Data: 05/08/2015 10:00:00 - Autore: Angelo Casella

di Angelo Casella 

INCIVILTA' GIURIDICA

1.- Costituisce collaudata prassi trasformare in verit� assoluta e indiscussa una qualunque affermazione, apodittica e deviante che sia, semplicemente declamandola da qualche pulpito occasionale, per poi, occasionalmente, ripeterla pi� volte in sedi diverse, per farla diventare un dato acquisito. E' una forma di orientamento surrettizio dell'opinione pubblica, molto seguita dal mondo politico.

2.- E' forse di ci� sconcertante esempio un articoletto (Giustizia e Impresa�, Corriere della Sera, 5 luglio 2015) opera di Legnini vicepresidente del CSM.

Nell'articolo si afferma che il Magistrato deve oggi adottare un nuovo modo di giudicare (!?). E questo nuovo modo deve essere basato su di una inedita �valutazione delle conseguenze� delle proprie decisioni sulla �vita delle imprese�.

L'autore richiama esplicitamente i recenti casi Ilva e Fincantieri sostenendo che �la velocit� dei cambiamenti (quali?) degli scenari economico-sociali�, �apre nuovi spazi� che il Giudice sarebbe �chiamato (da chi?) a coprire�.

E questo nuovo Giudice dovrebbe �cogliere e prevedere le conseguenze delle decisioni� e tenere conto della �previsione e degli effetti del proprio rendere giustizia�, anteponendo (!) �le ragioni di una soluzione concreta� (cio� difforme dalla previsione di legge).

In realt�, dunque, si pretenderebbe che il nuovo Giudice si guardasse bene dal �rendere giustizia�, se ci� si traduce in un disturbo dell' attivit� di impresa.

3.- Del tutto secondario, dunque, che l'impresa inquini, intossichi e devasti l'ambiente, distruggendo la salute di intere generazioni. Il Giudice non deve fermarne l'attivit�, applicando la legge, bens� deve trovare una soluzione concreta che dia licenza all'impresa di violarla impunemente.

L'autore si chiede, infatti, in modo decisamente salomonico, ad esempio, era proprio sicuro (?) che �il diritto alla salute� nel caso Fincantieri risultasse �veramente prevalente� (!!!) sul �diritto al lavoro� e sul diritto (?) alla �libert� d'impresa�.

Una domanda che dovrebbe essere posta ai numerosi cadaveri che l'incuria di molte imprese provoca.

In ogni caso, � ovvio che il diritto al lavoro (la cui stessa esistenza, in altre occasioni, viene negata esplicitamente) presuppone che il lavoro stesso non ammazzi il lavoratore, altrimenti non � un lavoro ma una condanna a morte.

Quanto alla c.d. �libert� d'impresa�, non � certo pi� rilevante della libert� di vivere, possibilmente non aggrediti da veleni e tossine industriali, (dentro e fuori le fabbriche).

4.- Probabilmente qui si intende quella stessa �libert� d'impresa� grazie alla quale la Union Carbide nel 1984, a Bhopal, in India, ha potuto ammazzare circa 20 mila persone. E che, per Legnini, avrebbe sicuramente dovuto fruire di una �soluzione concreta� da parte dei Giudici indiani. (Procede in questa direzione anche il nuovo Trattato TTPI in preparazione, che avrebbe probabilmente consentito alla Union Carbide di chiedere i danni al governo indiano per aver approvato norme che vietano l'inquinamento).

5.- Poich� non si ha il coraggio (per motivi elettorali) di sfidare l'opinione pubblica con leggi che stabiliscano esplicitamente un diritto delle imprese di intossicare l'ambiente a danno della popolazione, si aggira il problema utilizzando chi le leggi esistenti deve farle rispettare. Ed ecco le ragioni del tentativo di spingere il Magistrato a violare i propri doveri giuridici e morali: pervenire allo stesso risultato senza emettere leggi abbiette, che susciterebbero decise reazioni contrarie dell'elettorato.

E' noto che, da tempo, i centri economici mondiali cercano, con la globalizzazione, gli accordi �commerciali� ed altro, di trasformare il pianeta in un luogo massimamente favorevole alla produzione di profitti. Da ci�, pressioni di ogni tipo affinch� siano cambiate le normative essenziali: quelle sul lavoro, sul fisco, sulle societ�, sulla (non) protezione dell'ambiente, sulle (demenziali) privatizzazioni, ecc., ecc. In questo ambito, si cerca anche di neutralizzare l'azione della Magistratura nei confronti del potere economico.

Non � un caso che la c.d. �Europa� abbia preteso dalla Grecia la riforma del codice di procedura civile, che con i bilanci ha ben poco a che fare, ma che mira a facilitare le procedure esecutive contro i debitori (sacrificando i diritti della difesa...).

6.- a. E la formazione di questo �nuovo� Giudice che viene presentato all'opinione pubblica come una felice evoluzione, passa attraverso il ricatto.

Esterna infatti il Legnini che occorre �sviluppare (!) una cultura della giurisdizione sempre pi� moderna� (termine che compare sempre quando si vuole gabellare qualche regressione come una splendida acquisizione).

Prescindendo dal fatto che non esiste e non deve esistere alcuna �cultura� della giurisdizione, il cui unico riferimento deve essere la legge, ci si chiede quale debba essere tale improvvisata novit�.

Ed ecco la perla del nostro che, rivolgendosi ai Magistrati con una sorta di "minaccia", li avverte che il CSM intenderiformare� i �percorsi di carriera� e gli �incarichi direttivi� per formare (e qui esce allo scoperto) un �nuovo� profilo di Giudice che sia �in sintonia con le aspettative del Paese� (per �Paese� intendendosi ovviamente lui stesso ed i suoi suggeritori).

In sostanza, � come se stesse dicendo: caro il mio Giudice, se vuoi fare carriera ed avere incarichi direttivi devi tener primariamente in considerazione le �conseguenze� delle tue decisioni sui profitti delle imprese, ben al di l� dell'inconveniente collaterale di qualche morticino casuale. Altrimenti scordati di fare carriera.

b. Si tratta di sciocchezze colossali, inaccettabili.

Improponibile anche qualsiasi �graduatoria� tra i diritti. I diritti non si pesano come le patate. Come tali, sono concettualmente eguali ed esistono e trovano tutela nelle norme che li precedono.

Perch� poi ci si preoccupa delle �conseguenze� delle decisioni solo con riferimento alla �vita� delle imprese e non anche a quella dei singoli cittadini?

Infatti, mettere in galera un criminale potrebbe creare gravi problemi di sussistenza alla di lui famiglia. Meglio dunque lasciarlo fuori.

E perch� poi costringere un debitore a saldare i suoi debiti quando ci� potrebbe provocargli una depressione? Una crudelt� inammissibile. Siamo proprio sicuri che il diritto del creditore debba prevalere sul diritto alla felicit� del debitore?

7.- Neppure � il caso di richiamare il principio cardine stabilito dalla Costituzione (art. 101) a guida della funzione giurisdizionale: �I Giudici sono soggetti soltanto alla legge�.

Ci� che significa, ovviamente, che il solo ed unico criterio che deve ispirare la decisione del Giudice � il rispetto della norma.

E le �conseguenze� di questa applicazione non sono di competenza del Giudice.

Il dettato costituzionale fornisce l'unica garanzia di obbiettivit� della pronuncia giudiziaria: la conformit� alla legge.

Insinuare che il Giudice debba �valutare� le �conseguenze� della applicazione della legge significa introdurre nel processo decisionale un insondabile fattore di discrezionalit�, che � assolutamente letale per la sua corretta gestione.

Si prospetta, in sostanza, una sorta di doppio binario giudiziario di fatto, uno per le imprese (alle quali � riservata una valutazione �concreta� del caso), ed uno per i comuni mortali (per i quali rimane la previsione astratta della legge). Superfluo ogni ulteriore commento.

Si tratta di una deviante deformazione della funzione giurisdizionale, che ne altera l'essenza medesima, abbattendone l'obbiettivit� e, con essa, il sacro principio di eguaglianza dei cittadini.

8.- In realt�, questa deformazione dei principi di base della cultura giuridica e della civilt� in generale, sottende l'intendimento (che occhieggia del resto da tutte le c.d. �riforme� che si stanno introducendo nel nostro ordinamento) di modificare pesantemente l'ordine sociale, creando una casta dominante di privilegiati, facilitata nel perseguimento dei propri interessi da un nuovo sistema, fortemente gerarchizzato e accentrato, costruito su misura per il loro specifico vantaggio.

Angelo Casella


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