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Data: 08/03/2015 15:00:00 - Autore: Marina Crisafi di Marina Crisafi - 1 milione e mezzo di euro. A tanto ammonta la maximulta irrogata dall'Agcom a Telecom, Vodafone e Wind per pratiche commerciali scorrette nei confronti dei consumatori. Ad essere incriminati sono i famosi servizi di “recall” che consentono agli utenti di conoscere le chiamate pervenute sul proprio cellulare, in caso di numero occupato o di dispositivo spento o irraggiungibile. In merito, le telco si sarebbero rese responsabili di aver “affibbiato” ai consumatori forniture non richieste, con modalità di attivazione scorrette e l'acquisizione implicita del loro consenso attraverso la trasformazione dei servizi di “reperibilità”, prima garantiti gratuitamente, a pagamento. In particolare, Vodafone è chiamata a pagare dall'Authority per la concorrenza e il mercato circa 500mila euro e Telecom 400mila per pratiche commerciali “aggressive, consistenti in forniture non richieste”, per aver mantenuto attivi i rispettivi servizi di recall (Chiamami, Chiamaora, ecc.) nelle sim vendute nel periodo antecedente alla conversione degli stessi da gratuiti ad onerosi, imponendo così ai clienti l'implicita acquisizione del consenso laddove non avessero provveduto, di propria iniziativa, a disattivarli. Per le sim vendute successivamente, invece, secondo il Garante Vodafone dovrà sborsare altri 150mila euro, per avere, in violazione dei diritti previsti dalla direttiva europea “Consumer Rights”, adottato una modulistica al fine di acquisire implicitamente il consenso dei clienti al sostenimento del costo supplementare per i servizi di reperibilità. Sotto la lente dell'Antitrust è finita anche la Wind penalizzata con 250mila euro di multa per aver attivato, ponendo in essere una pratica aggressiva e scorretta, unilateralmente, “Service Card”, un servizio a pagamento a carico dei clienti mobile. A gravare su tutti e tre gli operatori, inoltre, secondo il Garante è la questione relativa alla distribuzione degli elenchi telefonici cartacei. Il servizio, infatti, è stato escluso dagli obblighi di fornitura dal d.lgs. n. 70/2012 e le tre telco si sono rese responsabili di “omissione informativa” sulla possibilità di rinunciare allo stesso (e dunque all'addebito in bolletta del relativo importo), nonchè (solo per Wind) di scorrettezza commerciale per non aver previsto il consenso espresso al pagamento del costo supplementare per il servizio di distribuzione. In entrambi i casi, le multe sono abbastanza “salate”: 95mila euro per l'omissione informativa e 100mila euro per la violazione della normativa sul codice del consumo. La cosa ovviamente non è sfuggita alle associazioni dei consumatori che chiedono l'immediato rimborso agli utenti per le spese sostenute per i servizi in esame, annunciando, altrimenti, una class action. |
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