Data: 02/06/2015 11:00:00 - Autore: Angelo Casella
di Angelo Casella - Divagazione tematica. Per chiunque entri in un negozio o si occupi di sofisticazione alimentare.
Si tratta di rispondere ad una domanda. E' possibile garantire in modo efficace al cittadino che acquista un prodotto (sopratutto se alimentare...), la rispondenza fra ci� che intende acquistare e ci� che acquista effettivamente?

La salvaguardia del made in Italy

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Cominciamo incidentalmente a premettere che appartiene alla finalit� di tutela del consumatore anche la salvaguardia del prodotto italiano. E ci� non soltanto per motivi di generica protezione del sistema economico del nostro Paese, ma anche � nell'attuale clima di livellante globalizzazione � per conservare le tradizioni, la cultura, la storia e, in ultima analisi, l'identit� stessa nazionale. Anche per far capire ai nostri figli che la pizza di Brooklin non � la stessa di Napoli.

I danni della globalizzazione

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La globalizzazione, in effetti, ha combinato anche altri guai. Non solo estese contraffazioni dei marchi italiani pi� prestigiosi ma, spalancando le porte all'ingresso di capitali stranieri - a volte di oscura origine � sono passate di mano molte aziende tra le pi� significative della tradizione produttiva italiana, esito unico della creativit� e della cultura del nostro Paese. Con uno scadimento impressionante della qualit� del prodotto.
Dall'alta moda, alla gioielleria pi� ricercata, dal tradizionale, ed unico, vermouth piemontese, all'olio di oliva particolare di certe zone del nostro territorio, dalle conserve di quel pomodoro selezionato che era uno degli emblemi della cucina italiana, alla meccanica motociclistica (un tempo al vertice della qualit� mondiale), alla pasta, ai formaggi artigianali e cos� via. Anonimi fondi esteri (del tutto ignari e disinteressati alla qualit� e specificit�) e grandi multinazionali hanno fatto incetta delle eccellenze italiane.

La ricerca del massimo profitto a discapito della qualit�

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A tutti costoro non interessa minimamente perpetuare qualit� e peculiarit� del prodotto, ma solo realizzare il massimo profitto, sfruttando la notoriet� del marchio. E cos� quelle che � nel loro campo � furono realizzazioni preziose, per ineguagliabilit� delle materie prime e cura nella lavorazione (scandita spesso da tempi e modi antichi) sono state alterate con materie prime scadenti (e spesso di provenienza oscura) e con lavorazioni industriali.
Tutto ci� non risparmia anche produttori nazionali che, per avidit� di guadagno, importano nascostamente proprio queste materie prime ignobili, spesso addirittura dannose alla salute.
Inoltre, la propriet� straniera non reinveste i profitti ottenuti in Italia nel sistema economico nazionale, se non in minima parte, impoverendolo cos� in misura significativa. E' una sottrazione di ricchezza che si chiama colonizzazione economica.
E' necessario acquisire un abito mentale nuovo. Anche per contrastare la straripante diffusione della finanza nella vita di tutti i giorni, � opportuno evitare gli acquisti di merce da grandi multinazionali (o comunque da aziende di propriet� straniera). E ricorrere ai servizi bancari di piccole banche. Meglio se Casse rurali.

Il sistema del "bollino"

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Nel caso in esame la soluzione, comunque, � stabilire un preciso disciplinare per ogni specifico prodotto. L'adesione al disciplinare deve essere volontaria e veicolare un messaggio non assoluto: questo articolo � composto con le materie prime, e lavorato con le modalit�, che sono indicate nel relativo disciplinare.
Chi vuole quel tipo di prodotto, viene cos� garantito che ci� che acquista risponde a ci� che intende acquistare.
Si tratta di dotare il relativo articolo di un bollino particolare, non agevolmente falsificabile, con un numero di riferimento che indichi il corrispondente disciplinare, consultabile su un sito internet.
Il progresso oggi consente, agevolmente, indagini accurate in grado, occorrendo di svelare le frodi alimentari pi� subdole.
Il CNR dispone di tecnologie di analisi molto avanzate (presentate anche all'Expo di Milano). I laboratori di biochimica dell'Ente sono in grado di identificare le proteine del latte di bovini, ovini e caprini, evidenziando, al caso, se in una mozzarella di bufala � stato aggiunto latte diverso, anche in minima percentuale.
Egualmente, mediante l'individuazione delle sequenze genomiche, accertare l'effettiva provenienza di carni offerte in vendita con una determinata dichiarazione d'origine. Oppure accertare l'origine geografica reale delle olive di un determinato olio dichiarato toscano, o del grano con cui � realizzata una certa pasta. E cos� via, per aceto balsamico, insaccati, pomidoro, ecc.
Il sistema del bollino si potrebbe anche estendere a determinate lavorazioni meritevoli di specifica protezione, come la piadina, la pizza, il caff� espresso, ecc.
Come si si vede, sarebbe necessaria una modesta organizzazione (ed eventualmente il contributo di esperti) per ottenere rimarchevoli risultati, sia per il singolo consumatore, sia per l'economia nazionale.
Ci si attende che di tale compito, giuridicamente ineccepibile, si facciano carico le varie associazioni di tutela del consumatore esistenti in Italia.


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