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Data: 17/04/2015 10:00:00 - Autore: Marina Crisafi di Marina Crisafi – “Questa norma è un pasticcio” attacca così la presidente dell'Oua, Mirella Casiello, la disposizione contenuta nel ddl concorrenza che apre l'ingresso ai soci di capitale negli studi legali, chiedendone lo stralcio al Governo. Un fermo “no” condiviso da tutti i partecipanti agli Stati Generali dell'avvocatura italiana riuniti ieri a Roma (Consiglio Nazionale Forense, Cassa Forense, Coordinamento degli Ordini e presidenti dei consigli italiani, associazioni di categoria e forze politiche), per discutere del presente e del futuro della professione, formulando precise richieste all'esecutivo, concernenti anche la sicurezza e le strutture giudiziarie dopo i “fatti” di Milano. In particolare, la previsione contenuta nel disegno di legge Guidi, che a breve inizierà il suo iter parlamentare, non convince gli avvocati, perché “contraddice i principi che ispirano la professione forense ma anche perché, così come è stata formulata – continua la Casiello – non prevede alcuna limitazione alla presenza di soci di mero capitale alle società di avvocati e soprattutto non affronta i problemi legati alla fiscalità e alla previdenza di queste società ‘ibride'”. Ma non solo. Così com'è la norma “rischia di compromettere le garanzie di rispetto dei principi di equa previdenza, solidarietà generazionale e imparzialità fiscale per i soggetti operanti, tutti principi osservati dall'avvocatura”. Brusca frenata, dunque, nei confronti delle liberalizzazioni pensate dal Ministero dello Sviluppo Economico per esortare la concorrenza anche nella professione legale. Non ci pensa due volte, infatti, l'avvocatura a dire basta “alle invasioni di campo e ai colpi di mano dei ministeri economici, anche per evitare le fallimentari esperienze del passato” chiedendo oltre allo stralcio delle misure, di riportare “la discussione nell'alveo del Ministero di giustizia competente”. Questo non significa salire sulle barricate (non ancora almeno), ma aprire al dialogo affinchè si avvii una vera modernizzazione della professione forense, purchè sia con i soggetti deputati per farlo. Gli interventi sulla materia conclude infatti il documento ufficiale stilato al termine degli Stati Generali: “non possono essere adottati senza consultare tutte le componenti dell'avvocatura che sono sempre disponibili al confronto”.
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