Data: 01/05/2015 15:00:00 - Autore: Angelo Casella

Dell'argomento ci siamo gi� occupati in altra sede, trascurando peraltro di sottolinearne un requisito che, siccome pacifico e scontato, sembra per� sia ora addirittura uscito dal quadro delle evidenze per essere cos� obliterato dal quadro concettuale.

Oggi, con la valanga di sciocchezze che si dicono � e si fanno � citando il principio di maggioranza, diventa imperativo sottolineare anche ci� che di esso � pur di lapalissiana necessit� speculativa.

"Maggioranza", certo, significa formalmente prevalenza di numeri. In un certo gruppo, nell' ambito di un processo decisionale collettivo, una proposta di comportamento comune viene acquisita quando riscuote il favore della maggioranza dei membri.

Ma qui sta il punto. Ad ogni "unit� numerica" corrisponde una testa, una persona, ed � possibile conteggiarla solo ove esprima una volizione, ed una corrispondente scelta, in totale libert� ed autonomia.

Se nel gruppo impegnato a decidere vi � qualcuno che su tutti o parte dei componenti pu� esercitare un qualche potere di coazione tale da annullarne il libero ed indipendente meccanismo di formazione volitiva, il principio di maggioranza non � applicabile. Perch� viene a cessare la pluralit� delle "teste" e quindi perch� interviene la scomparsa del "gruppo" cui applicare il principio stesso.

Insomma, la "maggioranza" � la somma di volont� individuali libere ed autonome. Ed in questo risiede la sua validit� intrinseca. Non � la massa pesata quantitativamente, ma il numero delle singole, separate, espressioni volitive libere.

Ove si verifichi che la convergenza delle volont� avvenga per obbedienza, soggezione, subordinazione o calcolo di convenienza, saremmo di fronte non ad un concorso di volizioni, ma all'ossequio ad una volont� (o all' intervento di un fattore estraneo all'oggetto specifico della decisione e che inquina il processo decisionale). In tal caso, il conformismo ad una idea dominante (o qualunque patologia della volizione) esclude ipso facto il principio di maggioranza che, come intuitivo, presuppone la formazione indipendente in ogni membro del gruppo, di una volont� personale e libera.

Ed � questo termine, personale, che definisce qualitativamente la volont� del singolo. Perch� tale pu� classificarsi solo la valutazione e decisione maturate in piena autonomia e libert� di coscienza.

L'orientamento decisionale espresso nel voto � un negozio giuridico. Come tale postula una volont� vera, seria ed autonoma. Ogni elemento perturbatore nella formazione o espressione di siffatta volizione ne annulla insanabilmente la validit�.

Nelle nostre aule parlamentari (come in qualsiasi collegio decisionale), il senso ed il valore della pluralit� dell'organo, risiede proprio nell'esigenza di disporre di una variegata manifestazione di opinioni individuali.

L'ovviet� � di fronte ai nostri occhi: perch� ci sono centinaia (fin troppi...) parlamentari? Per disporre di decisioni collegiali che siano il frutto dell'apporto di tante valutazioni individuali. In quanto � dalla diversit� delle opinioni che si genera una decisione collettiva pi� consapevole e pi� meditata.

Se questa diversit� viene a mancare per opera di influssi esterni al soggetto pensante, viene a mancare quella pluralit� che costituisce la ragion d'essere dell'organo collegiale.

La facolt� volitiva individuale espressa nella volizione specifica liberamente formata, deve, in definitiva, costituire il fondamento della scelta espressa.

In questo processo formativo non deve intervenire nessun antecedente causale che si connetta a fattori ed influenze concettualmente estranee all'oggetto specifico.

Sul piano pratico, pu� non essere agevole riconoscere alcune lontane alterazioni di questo processo, ma certamente � assai facile individuare quelle vicine e macroscopiche, specie se addirittura dichiarate, come il grottesco (ed anticostituzionale) invito alla "fedelt�" (?) al partito.

Ma come si osa affermare che una legge � stata approvata a maggioranza, quando questa pretesa maggioranza � formata con un premio elettorale? Parlare in tal caso di maggioranza � espressione priva di senso proprio. E' un utilizzo del termine mistificatorio perch� distorsivo del suo significato.
In effetti, non si tratta di "maggioranza dei consensi" (come si intende per maggioranza), in quanto con il "premio" vengono artificiosamente moltiplicati quelli del gruppo politico beneficiario. Questa "maggioranza" contraffatta pu� esprimere solo una volont� finta e adulterata.
E' come dire: gli eletti che voi vedete sono tre, ma in realt� sono 5...
In verit�, gli eletti REALI sono quelli indicati dai cittadini.
L'operazione ignobile del "premio" � una falsificazione e una truffa. Una alterazione della volont� popolare ed un affronto agli elettori. Una mistificazione elettorale che degrada la democrazia.




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