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Data: 28/05/2015 12:00:00 - Autore: Marina Crisafi
di
Marina Crisafi –
A dispetto di speranze di crescita ed effetto “Jobs Act”, l'Italia si colloca penultima nella classifica europea sulla
disoccupazione giovanile. Secondo l'ultimo rapporto dell'Ocse, “Giovani e
occupazione”, in 6 anni, dal 2007 al 2013, la percentuale di occupati sarebbe crollata del 12% (dal 64,33% del
2007 al 52,79% del 2013) collocandoci al penultimo posto nella fascia dei più
giovani e al quartultimo in quella dai 30 ai 54 anni (scesa del 4% dal 2007 al
2013). Peggio di noi c'è solo la Grecia (con
48,49%).
Ma ciò che è preoccupante, secondo quanto
emerge dal rapporto, è il vero e proprio boom
di “neet”, dei ragazzi cioè che non sono iscritti a scuola né hanno un'occupazione,
che si attesta a più del 26% degli under
30, dato maggiore di tutta la media Ocse (dove in totale si segnala comunque
una crescita pari a 39 milioni), tranne che per Turchia, Spagna e Grecia. Problema,
quello dei neet, peraltro peggiorato dall'inizio della crisi, considerato che
nel 2008, stando allo studio, il dato si attestava su circa il 19% (quasi 7
punti percentuali in meno).
E non solo. Anche i giovani che lavorano
nel Bel Paese sono “segnati” da una mancata corrispondenza tra l'occupazione
svolta e le competenze acquisite. Stando a quanto emerge dal rapporto, infatti,
il 31,56% dei ragazzi italiani ha un'occupazione
di “routine” con mansioni che non richiedono l'utilizzo di competenze
specifiche e più del 15% svolge un lavoro che non comporta alcun apprendimento.
Il dato non migliora sotto il profilo “tecnologico”, visto che il 54% dei giovani tra i 16 e i 29 anni non
ha esperienza sull'utilizzo del computer sul posto di lavoro e il 3% non lo
utilizza affatto.
Quanto alle competenze infine, maglia nera per i giovani italiani anche in
ambito “culturale”. Per il rapporto Ocse, l'Italia è il Paese con la
percentuale più alta di giovani tra i 16 e i 29 anni e di adulti tra i 30 e i
54 anni che hanno scarse competenze in matematica (rispettivamente, 29,76% e
25,91%) e di lettura (19,7% e 26,36%).
Una situazione globale
allarmante che spinge l'Ocse ad affermare come in Italia il problema della disoccupazione giovanile sia “specifico”,
andando oltre cioè a quello generale che caratterizza l'andamento degli altri
Paesi e, dunque, del fattore crisi, e dipendendo
invece da “condizioni sfavorevoli e debolezze nel mercato del lavoro, e nelle
istituzione sociali ed educative”.
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