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Data: 06/04/2015 19:02:00 - Autore: Marina Crisafi di Marina Crisafi - Recuperare 10 miliardi per scongiurare la clausola di salvaguardia Iva e non aumentare le tasse. Sono queste le premesse della discussione sul Def, il documento di economia e finanza 2015 che sarà domani sul tavolo del Governo, nel 56simo Consiglio dei Ministri convocato per l'occasione alle 13:30. L'obiettivo è senz'altro arduo ma l'esecutivo sembra avere già la “ricetta” per recuperare la somma necessaria al fine di disinnescare le clausole che comporterebbero l'aumento di Iva e accise (pari quasi a 17 miliardi) e non incidere ulteriormente sul fronte tasse. Da dove arriveranno, dunque, i 10 miliardi? Stando alle indiscrezioni trapelate, il Def punta ad una nuova spending review e alla riduzione delle agevolazioni fiscali che dovrebbero garantire nel 2016 il recupero delle somme necessarie. Su entrambi i fronti, sono 8 i settori di intervento per ridurre gli sprechi che dovrebbero assicurare risparmi per oltre 7 miliardi (pari a 0,45 punti percentuali del Pil) nel prossimo anno:
- enti locali, allineamento del patto di stabilità interno con le regole europee; - stretta sulle “partecipate”, con un piano che ne prevede la riduzione (rispetto a quanto previsto dal dossier Cottarelli che riduceva drasticamente il numero da 8mila a mille in tre anni); - riorganizzazione delle prefetture e delle strutture periferiche statali; - istituzione di una unità indipendente per valutare gli investimenti pubblici e ridurne i costi; - giro di vite sulle pensioni di invalidità e creazione di un nuovo modello di assistenza al fine di ottimizzare il coordinamento tra gli enti (Inps, Comuni, Asl); - impatto maggiore della Centrale degli acquisti per i beni della P.A.; - razionalizzazione delle detrazioni fiscali; - ricognizione degli incentivi alle imprese (in vista della futura razionalizzazione).
Nel mirino del Def c'è anche l'attesa “local tax” che dovrà riordinare la tassazione locale (assorbendo Imu, Tasi e altri tributi) e potrebbe essere applicata dal 2016 e, soprattutto, la “flessibilità” europea relativamente all'attuazione delle riforme, per la quale la posta in gioco è di circa lo 0,5% del Pil (circa 7-8 miliardi concessi dall'Europa per le riforme strutturali), oltre ai vantaggi derivanti dal calo degli interessi per il taglio dello spread, per la discesa dei prezzi del petrolio, ecc. Il Def, secondo le previsioni, dovrebbe avere il via libera entro venerdì 10 per essere trasmesso subito alle Camere e, dopo la risoluzione parlamentare, partire entro fine mese per Bruxelles insieme al piano delle riforme. Vuoi restare aggiornato su questo argomento? Seguici anche su Facebook e iscriviti alla newsletter
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