Data: 13/06/2015 16:00:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Quasi la metà degli italiani è senza reddito e dei 31 milioni di contribuenti “effettivi” del Paese (quelli che pagano cioè almeno 1 euro di tasse al fisco) su quasi 61 milioni di abitanti un terzo dichiara redditi fino a 7500 euro annui, pagando così al fisco soltanto 55 euro l'anno di Irpef.

È l'impietosa fotografia che emerge dalle dichiarazioni Irpef 2013, pubblicata oggi dal Comitato Tecnico Scientifico di Itinerari Previdenziali sul Corriere della Sera, e che mostra le “due facce” del Bel Paese. 

Da una parte, secondo l'analisi vi sarebbero circa 20 milioni di contribuenti (ossia il 46,56% del totale degli italiani) che dichiarano da zero a 15mila euro di redditi (sopravvivendo così con un reddito medio mensile sotto i 600 euro), mentre ammonterebbero a quasi 800mila gli italiani che dichiarano redditi nulli o addirittura negativi e a oltre 10 milioni coloro che dichiarano guadagni fino a 7.500 euro, andando a pagare così soltanto 55 euro di Irpef all'anno.

Per costoro, i servizi necessari (salute, scuola, ecc.) ammontano a 27 miliardi, i cui costi gravano sulla parte della popolazione che “paga”.

Dall'altra parte della medaglia, infatti, vi sarebbero 1,64 milioni di contribuenti (ossia il 4% circa del totale) che dichiarano un reddito superiore ai 55mila euro pagando così da soli il 32,6% di tutto l'Irpef.

Più in alto, con redditi tra i 100mila e i 200mila euro ci starebbe solo lo 0,83% dei contribuenti (339mila persone in valore assoluto) mentre con redditi superiori ai 200mila euro (parliamo sempre di cifre lorde) solo 106mila italiani.

A questo punto, la domanda nasce spontanea: è un'Italia di poveri o un'Italia di evasori? Delle due l'una. E basterebbe poco per scoprirlo, come suggeriscono gli stessi autori dell'analisi, Alberto Brambilla e Paolo Novati del comitato tecnico-scientifico di Itinerari previdenziali, lasciando giudicare ai lettori se il quadro descritto può corrispondere “al Paese che ha il record di case in proprietà, telefonini, auto e altro pro capite e una ricchezza pro capite stimata dalla Bundesbank doppia rispetto a quella dei tedeschi”, o se forse sarebbe necessario che Agenzia delle Entrate e Inps “che pure dispongono di tutte le informazioni e codici fiscali, procedano alla convocazione dei soggetti che dichiarano poco o nulla da molti anni per domandare come fanno a vivere”.

Può darsi, concludono, data la crisi imperante, che in molti casi verrebbe confermata una effettiva povertà, “ma forse si scoprirebbero anche molti lavoratori irregolari. E in qualche caso associati alla criminalità organizzata”. 


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