|
Data: 11/07/2015 17:30:00 - Autore: Prof. Mauro Di Fresco Commento al D.Lgs. 04 marzo 2015 n. 23 sulle disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10.12.2014 n. 183. Mauro Di Fresco Ufficio Legale Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico Il decreto si prefigge di rendere più efficiente l'attività ispettiva, applicare la sola tutela obbligatoria per i licenziamenti motivati da problemi economici e da alcuni disciplinari. Queste disposizioni si applicano ai lavoratori assunti dal 07 marzo 2015 con contratto a tempo indeterminato, esclusi i dirigenti, e ai privati che dal 07 marzo hanno convertito il contratto da tempo determinato a tempo indeterminato nonché ai lavoratori a tempo indeterminato assunti prima del 07 marzo che lavorano in un'azienda che ha assunto dopo il 07 marzo altro personale fino a raggiungere almeno i 16 dipendenti; ciò vuol dire che per i lavoratori a tempo determinato continuano ad applicarsi la legge n. 78/2014 e precedenti. La tutela al lavoratore si attua attraverso due forme: • Tutela reale: il giudice ordina la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, pertanto il datore deve invitare il lavoratore a riprendere servizio entro 30 giorni. Il lavoratore deve riprendere servizio oppure può chiedere, entro i 30 giorni dall'invito a riprendere servizio oppure entro 30 giorni dalla comunicazione del deposito della sentenza o dell'ordinanza, in sostituzione della reintegra, un'indennità (appunto c.d. sostitutiva) pari a 15 mensilità commisurate alla retribuzione utilizzata per calcolare il TFR cioè paga base, indennità integrativa speciale e retribuzione individuale di anzianità, indennità notturna, straordinario non occasionale (costante), indennità varie fìsse incluse le festive.
Il decreto definisce e regola alcune forme di licenziamento creando non poca confusione sulla tutela apprestata:
La tutela apprestata è quella reale.
E' previsto anche che il datore di lavoro revochi il licenziamento entro 15 giorni dalla comunicazione del lavoratore di impugnare il licenziamento. I motivi per cui un datore revochi il licenziamento intimato rimangono un mistero. Quello che maggiormente salta agli occhi è la possibilità che il lavoratore abbia minacciato un'azione antimobbing o antidemansionante o, addirittura, una denuncia penale grave (sfruttamento de lavoro minorile, estorsione ai danni dei lavoratori, molestie sessuali, ecc.) e il datore proponga la pace al lavoratore appena intimidito con il licenziamento (come per dire: qui comando io, ritira tutto o ti mando sicuramente in mezzo alla strada). Un altro strumento risolutivo è l'offerta conciliativa. Pur di evitare il processo, entro 60 giorni dall'intimazione di licenziamento, il datore può offrire al lavoratore una proposta transattiva in denaro (la norma non lo dice ma si presume che la proposta scaturisca dall'impugnazione stragiudiziale notificata nei termini dal lavoratore visto che normalmente l'acquiescenza non stimola alcuna attività conciliativa). Il lavoratore che voglia esaminare l'offerta dovrà farlo esclusivamente presso le sedi della direzione provinciale del lavoro, dinanzi il giudice del lavoro (già il codice di procedura prevede che si possa raggiungere la conciliazione in ogni fase del processo ma prima della fase decisionale). L'offerta non è lasciata alla libera determinazione delle parti ma anche in questo caso il decreto fissa un range (che si presume minimo per evitare un indebito sfruttamento delle condizioni economiche del lavoratore) che va da una mensilità per ogni anno di servizio ad un massimo di 18 mensilità, liquidabile con assegno circolare non tassato. Ovviamente l'offerta può anche essere maggiorata secondo gli interessi del datore e la forza persuasiva del lavoratore. L'accettazione dell'assegno costituisce acquiescenza con estinzione di ogni pretesa correlata al licenziamento ma non di altre eventuali pendenze costituitesi da altri diritti. In questa sede possono essere risolte con lo stesso sistema queste ulteriori pretese ma l'importo liquidato sarà soggetto a tassazione ordinaria. Entro 65 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, il datore dovrà obbligatoriamente comunicare al DTL l'esito della conciliazione (se vi è stata proposta) al fine di consentire un monitoraggio sulle succitate disposizioni. Il rito processuale è ordinario nel senso che non si applica la procedura Fornero (art. 1, co. 48- 68, legge 28.06.2012 n. 92) ma quella prevista dall'art. 18 della legge 20.05.1970 n. 300. Il decreto n. 23 consente al datore di lavoro di sbarazzarsi dei lavoratori fastidiosi cioè di quelli che, magari, lamentano condizioni migliori di lavoro oppure il rispetto della legalità o delle proprie mansioni. In definitiva chiunque non sia gradito all'azienda e viene visto come un ostacolo alla produzione ed allo sfruttamento, viene gettato per la strada sostenendo una piccola somma. Particolare attenzione va posta alla carenza di motivi sottesi il licenziamento (art. 2, co. 2, L. n. 604/1966) perché in base alla formulazione di legge l'onus probandi ricade sul datore di lavoro che se non riuscirà a dimostrare di aver comunicato nei termini i motivi, si vedrà annullato il licenziamento. Invece, il decreto, inverte tale onere pretendendo la prova diabolica da parte de lavoratore. Prova diabolica perché il lavoratore non ha gli strumenti e i mezzi necessari per dimostrare l'intentio datoriale. Non può accedere alla documentazione, alle prove epistolari, ai testi (perché intimiditi dallo stesso decreto visto che potrebbero a loro volta essere licenziati ad nutum) e, quindi, tranne in casi rarissimi, dovuti perlopiù ad errori di sottovalutazione o distrazione datoriale, al lavoratore non resterà che prendersi la somma decisa dal giudice e vivere, nel migliore delle ipotesi, con il sussidio statale. E' la mercificazione del diritto; si da un valore monetario all'ingiustizia. Ogni condotta ritorsiva e vendicativa ha un prezzo e basta pagarlo per fare quello che si vuole. Certamente i contenziosi si ridurranno non perché nelle aziende si affermerà la legalità davanti agli interessi lucrativi ma perché i lavoratori intimiditi preferiranno subire ogni angheria piuttosto che perdere il posto di lavoro soprattutto in questa epoca di crisi. La perdita della fonte di reddito, i problemi familiari che ne deriveranno e, soprattutto, la sofferenza fisica ed emotiva che dovranno sopportare i lavoratori così “ingiustamente” licenziati per aver chiesto legalità (licenziamento ritorsivo non provato), creerà una nuova classe sociale costituita da cittadini animati dal senso di giustizia che hanno perso l'ultima speranza. Tale situazione è foriera di seri sconvolgimenti sociali (suicidi e virulente azioni di protesta) soprattutto perché il decreto ha creato due tipi di lavoratori: quelli fuori decreto che ancora continuano a godere delle tutele piene e quelli nel decreto che, in definitiva, sono lasciati al libero consumo degli imprenditori. Stiamo assistendo impassibili alla distruzione del diritto e del senso di giustizia dove il denaro è l'unica cosa che conta e da valore alla vita. Mauro Di Fresco
Potrebbero interessarti anche:
» Jobs Act. I contenuti in breve e il testo del provvedimento pubblicato in Gazzetta - Marina Crisafi - 16/12/14 » Jobs Act e disciplina delle mansioni: quale riforma dall'art.3 del Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n.81? - Avv. Prof. Stefano Lenghi - 26/06/15 » Al via i nuovi congedi parentali “sperimentali”. Ecco cosa cambia con il Jobs Act - Marina Crisafi - 13/06/15 » Jobs Act ultimo “atto”: ok del Cdm ai decreti, resta fuori solo il salario minimo - Marina Crisafi - 12/06/15 » Istat: disoccupazione giù e 159mila nuovi assunti. Per l'Ocse è l'effetto Jobs Act - Marina Crisafi - 03/06/15 » Jobs Act e contratto di somministrazione di lavoro - Avv. Prof. Stefano Lenghi - 04/05/15 » Jobs Act e mutamenti delle mansioni: un intervento per coniugare le garanzie del lavoratore con le esigenze dell'impresa e dei suoi stessi collaboratori (un primo flash). - Avv. Prof. Stefano Lenghi- 09/04/15 » Viaggiando nel Jobs Act: licenziamento del lavoratore ed offerta datoriale di conciliazione per evitare il giudizio di impugnazione (un primo flash sul nuovo tipo di conciliazione). - Avv. Prof. Stefano Lenghi - 09/03/15 » Jobs Act: in vigore i nuovi ammortizzatori e il contratto a tutele crescenti - Marina Crisafi - 08/03/15 » Agenzia delle ispezioni: dai primi annunci alla delega del Jobs Act, alla bozza di decreto legislativo - Pasquale Acconcia - 27/02/15 » Il Jobs Act spiegato in cinque punti. In allegato i testi dei decreti attuativi - Marina Crisafi - 23/02/15 » Duecentomila contratti o duecentomila lavoratori “rottamati”? I rischi del Jobs Act - Marina Crisafi - 22/02/15 » Governo: "doppietta" su Jobs Act e liberalizzazioni - Marina Crisafi - 20/02/15 » Istat: 93mila posti di lavoro in un mese. Per il Governo è l'”effetto Jobs Act” - Marina Crisafi - 31/01/15 » Profili di incostituzionalità del Jobs Act - Rosario Callipari - 08/01/15 » La tutela del licenziamento Jobs Act - Prof. Mauro Di Fresco - 05/01/15 » Jobs Act: statali sì o statali no? È giusto escludere i dipendenti pubblici dalla riforma? Vota il sondaggio. - Marina Crisafi - 30/12/14 » Dall'Aspi al Naspi, passando per l'Asdi: ecco i nuovi “ammortizzatori” del Jobs Act - Marina Crisafi - 30/12/14 » Jobs act: Il nuovo contratto a tutele crescenti. Cosa cambia per i licenziamenti. - Laura Bazzan - 28/12/14 » Cdm: via libera ai decreti attuativi del Jobs Act, all'abuso del diritto e alle cooperative compliance - Marina Crisafi - 24/12/14 » Il Jobs Act. I contenuti in breve e il testo del provvedimento pubblicato in Gazzetta - Marina Crisafi - 16/12/14 » Jobs act. Come cambiano gli ammortizzatori sociali: Cassa integrazione, contratti di solidarietà, aspi - G.C. - 05/12/14 » Jobs act: via libera definitivo dal Senato - G.C. - 03/12/14 » Riforma del lavoro: il Jobs Act passa alla Camera. Ora si attende il sì del senato. Le novità in breve e il testo del ddl - Marina Crisafi - 26/11/14 » Jobs act: passo indietro sull'art. 18. Entro fine mese il voto alla Camera. In allegato il testo integrale del Jobs Act in PDF - Marina Crisafi - 14/11/14 » Jobs act sul tavolo... Ma i pensionati e i 'Quota 96'?... - Mara M. - 24/09/14 » Due normative a confronto: dalla legge Fornero al Jobs Act ecco com'è cambiato il mondo del lavoro. In prospetto comparativo in PDF - Daniela Iuliano - 28/08/14 |
|