Data: 20/01/2015 15:00:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - È inammissibile la proposta di referendum per l'abrogazione della legge n. 214/2011, la “famigerata” legge Fornero, presentata dalla Lega Nord.

Il secco no della Consulta, reso noto pochi minuti fa con una nota pubblicata sul sito istituzionale, mette fine, tra le polemiche, al risultato sperato da Salvini & Co. sulla legittimità dell'abolizione della riforma delle pensioni approvata nel 2011, durante il governo Monti.  

Una decisione per certi versi “scontata”, come prospettato da molte voci, attesa la materia dei quesiti e soprattutto il fatto che una pronuncia positiva avrebbe influenzato nettamente l'esito stesso del referendum con un effetto a dir poco dirompente, tale da minare il già traballante sistema di welfare italiano.

L'eventuale abrogazione della riforma Fornero infatti avrebbe riportato le lancette dell'orologio previdenziale a tre anni fa, permettendo ad un vero e proprio esercito di lavoratori di “recuperare” di colpo i requisiti per andare in pensione, scatenando un ciclone, insostenibile, per le casse dello Stato.

Messo da parte il risultato della decisione (le cui motivazioni, come si legge nel comunicato della stessa Consulta, saranno depositate entro i termini di legge), l'ira del leader del Carroccio, che ha speso parole dure contro il Paese e i giudici, e la “soddisfazione” della stessa ex ministra Elsa Fornero, ora il compito di intervenire spetta al Parlamento.

Non potranno certamente essere ignorati dal legislatore né il successo della raccolta delle 500mila firme per il referendum, né l'insofferenza degli italiani contro una riforma ritenuta ingiusta e che sin dalla sua approvazione è stata oggetto di una miriade di correttivi, da ultimo apportati con la legge di Stabilità 2015.

Approvata in un momento di grave congiuntura economica per il Paese, la riforma, si ricorda, ha cambiato il metodo di calcolo del sistema pensionistico vigente, introducendo il contributivo per tutti, ha innalzato l'età pensionabile e inasprito i requisiti minimi per l'accesso all'assegno previdenziale, creando, di fatto migliaia di “esodati” e spingendo i governi successivi ad adottare una serie di norme “tampone” per attutirne gli effetti.

Aldilà della bocciatura, pertanto, rimane imprescindibile la necessità, in tempi brevi, di una riforma organica del sistema pensionistico. 


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