La pratica della mindfulness, nel corso degli ultimi 30 anni, si è progressivamente spostata da un contesto essenzialmente filosofico e religioso sino ad essere definitivamente sdoganata dalla medicina ufficiale. Essere nel presente e accettare ogni momento con consapevolezza ("qui e ora"), intenzionalmente e senza giudicare è, in estrema sintesi, l'essenza dell'esperienza meditativa della mindfulness.
La meditazione, usata principalmente nel trattamento del dolore cronico, degli stati mentali negativi (come la depressione e lo stress) e come tecnica di rilassamento, è impiegata sempre più frequentemente anche negli ambienti professionali, con lo scopo di migliorare la concentrazione, le capacità decisionali, l'empatia, la comunicazione, la capacità di problem solving e la fiducia in se stessi.
Dunque, a chi si sta chiedendo cosa potrebbe avere a che fare la meditazione con la pratica del diritto, ecco la risposta: se la "testa" è probabilmente lo strumento più utilizzato (e "maltrattato") da un avvocato, la pratica della meditazione mindfulness rappresenta un buon allenamento per mantenerla in (buona) salute.
Quello dell'avvocato è un lavoro evidentemente stressante.
Studi empirici lo confermano: depressione, burn out ed altre sindromi legate allo stress sono significativamente diffuse, ancor più che in altre categorie professionali. Da dove cominciare? Scadenze, extralavoro, concorrenza, incertezza, relazioni con clienti, partner, colleghi ecc …e l'elenco potrebbe continuare all'infinito.
I pensieri e le emozioni che ogni giorno portiamo in ufficio e che spesso, anche inconsapevolmente, tendiamo a sottovalutare, possono essere fonte di notevole stress, di ansia e infelicità.
Abbandonare gli schemi abituali, che ci guidano e condizionano quotidianamente, sviluppando la capacità di "stare nel presente", è uno degli obbiettivi della pratica della mindfulness.
Vediamo alcuni esempi pratici.
Nella prassi giuridica, gli errori di giudizio, interpretativi o di analisi, sono spesso il frutto di pregiudizi e modelli consolidatisi al punto da aver assunto una dinamica propria.
Per elaborare una strategia legale efficace, è indispensabile sganciarsi da quei paradigmi mentali che generano pericolose distorsioni, facendo crollare quei ruoli limitanti che nascono da un preconcetto.
Cronicamente alle prese con incombenze improrogabili e montagne di pratiche e fascicoli? Imparare a sperimentare il tempo in un modo completamente diverso, non lineare, sviluppando un atteggiamento di maggiore accettazione, aiuta a creare uno spazio psicologico necessario per una migliore esperienza professionale.
Un'abilità preziosa che la pratica della mindfulness permette di affinare, è la capacità negoziale. Saper gestire i conflitti, valutare con attenzione bisogni, obiettivi, interessi e motivazioni delle parti coinvolte, imparare a comprendere e analizzare comportamenti, dinamiche cognitive ed emotive proprie di un negoziato, mantenendosi aperti a possibili soluzioni ed intuizioni, permette di superare più facilmente conflitti e ostacoli.
Vincente è chi sa essere creativo, non colui che ha una strategia fissa.
Durante una trattativa, o quando si è chiamati a svolgere il ruolo di mediatori, è essenziale conoscere i propri punti di forza e di debolezza e capire quelli delle altre parti.
La pratica della mindfulness consente di sviluppare e migliorare la capacità empatica e comunicativa, essenziale per un avvocato quotidianamente coinvolto in molteplici (e spesso complicate) relazioni.
L'avvocato deve imparare a guidare il proprio stato d'animo.
Riconoscere la paura (e la conseguente reazione) e, in particolare, imparare le strategie efficaci per lavorare su di essa trasformandola in una fonte di energia e prontezza invece di considerarla un "problema", permette di acquisire un potente strumento per raggiungere il successo.
La pratica di meditazione della mindfulness, al di là della riduzione dello stress, può influenzare gran parte delle nostre attività personali e professionali.
Una visione chiara e distaccata, unitamente ad una maggiore consapevolezza, permette di migliorare il processo decisionale e di sfruttare appieno le proprie abilità.
Il modo in cui gestiamo i pensieri interiori e le emozioni, sarà la misura del nostro successo, non solo in termini di risultati professionali, ma anche rispetto al livello generale di soddisfazione e appagamento.
È importante sottolineare che, la meditazione non è una panacea per combattere lo stress professionale e che in queste poche righe non si è voluto offrire altro che uno spunto per ulteriori approfondimenti.
Non c'è dubbio che alcuni avvocati siano pienamente soddisfatti del proprio lavoro e non abbiano bisogno di ricorrere alla meditazione, mentre altri, attraverso lo sport, l'esercizio fisico o altre attività extralavorative, sono in grado di incanalare in modo efficace le emozioni negative fonti di stress.
Altri ancora sembrano invece possedere un'innata, e invidiabile, capacità: quella di non prendersi mai "troppo sul serio". Ma per tutti gli altri comuni mortali, ancora in cerca del proprio equilibrio interiore, la pratica della mindfulness può aiutare a costruire una maggiore resilienza, quantomeno per sopravvivere alla frenesia della quotidianità... per chi ci crede, ovviamente.