Data: 01/01/2015 14:20:00 - Autore: N.R.
Nel consueto discorso di fine d'anno il presidente Giorgio Napolitano ha esordito sottolineando il carattere speciale � un po' diverso del suo messaggio rispetto al passato, spiegando che le sue riflessioni si riferiscono anche a chi gli succeder� nelle funzioni di presidente della Repubblica.  Pur non indicando una data precisa, Napolitano afferma, infatti, che � sua intenzione rassegnare le dimissioni non potendo sottovalutare quei segni dell'affaticamento dovuti all'et�. 
Nel suo discorso il Presidente punta il dito innanzitutto contro la criminalit� organizzata e contro la corruzione che � "capace di insinuarsi in ogni piega della realt� sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto". 
Esplicito il riferimento ai recenti scandali che hanno investito la capitale scandalizzando l'opinione pubblica internazionale. � necessario "bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra societ� - spiega -  E bisogna farlo insieme, societ� civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potr� riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva".
Immancabile anche il richiamo alla necessit� di lottare per una ripresa economica e per risolvere il grave problema della disoccupazione.
Da ciascun cittadino, afferma il Presidente, pu� venire l'impulso per il rilancio e per un nuovo futuro dell'Italia come hanno dimostrato quei giovani che, pur senza lavoro, hanno preso iniziative associandosi in piccoli gruppi per fare innovazione e aprirsi cos� la strada a nuove possibilit�.
Bisogna mettercela tutta, spiega Napolitano e ciascuno deve fare la sua parte al meglio.
Gli Stati Uniti da cui � partita la crisi finanziaria si sono gi� avviati verso la ripresa - osserva - mentre gli interventi messi in atto in Italia stentano ancora produrre effetti capace di risollevare dalla condizione di povert� un cos� grande numero di famiglie e di garantire prospettive di occupazione per una moltitudine di giovani che sono ai margini del mercato del lavoro.

Non bisogna per� lasciarsi prendere dallo sgomento al pensiero dei cambiamenti necessari per avere un futuro migliore n� lasciarsi prendere da una sfiducia generalizzata nei confronti della politica.
Occorre piuttosto "ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volont� collettiva che ci hanno permesso di superare le prove pi� dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi pi� acute e drammatiche".
"Pi� si diffonderanno senso di responsabilit� e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, pi� si potr� creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che anim� la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuit�, la grande trasformazione del paese per pi� di un decennio". 

Ecco il testo del discorso di fine d'anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del 31/12/2014 (a fondo pagina il testo in PDF)

Il messaggio augurale di fine d'anno che ormai dal 2006 rivolgo a tutti gli italiani, presenter� questa volta qualche tratto speciale e un po' diverso rispetto al passato. Innanzitutto perch� le mie riflessioni avranno per destinatario anche chi presto mi succeder� nelle funzioni di Presidente della Repubblica. Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente. E desidero dirvi subito che a ci� mi spinge l'avere negli ultimi tempi toccato con mano come l'et� da me raggiunta porti con s� crescenti limitazioni e difficolt� nell'esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonch� del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato.

A quanti auspicano - anche per fiducia e affetto nei miei confronti - che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell'aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell'affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune. Secondo l'opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo Presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi n� subendone alcun condizionamento.

Penso che questi semplici chiarimenti possano costituire una buona premessa perch� Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. Sar� quella una prova di maturit� e responsabilit� nell'interesse del paese, anche in quanto � destinata a chiudere la parentesi di un'eccezionalit� costituzionale.


Personalmente resto convinto che la disponibilit� richiestami e offerta nell'aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficolt� post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all'Italia, rendere possibile l'avvio della nuova legislatura e favorire un confronto pi� costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma � positivo che ora si torni, per un aspetto cos� rilevante, alla normalit� costituzionale, ovvero alla regolarit� dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica.


L'aver tenuto in piedi la legislatura apertasi con le elezioni di quasi due anni fa, � stato di per s� un risultato importante : si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo ; si � in sostanza evitato di confermare quell'immagine di un'Italia instabile che tanto ci penalizza, e si � messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l'annunciato, indispensabile processo di cambiamento.


Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, avevo detto : "Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un'incisiva riforma delle istituzioni repubblicane". Ebbene, � innegabile che quell'auspicio si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d'arresto, portato a piena conclusione. Non occorre che io ripeta - l'ho fatto ancora di recente in altra pubblica occasione - le ragioni dell'importanza della riforma del Parlamento, e innanzitutto del superamento del bicameralismo paritario, nonch� della revisione del rapporto tra Stato e Regioni.


Ma sul necessario pi� vasto programma di riforme - istituzionali e socio-economiche - messo in cantiere dal governo, sulle difficolt� politiche che ne insidiano l'attuazione, sulle possibilit� di dialogo e chiarimento con forze esterne alla maggioranza di governo - anche, s'intende, e in via prioritaria, per il varo di una nuova legge elettorale - non torno ora avendovi gi� dedicato largamente il mio intervento, due settimane fa, all'incontro di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della societ� civile. Vorrei piuttosto ragionare con voi su come stiamo vivendo questo momento in quanto generalit� dei cittadini, uniti dall'essere italiani.


Credo sia diffuso e dominante l'assillo per le condizioni della nostra economia, per l'arretramento dell'attivit� produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l'emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto - questione chiave - per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro. Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009, nemmeno nell'anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci. Parlo dell'Europa e in particolare dell'Italia.


Gli Stati Uniti, da cui part� - anche per errate scelte politiche - la crisi finanziaria, conoscono un'impennata della ripresa gi� avviata e guardano all'Europa per uno sforzo corrispondente, bench� in condizioni assai diverse. In effetti, l'Italia ha colto l'opportunit� del semestre di presidenza del Consiglio per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell'Unione che accordi la priorit� a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirer� le somme dell'azione critica e propositiva svolta a Bruxelles. Nulla di pi� velleitario e pericoloso pu� invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell'Euro e di ogni comune politica anti-crisi.

Tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povert� per un cos� gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro.


Guardando ai tratti pi� negativi di questo quadro, e vedendo come esso si leghi a debolezze e distorsioni antiche della nostra struttura economico-sociale e del nostro Stato, si pu� essere presi da un senso di sgomento al pensiero dei cambiamenti che sarebbero necessari per aprirci un futuro migliore, e si pu� cedere al tempo stesso alla sfiducia nella politica, bollandola in modo indiscriminato come inadeguata, inetta, degenerata in particolarismi di potere e di privilegio.


Non pu�, non deve essere questo l'atteggiamento diffuso nella nostra comunit� nazionale. Occorre ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volont� collettiva che ci hanno permesso di superare le prove pi� dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi pi� acute e drammatiche. Il Centocinquantenario dell'Unit� si � perci� potuto celebrare - non dimentichiamolo - con orgoglio e fiducia, pur nella coscienza critica dei tanti problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide con cui fare i conti.


Un recupero di ragionata fiducia in noi stessi, una lucida percezione del valore dell'unit� nazionale, sono le condizioni essenziali per far rinascere la politica nella sua accezione pi� alta, per rendere vincente quell'impegno molteplice e di lunga lena che i cambiamenti necessari all'Italia chiaramente richiedono.

Ho fatto del mio meglio in questi lunghi e travagliati anni della mia Presidenza per rappresentare e rafforzare l'unit� nazionale, per sanare le ferite che aveva subito, per ridarle l'evidenza che aveva perduto : se vi sia in qualche modo riuscito, toccher� dirlo a quanti vorranno con obbiettivit� e insieme con spirito critico analizzare il mio operato.


Di strada comunque ne abbiamo percorsa, nella direzione che indicai in Parlamento dopo aver giurato da Presidente il 15 maggio 2006 : "il reciproco riconoscimento, rispetto e ascolto tra gli opposti schieramenti, il confrontarsi con dignit� nelle assemblee elettive, l'individuare i temi di necessaria convergenza nell'interesse generale" non contrastano con la democrazia dell'alternanza, ma ne definiscono il pi� maturo e costruttivo modo di essere in sintonia con l'imperativo dell'unit� nazionale. Si, in questa direzione, anche se tra alti e bassi, si sta andando avanti. Ed � il solo modo di garantire all'Italia stabilit� politica e continuit� istituzionale, e di affrontare su larghe basi unitarie le pi� gravi patologie di cui il nostro paese soffre.


A cominciare da quella della criminalit� organizzata e dell'economia criminale ; e da quella di una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realt� sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto : gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra "mondo di sotto" e "mondo di sopra". S�, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra societ�. E bisogna farlo insieme, societ� civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potr� riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva.


Valori morali, valori di cultura e di solidariet�. Non lasciamo occupare lo spazio dell'attenzione pubblica solo a italiani indegni. Rendiamo omaggio a italiani esemplari. Come la brillante scienziata, Fabiola Gianotti, eletta all'unanimit� direttore generale del Centro europeo per la Ricerca Nucleare a Ginevra. O come l'astronauta Samantha Cristoforetti che ci parla semplicemente, con modestia e professionalit�, della ricerca scientifica in corso nello spazio.

Siamo orgogliosi di questi italiani campioni di cultura e di solidariet�. Come Fabrizio, il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita. O come Serena Petriucciolo , ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha aiutato - nella notte di Natale - una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba. E che dire della perizia e generosit� di cui gli italiani lanciatisi a soccorrere i passeggeri del traghetto in fiamme sulla rotta tra la Grecia e l'Italia hanno dato prova?


Ho voluto fare almeno questi pochi richiami al valore delle risorse umane di cui ci mostriamo dotati e di cui ci si d� atto internazionalmente ; potendo citare molti altri esempi individuali, che peraltro rinviano all'eccellenza dei nostri centri in cui i singoli si sono formati. Cos� come rinviano al magnifico impegno sia delle forze dello Stato sia del volontariato sui fronti di tutte le emergenze. Dalla constatazione delle qualit� del nostro capitale umano pu� venire e diffondersi un'accresciuta consapevolezza della nostra identit� e della nostra missione nazionale.


Una missione da esprimere anche in un atteggiamento pi� assertivo e in una funzione pi� attiva in seno alla comunit� internazionale. Il canale principale per assolvere questa funzione � naturalmente dato dal concerto europeo, nel quale all'Italia � toccata la guida della politica estera e di sicurezza comune europea e la responsabilit� operativa del Servizio esterno di azione europea. E il contesto internazionale in cui muoverci � critico e problematico come mai negli ultimi due decenni. Ne vengono per l'Italia e per l'Unione europea impegni di riflessione ed analisi, e soprattutto di proposta e di azione, non solo diplomatica, rispetto ai quali non ci si pu� tirare indietro. Il rischio di cadere in quell'indifferenza globale che Papa Francesco denuncia con tanto vigore � dietro l'angolo, anche da noi.


A quel rischio deve opporsi una sensibilit� sempre pi� diffusa per le conquiste e i valori di pace e di civilt� oggi in cos� grave pericolo. La crescita economica, l'avanzamento sociale e civile, il benessere popolare che hanno caratterizzato e accompagnato l'integrazione europea, hanno avuto come premessa e base fondamentale lo stabilirsi di uno spirito di pace e di unit� tra i nostri popoli. Ebbene, questo storico progresso � sotto attacco per l'emergere di inauditi fenomeni e disegni di destabilizzazione, di fanatismo e di imbarbarimento, fino alla selvaggia persecuzione dei cristiani. Dal disegno di uno o pi� Stati islamici integralisti da imporre con la forza sulle rovine dell'Iraq, della Siria, della Libia ; al moltiplicarsi o acuirsi di conflitti in Africa, in Medio Oriente, nella regione che dovrebbe essere ponte tra la Russia e l'Europa : di questo quadro allarmante l'Italia, gli italiani devono mostrarsi fattore cosciente e attivo di contrasto. Ci d� forza la parola, il magistero del Pontefice che per la Giornata Mondiale della Pace si fa portatore di un messaggio supremo di fraternit�, e ci richiama alla durissima realt� dei "molteplici volti della schiavit�" nel mondo d'oggi.


Farci, ciascuno di noi, partecipi di un sentimento di solidariet� e di un impegno globale - sconfiggendo l'insidia dell'indifferenza - per fermare queste regressioni e degenerazioni, � un comandamento morale ineludibile. E forse, facendoci lucidamente carico di quanto sta sconvolgendo il mondo, potremo collocare nella loro dimensione effettiva i nostri problemi e conflitti interni, di carattere politico e sociale ; potremo superare l'orizzonte limitato, ristretto in cui rischiamo di chiuderci.


Ho cos� concluso l'appello che questa sera ho voluto indirizzare, pi� che ai miei naturali interlocutori istituzionali, a ciascuno di voi come persone, come cittadini, attivi nella societ� e nelle sue molteplici formazioni civili. Perch� da ciascuno di voi pu� venire un impulso importante per il rilancio e un nuovo futuro dell'Italia. Lo dimostrano quei giovani che non restano inerti - dopo aver completato il loro ciclo di studi - nella condizione ingrata di senza lavoro, ma prendono iniziative, si associano in piccoli gruppi professionali per fare innovazione, creare, aprirsi una strada.


Dal modo in cui tutti reagiamo alla crisi e alle difficolt� con cui l'Italia � alle prese, nasceranno le nuove prospettive di sviluppo su cui puntiamo, su cui dobbiamo puntare "dall'alto e dal basso". Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi, e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Pi� si diffonderanno senso di responsabilit� e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, pi� si potr� creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che anim� la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuit�, la grande trasformazione del paese per pi� di un decennio.


Mettiamocela dunque tutta, con passione, combattivit� e spirito di sacrificio. Ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci prover�, nei limiti delle mie forze e dei miei nuovi doveri, una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica, dopo essermi impegnato per contribuire al massimo di continuit� e operosit� costituzionale durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea. Rester� vicino al cimento e agli sforzi dell'Italia e degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini. Non lo dimenticher�. Grazie ancora. E che il 2015 sia un anno fecondo di risultati positivi per il nostro paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi".



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