Data: 09/08/2015 21:30:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Mutui e affitti in primis, ma anche imposte varie, spese condominiali e bollette. I costi fissi per la casa sono molteplici e si portano via fino alla metà degli stipendi degli italiani, incidendo in modo opprimente e pressochè insostenibile sulla tenuta dei bilanci familiari.

A lanciare l'allarme è la Cgil che, ultimato lo studio sui costi delle abitazioni, ha rilevato come per almeno 3 milioni di italiani, l'incidenza delle spese fisse di casa va oltre il 40%, superando di gran lunga la soglia critica.

Un peso che non coinvolge solamente i proprietari di immobili, ma anche e, anzi, in misura maggiore, chi ha una casa in locazione.

Secondo lo studio, infatti, se per i nuclei familiari che vivono in un'abitazione di proprietà e hanno contratto un mutuo (ovvero circa il 70% degli italiani), le spese da sostenere gravano in media sui redditi per una percentuale maggiore del 31% (a Torino), superando il 40% (in città come Roma, Bari e Palermo) e toccando punte di quasi il 48% (a Napoli), il quadro per coloro che vivono in affitto è decisamente più drammatico.

Per chi ha stipulato un “canone concordato”, si parla di percentuali di aggravio sui redditi che vanno da poco più del 25% (a Genova) sino a oltre il 38% (a Roma e Bari), mentre per gli inquilini che hanno sottoscritto un contrattoa canone libero”, la forbice si impenna, partendo dal 30% circa del capoluogo ligure sino a oltre il 50% della capitale.

Un quadro non certo agevolato dall'imposizione fiscale “iniqua” che per la Cgil nazionale, ricade soprattutto sui redditi più bassi, i quali non sarebbero proprio toccati dall'”alleggerimento” delle tasse annunciato dal premier nei giorni scorsi (“L'annuncio del premier: dal 2016 niente più tasse sulla prima casa”) che andrebbe invece a favorire paradossalmente “i possessori di case di maggior pregio e penalizzare gli affittuari”.

Per tutelare le famiglie con redditi più bassi, propone a questo punto la confederazione, sarebbe preferibile disegnare un sistema a “tassa progressiva”, con l'abolizione dell'imposta sulla prima casa non tout court, ma soltanto “per chi possiede una sola abitazione con rendite catastali al di sotto di una certa soglia" lasciandola inalterata per gli immobili di maggior pregio. Una scelta che, a detta della Cgil, andrebbe inserita “in un piano più ampio e progressivo che riguardi i grandi patrimoni".


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