, le ragioni delle scelte processuali adottate nel corso dell'udienza.
Un cordiale saluto a Tutti
Antonio Gargiulo (direttivo AGIFOR)"





Riprendo nuovamente alcune considerazioni del Collega Castellano.

 Roberto Castellano COME IN AMORE ED IN GUERRA. Cari Amici, egregi Colleghi, ho letto su FB molti interventi, alcuni commoventi, altri spregiudicati, altri ancora persino rivoluzionari.

Ma tutti i giuristi sanno (e Voi siete giuristi) che occorre valutare le cose in modo realistico, come in amore ed in guerra.
Voi sapete che nell'art. 21 L. 247/2012 non è radicato solo il problema "previdenziale": Voi sapete che tale questione è solo "strumentale" perchè con la norma in questione il Legislatore non è certo afflitto dal fatto che i "sottosoglia" resterebbero "privi di copertura". 
Voi sapete bene che, per i sottosoglia, già esisteva la copertura dell'INPS alla cui iscrizione era legata una contribuzione proprozionale, senza vicolo di contribuzione minima. 
Avete pure ben compreso che alla contribuzione minima "obbligata", legata alla iscrizione a Cassa Forense non conseguirà il pagamento di una pensione minima, perchè questa esige il rispetto di "requisiti" che, tra l'altro, nel corso del tempo, CF potrebbe mutare, stante la sua nota "autonomia normativa". Insomma appare prevalente nel tempo non già la sicurezza dell'avvocato - contribuente di avere, in vecchiaia, una effettiva fonte di sostentamento, sulla base di regole stabili e facilmente comprensibili, ma l' "equilibrio finanziario" di una Fondazione privata che detta a sè stessa ormai da molti anni le proprie regole come la Cassazione ha più volte ed in più occasioni energicamente ribadito. 
(...)  Eppure i nostri Giudici e le stesse nostre Istituzioni dovrebbero interrogarsi se conti più la sicurezza del contribuente o conti più la salvezza della Fondazione come tale.
Qualcuno dirà che le due cose sono connesse, ma questo è vero solo nella misura in cui sia possibile fare affidamento in regole certe, che poi restino tali nel corso del tempo, in primo luogo, e garantiscano, in secondo luogo, un effettivo "risultato" per chi abbia contribuito con un significativo apporto di capitale. Il contrario di quanto accaduto da più trenta anni a questa parte. Non appare ammissibile che chi abbia contribuito in tal misura si senta, alla fine della propria vita professionale, opporre la mancanza dei "requisiti" che, di volta in volta, l'evoluzione normativa prescriva ai propri sottoposti.
Se tali “requisiti” sono troppo gravosi, deve essere consentito a chi è cittadino (prima di essere avvocato) di uscire dal sistema senza essere privato del proprio lavoro ed essere sottoposto alle stesse regole degli altri cittadini. Oppure bisogna cambiare il sistema. Il richiamo al principio di solidarietà ex art. 2 della Costituzione non convince perché il concetto comune di solidarietà prescrive che siano i più fortunati ad assicurare solidarietà ai meno fortunati e non viceversa. 
Non è chi non veda, invece, che il sistema previdenziale previsto in Italia per gli avvocati è ispirato a principi opposti, squisitamente privatistici, sottraendo ricchezza ai meno fortunati per favorire gli avvocati più attivi, alterando così, inevitabilmente, le regole della libera concorrenza di mercato a vantaggio dei più forti, i quali non sempre (come insegna la cronaca di ogni giorno) sono effettivamente “i migliori”.
Ora però le cose sono peggiorate perchè, di fronte alla crisi economica, il Legislatore ha progettato di privare o meglio già prescrive di privare dell'abilitazione all'esercizio della professione i sottosoglia, sulla base di criteri legati pur sempre all'intensità dell'attività svolta. 
La professione "libera" dell'avvocato cessa pertanto così di essere tale e diventa condizionata alla misura dell'esercizio, secondo una regola suscettibile di propagarsi anche alle altre professioni e, perchè no, anche alle attività commerciali, in nome di una pretesa tutela dell'utente/consumatore che dovrebbe essere protetto dai "pericolosi" operatori marginali.
Tutti sanno in proposito che tale intensità è per molti in calo a causa della politica volta a ridurre in misura sempre maggiore le occasioni di lavoro effettivamente remunerato dell'avvocato, il quale è chiamato invece, in sempre maggiori occasioni, a svolgere in forma gratuita o con remunerazioni puramente simboliche, attività che nulla hanno a che fare con la difesa in giudizio dei diritti dei cittadini nel quadro dell'art. 24 Cost. In altre parole siamo diventati ostaggio di un politica incoraggiata dai nostri concorrenti più forti che rende la nostra permanenza nel mondo del lavoro sempre più difficile, ovvero la subordina a condizioni economiche in conflitto con i principi costituzionali e comunitari.
La nostra bella “autonomia” è divenuta ormai un “ghetto” in cui ci troviamo reclusi.
Io partecipo sicuramente con fervore alle battaglie giudiziarie intraprese in nostra difesa, o meglio in difesa del principio stesso della libera professione (...) il sistema si prepara ormai a toglierci l'abilitazione all'esercizio della professione e, con esso, gli stessi strumenti utili per poterci difendere. E dunque dobbiamo domandarci se veramente tra i “grandi” troveremo poi qualcuno che ancora sia disposto a proseguire tali azioni giudiziarie, oggi proposte in nostra difesa ma suscettibili di durare un tempo molto lungo. (...) Sono queste le ragioni per cui confido che in Parlamento ci si convinca che la strada intrapresa, che consiste nell'emarginare sistematicamente dal mondo del lavoro i più piccoli, sia decisamente abbandonata. Infatti che cosa si potrà mai fare delle masse di disoccupati di ogni età che si stanno creando? La parola “liberalizzazione” è stata adoperata per indicare un fenomeno ben diverso, testimoniato dal fatto incontrovertibile che ormai in Italia un giovane su due è disoccupato. Vi sono poi anche coloro che più giovani non sono, i cui bisogni essenziali della vita sono ovviamente più gravi, ai quali si addita ora, impunemente, la strada della miseria e della emarginazione sociale.
(...) Noi non ci rassegneremo alla emarginazione sociale della “crisi” supportata dai più forti." (02.12.2014) 

La foto è meramente rappresentativa di una manifestazione pubblica e non è in alcun modo collegata al ricorso Agifor.  Immagine | via facebook  



Avv. Gabriella Filippone
  
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