Data: 01/09/2015 21:00:00 - Autore: Cristina Bassignana

A cura dell'avv. Cristina Bassignana - www.avvocatobassignana.it - La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia ad un risarcimento di trenta mila euro per l'espulsione collettiva di tre cittadini tunisini. 

La nuova "stangata" di Strasburgo, dopo quella che aveva riguardato il trattamento inumano e degradante nelle carceri italiane (leggi: "Italia Criminale: condanna Cedu per carceri sovraffollate. I diritti negati degli ultimi"), trae origine da una vicenda risalente al settembre del 2011 ed avente per protagonisti tre migranti tunisini. 

I tre uomini, durante la "primavera araba" avevano lasciato il loro Paese diretti a Lampedusa e, intercettati dalle autorità italiane, venivano portati sull'isola e trattenuti presso il centro di prima accoglienza, dove, però, pochi giorni dopo, divampava un incendio. Mentre si disponeva il trasferimento degli ospiti del centro presso un campo sportivo, i tre riuscivano a fuggire (e partecipavano a una manifestazione di protesta sulle condizioni dell'accoglienza) ma una volta ritrovati venivano arrestati e condotti a Palermo dove finivano per essere trattenuti su una nave nel porto, per alcuni giorni, per poi essere rimpatriati. 

Ora, la Corte di Strasburgo ha deciso che l'Italia ha violato la CEDU ed in particolare il divieto di trattamenti disumani e degradanti, i diritti di libertà e sicurezza, il diritto di informazione sui motivi della detenzione, il diritto di ricorrere contro una detenzione "irregolare" e lesiva della loro dignità. La Corte ha inoltre ritenuto che i decreti di espulsione, sebbene individuali, siano stati redatti in termini identici e senza alcuno specifico riferimento alle situazioni personali, violando così il divieto di espulsioni collettive di stranieri (ex art. 4, protocollo 4, Cedu). 

Confermata dunque la condanna al risarcimento di 10mila euro per ciascuno dei tre migranti, con sentenza che diventerà definitiva tra 3 mesi se le parti interessate non chiederanno un riesame.


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