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Data: 15/01/2015 12:00:00 - Autore: G.C. Il controverso istituto degli studi di settore si avvia verso la fine. Una conseguenza dell'uso sempre più residuale da parte dei contribuenti, se si pensa che in base ai dati diffusi dalla Corte dei Conti, meno di un decimo dei cittadini italiani ha deciso di avvalersi degli studi di settore nel corso del 2013. Il dato contenuto nella relazione sugli "effetti dell'azione di controllo fiscale in termini di stabilizzazione della tax compliance", che è stata resa pubblica nel novembre, è molto esauriente.
Oltre ai contribuenti, però, anche l'Agenzia delle Entrate mostra chiari segnali di non credere più in questo istituto. Sempre nel 2013, infatti, il numero di accertamenti che derivano dal discostarsi troppo netto delle entrate da quanto stabilito dagli studi di settore, è crollato al minimo storico, con poco più di 10mila controlli effettuati.
Allo stesso tempo, risulta in picchiata anche la maggiore base imponibile annua dichiarata come conseguenza degli adeguamenti nella dichiarazione, con gli oltre cinque miliardi del 2006 ridotti a circa due nel 2012. La stessa relazione della Corte dei Conti rileva come nel corso dei quattordici anni persi in considerazione, il totale dei contribuenti i quali hanno deciso di applicare gli studi di settore sia aumentato più del triplo, sino ad attestarsi intorno ai quattro milioni nel 2013. Tra questi contribuenti, circa il 73% ha poi dimostrato la congruità dei propri ricavi e compensi rispetto a quanto delineato dagli studi di settore, senza perciò dover adeguare la propria dichiarazione dei redditi nel 2013.
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