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Data: 05/01/2015 11:00:00 - Autore: Laura Tirloni
Di Laura Tirloni - La
crisi colpisce la categoria degli avvocati. Solo a Milano, sono 53 quelli sospesi,
per la maggior parte civilisti, in base a una legge che ormai risale
al 1949, per non aver pagato l'iscrizione annuale all'albo.
In tutti questi casi, secondo quanto previsto dall'Ordine, basterebbe effettuare un versamento di 251 euro per
ogni anno di iscrizione saltato, per poter regolarizzare la propria posizione. Ma in tempo di crisi, la
recessione si fa sentire, e non solo per gli operai, ma anche per la
categoria dei liberi professionisti.
Fino a non molto tempo fa, i sospesi per il mancato
versamento della quota annuale di iscrizione all'ordine erano casi
rari ed isolati. Ora, al contrario, ci sono avvocati che, al di là
della semplice dimenticanza, non fanno fronte al proprio onere perché si ritrovano in serie
difficoltà a versare la quota richiesta.
In
queste circostanze, viene seguito un iter ben preciso: nel caso di
un mancato pagamento per una semplice svista, dopo alcuni
mesi di ritardo, l'Ordine invia all'interessato una raccomandata in cui
comunica che se entro 30 giorni non verrà effettuato il versamento relativo all'iscrizione all'albo, in quel caso scatterà la sospensione automatica.
Questa comporta che fino a quando l'avvocato non verserà alla cassa
i 251 euro previsti, la sua professione verrà congelata e quindi egli non
potrà firmare alcun atto (pena la sua decadenza) o seguire
alcuna udienza.
Su
20 mila professionisti iscritti all'ordine degli avvocati a Milano, la sospensione di una cinquantina di questi
potrebbe apparire un dato di scarso rilievo, se tuttavia non si
considera che fino a pochi mesi fa queste sospensioni erano
un'eventualità decisamente più rara.
Oggi
questi provvedimenti sembrano rispecchiare l'andamento della
professione avvocatizia in tempo di crisi, dove un crescente numero
di professionisti si ritrova senza lavoro o in difficoltà economica, a fronte di ancora
tantissimi giovani che scelgono, per genuino interesse
e passione, la facoltà di giurisprudenza e poi la carriera di
avvocato.
Giovani
spesso motivati e preparati, che tuttavia possono non essere
sufficientemente consapevoli e pronti ad affrontare una professione che sta
diventando sempre più difficile e dura.
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