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Data: 16/06/2015 10:00:00 - Autore: Marina Crisafi
di Marina Crisafi - L'Italia è
un Paese che non cresce e non solo
economicamente parlando. Secondo i dati annuali Istat infatti il bilancio
tra le nascite e le morti del Belpaese nel 2014 ha fatto registrare un saldo negativo di quasi 100mila unità,
un picco raggiunto soltanto nel biennio 1917-1918, quando era in corso la prima
Guerra mondiale. Ma non solo. Dalle indagini svolte dall'istituto di statistica
viene fuori la fotografia di un Paese
anziano, con un'età media che supera i 44 anni, e da cui i giovani continuano a
scappare.
Il problema più
rilevante, in ogni caso, restano le culle vuote, con 12mila nuovi nati in meno rispetto al 2013. E se negli ultimi anni
a compensare il problema ci pensavano gli immigrati, ora i flussi stranieri, spiega l'Istat, “riescono a malapena a compensare il calo demografico dovuto alla
dinamica naturale”, con un rapporto positivo di 12.944 unità nel 2014. Hanno
smesso di fare figli, dunque, anche i cittadini stranieri residenti in Italia,
che comunque si attestano oggi quasi al 15%, con una popolazione totale pari all'8% (circa 5 milioni in valore
assoluto su 60.795.612 persone) di quella italiana (dati al 31 dicembre
2014).
Il campanello d'allarme
sulla natività (-2,3%) non rappresenta comunque una novità perché perdura sin dal 2009 (-75mila in
totale) e il calo, segnalano da via
Balbo, si registra in tutte le aree
della penisola, anche se principalmente nel Nord-Est (-3%), in concomitanza con
la crisi economica (e non sarà certo un caso) e con la diminuzione dei
matrimoni.
E non
è finita neppure la fuga verso l'estero che, anche se negli ultimi anni è
rallentata, si attesta su 136mila
persone di cui quasi 90mila italiani. Per contro, invece, gli iscritti
nelle anagrafi italiane dall'estero sono stati circa 280mila di cui il 90%
stranieri.
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