Data: 14/02/2015 14:36:00 - Autore: Marina Crisafi

Dopo la Moldavia e appena prima del Nicaragua, esattamente al 73esimo posto. È questa la posizione del nostro Paese nella classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporter senza Frontiere per il 2014.

Se già la situazione non era proprio rosea negli anni precedenti, nell'ultimo anno l'Italia ha perso, come si legge nel rapporto di RsF, addirittura 24 posizioni a causa, soprattutto, delle “minacce da parte della mafia” e dell'aumento delle querele “per diffamazione ingiustificate”.

Il brutale calo nella libertà di stampa evidenziato dal rapporto annuale di RsF sulla base di sette indicatori (livello di abusi, indipendenza dei media, pluralismo, autocensura, norme, infrastrutture, trasparenza), non riguarda certo solo l'Italia, visto che due terzi dei 180 Paesi monitorati hanno subito un “deterioramento complessivo” causato da fattori congiunti, tra cui rilevano le azioni dei gruppi islamisti radicali, definiti “despoti dell'informazione”.

Tra i Paesi più rischiosi al mondo per i reporter, occupanti cioè gli ultimi posti in classifica, ci sono l'Eritrea (180° posto), la Corea del Nord (179°), la Siria e la Cina (rispettivamente, 177° e 176° posto), ma neanche l'Iraq e la Nigeria sono messi bene, visto che il rapporto li colloca al 156esimo e al 111esimo posto, considerata la comparsa nel 2014 di “buchi neri dell'informazione”.

Nelle prime posizioni si confermano i Paesi scandinavi, con la Finlandia in testa per il quinto anno consecutivo, seguita da Norvegia e Danimarca.

Tra i membri dell'Ue se l'ultima è la Bulgaria (106esima), la Grecia non brilla certo per la libertà di stampa con la sua 91esima posizione, mentre la Francia sale di un gradino rispetto allo scorso anno (sebbene il rapporto sia antecedente alla vicenda di “Charlie Hebdo”).

In discesa rapida anche i piccoli Stati, come il Lussemburgo (dal quarto al 19esimo posto), Andorra (dal quinto al 32esimo) e il Liechtenstein (dal sesto al 27esimo), per colpa, osserva l'Ong dei conflitti di interesse derivanti dalla “vicinanza tra poteri politici, economici e media”.

Tornando all'Italia, se a pesare maggiormente sono le intimidazioni mafiose nei confronti dei giornalisti e le cause ingiustificate per diffamazione, nel dettaglio le prime hanno fatto registrare pericolose ondate di attacchi alla proprietà (soprattutto alle automobili e alle case) e oltre 40 casi di aggressione fisica, mentre le seconde sono aumentate da 84 a 129 nell'ultimo anno e sono state avviate per lo più dai politici. 


Tutte le notizie