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Data: 27/05/2015 11:34:00 - Autore: Marina Crisafi
di
Marina Crisafi - UberPop
deve essere bloccata. Lo ha deciso ieri il Tribunale
di Milano, con un'ordinanza che dichiara che l'app statunitense mette in
atto una concorrenza sleale, dando
ragione ai tassisti e smorzando gli entusiasmi di chi aveva trovato il modo di
arrotondare le entrate mensili.
L'applicazione, infatti, consentiva ai
pedoni e agli automobilisti di entrare
in contatto tramite l'app e di organizzare il trasporto da una parte all'altra
della città in cambio di un rimborso spese.
Per far parte della “rete”, gli aspiranti
automobilisti dovevano semplicemente candidarsi
sul sito di UberPop, dimostrando solamente di avere a disposizione un'auto
e i documenti per mettersi alla guida, poi, una volta ottenuta l'approvazione
ricevevano sul cellulare l'app da installare per poter interagire con i
clienti, attraverso un sistema di geolocalizzazione.
La
cosa ovviamente non era piaciuta ai tassisti che, dopo mesi di polemiche e
scioperi selvaggi, avevano presentato ricorso cautelare d'urgenza (ex art.
700), per bloccare l'applicazione statunitense e inibire il servizio.
E ora
il tribunale ha deciso accogliendo il ricorso.
Per il giudice meneghino, in pratica,
risulta accertata la concorrenza sleale, ex art. 2598, n. 3, c.c., atteso che
in violazione delle norme pubblicistiche il gruppo avrebbe acquisito un vantaggio concorrenziale,
consistente nella possibilità, per gli automobilisti aderenti al servizio, di
non andare incontro a determinati costi, necessari per fornire il regolare
servizio taxi, e di conseguenza, offrire lo stesso servizio a “tariffe sensibilmente minori rispetto a
quelle del servizio pubblico”, con indebito sviamento di clientela.
Il servizio UberPop, inoltre, ha rilevato
il tribunale, sarebbe in buona sostanza,
similare al “radio taxi”, ma senza le necessarie licenze o autorizzazioni
per svolgerlo e non, come sostenuto dal
gruppo, una sorta di “car sharing”, che favorisce forme di trasporto
condiviso realizzate direttamente dagli utenti, in quanto l'autista aderente “non
ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall'utente”, ma lo fa
solo su richiesta e dietro compenso.
A pesare sulla decisione, anche Expo
2015, a causa del “previsto consistente
numero di visitatori della manifestazione” si legge nel provvedimento. In
sostanza, la maggiore domanda, indotta dall'affluenza di turisti, darebbe più
possibilità a UberPop di avvantaggiarsi.
Così mentre i tassisti esultano e il
Codacons parla di “danno enorme per gli
utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini”, privando in modo “impensabile” un paese moderno di “sistemi
innovativi che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove
possibilità introdotte dalla tecnologia”, Uber, a seguito dell'ordinanza
cautelare, sarà inibita su tutto il
territorio nazionale e avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi, altrimenti
scatteranno le penali.
Tuttavia, per il
momento, i tassisti hanno vinto una battaglia e non la guerra. Tanto che Uber, dichiarandosi dispiaciuta
per i driver, ha già annunciato l'appello.
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