Data: 07/09/2015 18:30:00 - Autore: Margherita Marzario

Dott.ssa Margherita Marzario - Cos� iperprotetti, i bimbi del ricco e avanzato Occidente sempre pi� spesso non appaiono in grado di affrontare le minime paure e difficolt� della vita: � quanto sostenuto da molti esperti, tra cui lo psicologo-terapeuta canadese Michael Ungar1

In un mondo irto di difficolt� e insidie occorre, anzi urge, educare i figli alla resilienza.

Ma cos'� la resilienza? "Entrata da alcuni anni nel campo della psicologia, della pedagogia e del counseling questa parola - che in latino significa �tornare a saltare� (resilio), come scrive la giornalista ed esperta Maria Angela Masino - indica la (meravigliosa) capacit� di reagire di fronte alle difficolt�, non dandosi per vinti. 

La parola "resilienza - afferma la Masino - appartiene al linguaggio fisico e significa la resistenza che oppongono i metalli agli urti. Ma in psicologia il concetto assume un significato pi� ampio: non vuol dire banalmente resistere, ma riuscire a utilizzare l'esperienza difficile per non avere pi� paura e trovare soluzioni sempre nuove di fronte ai problemi�. 

Nel preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia del 1989 si legge che �[�] occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella societ��. � doveroso e necessario, pertanto, formare bambini resilienti, capaci cio� di dare risposte adeguate a episodi traumatici senza rimanere chiusi nel loro incistamento, ma attingendo dalle ignote e inesauribili risorse interiori. 

La resilienza - continua la Masino - "� la dote che manca ai nostri figli: iperprotetti e tenuti al sicuro da problemi, difficolt� e fatiche crescono senza sviluppare difese e senza mettersi mai in discussione. Finch� la realt� non li urta con tutta la sua durezza, trovandoli incapaci di reagire. Prepararli si pu� e si deve�. 

Nella Charte du Bureau International Catholique de l'Enfance, del giugno 2007, si legge: "[�] �resilienza� che permette al bambino di ricostruirsi". Finora � l'unico riferimento normativo alla resilienza, pur non avendo alcun valore vincolante. Il legislatore del 2007 ha inserito la parola �resilienza� dopo aver scritto: �Quando i diritti del bambino o dell'adolescente sono negati da condizioni esistenziali inique, quando i suoi punti di riferimento sono compromessi, � possibile aiutarlo a ritrovare la fiducia nella vita e la stima di s�. Il bambino possiede in lui importanti risorse. Esse si rivelano se egli pu� dialogare, essere ascoltato con affetto e rispetto, essere difeso�. Resilienza � coltivare e dare risorse (da �risorgere, sorgere di nuovo, rinascere�), la possibilit� di ritrovare, di riprovare. 

Anche se la resilienza non � scritta nelle fonti normative, � necessario che sia iscritta nel codice della vita: questo � un altro aspetto della responsabilit� genitoriale. 

Nella Convenzione Internazionale dei Diritti dell'Infanzia non si parla espressamente di resilienza, ma la stessa � tutta permeata di un'ottica resiliente perch� la promozione dell'infanzia � volta in tal senso. Nel preambolo e nell'art. 18 della Convenzione si usa il verbo �allevare� e il termine �allevamento�, il cui significato etimologico � �levare su, alzare verso�, proprio come deve essere l'educazione alla resilienza. 

�Per farcela, poi - dice ancora Maria Angela Masino -  il piccolo deve imparare a dare una direzione alle emozioni. Dai dati � emerso che i bimbi che reagiscono a una esperienza di dolore regolando il comportamento sul loro sentire e attivando cos� reazioni impulsive (come lanciare oggetti, urlare, irrigidirsi �) sono poi quelli che riferiscono livelli di malessere maggiori. Se il genitore � un 'campo-base' sicuro, dove rifugiarsi, il bambino si lascer� calmare e rassicurare, altrimenti rimarr� allarmato e talvolta disperato perci� incapace di organizzare i suoi sentimenti. � d'obbligo una precisazione: la resilienza � diversa dalla 'resistenza', termine con il quale si indica la tendenza a chiudere gli occhi davanti ai propri traumi, fino a rimuoverli e ad andare avanti senza consapevolezza. Queste sensazioni rendono vulnerabili e distolgono l'attenzione dalla cosa pi� importante: mantenere l'orientamento sul compito�. 

Nella Convenzione Internazionale del 1989 non si parla n� di emozioni n� di sentimenti, ma pi� volte si parla di �spirito� e di �spirituale�. Un esempio per tutti � nell'art. 17 dove si legge: �[�] promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonch� la sua salute fisica e mentale�. Si noti che l'aspetto spirituale � anteposto a quello morale, fisico e mentale. Lo spirito � proprio il soffio di vita da cui si originano le emozioni, i sentimenti e le reazioni. Per alimentare questa vitalit� � necessario che i bambini siano educati alla resilienza (capacit� di dirigere, di organizzare, di regolare le proprie reazioni in condizioni avverse), a �resilire� (verbo latino), a �ritornare di corsa�, a �rimbalzare� nella vita. Questo �l'orientamento e i consigli necessari� da dare ai bambini (art. 5 Convenzione Internazionale). 

�La creativit� non � altro che un'intelligenza che si diverte� diceva Albert Einstein. Il corrispondente di quest'affermazione pu� essere considerato l'art. 31 della Convenzione Internazionale ove � disciplinato il diritto al gioco del fanciullo e si parla di �vita culturale e artistica� e di attivit� ricreative e di attivit� di natura creativa, in cui ci si ricrea e si ricrea. Il gioco non � passatempo ma divertimento, che etimologicamente significa �volgere altrove, in direzione opposta� e, quindi, distogliere l'animo da pensieri molesti. Il gioco (che non si riduce solo ai giocattoli) � �ri-sorsa� di vita per i bambini e per chi gioca con loro. 

�Esiste tutta una letteratura sulla relazione fraterna e sull'ordine di genitura - afferma Serena Lecce, docente di psicologia evolutiva. La relazione fraterna � di per s� stabile e dura tutta la vita, ma non � voluta, "non siamo noi a scegliercela. Questo ne spiega, in parte, l'ambivalenza. Troviamo coppie di fratelli in cui emergono solidariet�, alleanza, complicit�. In altre, invece, gelosia e conflittualit�. In ogni caso - spiega la Lecce - la relazione fraterna modella il nostro mondo interno: affonda le radici in una condivisione di vita famigliare, molto intensa a livello emotivo. In famiglia il bambino inizia a stare con gli altri, imparando a negoziare, a competere, a coordinarsi, a cercare alleati. Aspetti che la psicologia evolutiva considera fondamentali per lo sviluppo della competenza. I bambini che sanno coordinarsi sono quelli che poi si fanno pi� amici e vanno meglio a scuola. Tale vantaggio riguarda soprattutto i secondogeniti�.  

La relazione tra fratelli e l'educazione ad una sana relazione fraterna sono importanti perch� contribuiscono a creare e a far sperimentare quell'ambiente familiare, quell'atmosfera di felicit�, amore e comprensione, quello spirito di pace, di dignit�, di tolleranza, di libert�, di eguaglianza e di solidariet� in cui � necessario che il bambino cresca (dal preambolo della Convenzione Internazionale). Laddove sia possibile non si lascino i figli unigeniti ma si dia loro la possibilit� della ricchezza (anche di sofferenze) di avere dei fratelli, una delle risorse di vita e della vita, opportunit� di resilienza. 

Nel momento "in cui veniamo al mondo - afferma lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro -  portiamo con noi in dote non soltanto i timori ancestrali della nostra specie (paura dell'abbandono e della separazione), ma anche - nati come siamo per vivere - l'ottimismo e la fiducia infantile nel carattere promettente dell'esistenza. Avremo una vita per ricrederci, ma all'inizio l'ottimismo � nella nostra natura e si manifesta attraverso ostinati, talvolta impercettibili, segni di vitalit� anche nelle peggiori condizioni di nascita�. 

Educare alla resilienza (in metallurgia �capacit� di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi�) � insito nell'esistenza stessa, perch� tanto il parto per la madre quanto la nascita per il neonato sono una forma di resilienza, ancor pi� evidente nel parto in acqua in cui il bambino risale dall'acqua: spingere e spingersi per andare avanti nella vita. Questo � uno dei significati della disposizione dell'art. 27 par. 1 della Convenzione Internazionale: �[�] il diritto di ogni fanciullo ad un livello di vita atto a garantire il suo sviluppo�. Il pessimismo, il nichilismo, il disfattismo non appartengono alla vita, ma alla non vita di alcuni adulti mal cresciuti. 

C'� pure chi educa "senza nascondere l'assurdo ch'� nel mondo - aperto a ogni sviluppo ma tentando di essere franco all'altro come a s�, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato� si legge ne "Il limone lunare" dell'educatore Danilo Dolci. In particolare i genitori non devono far realizzare i propri sogni infranti ai figli n� farli vivere in un mondo di sogni, ma sognare per loro il meglio e farli sognare. In tal modo li si educa anche alla resilienza, capacit� di risalire, di risaltare in caso di cadute nella vita. 

Educare alla resilienza � salvaguardare il benessere personale e generale, prevenire costi personali, familiari e sociali, in linea con quanto previsto in uno dei capoversi della Carta di Ottawa per la promozione della salute (1986): �� essenziale mettere in grado le persone di imparare durante tutta la vita, di prepararsi ad affrontare le sue diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni e le malattie croniche. Ci� deve essere reso possibile a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti organizzativi della comunit�. � necessaria un'azione che coinvolga gli organismi educativi, professionali, commerciali e del volontariato, ma anche le stesse istituzioni�.

Dovere educativo che appare richiamato nella nuova formulazione dell'art. 147 cod. civ. �Doveri verso i figli�: �Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacit�, inclinazioni naturali e aspirazioni, secondo quanto previsto dall'articolo 315-bis�. Testo differente da quello previgente in cui si leggeva: �Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacit�, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli�. � emblematica ogni singola innovazione legislativa, dall'assistenza morale che si deve ai figli al rispetto delle �loro� inclinazioni, al plurale. Resilienza: dalle inclinazioni, piegarsi in basso, alle aspirazioni, volgersi verso l'alto, conoscere le inclinazioni per ri-conoscere le aspirazioni.

Recita un antico proverbio buddista: "se non riesci a sollevare il tavolo, non � che il tavolo � troppo pesante, ma sei tu che sei troppo debole�. Riconoscere le proprie debolezze � gi� un punto di forza: ci� � importante nello sviluppo dell'autostima e nell'educazione alla resilienza dei bambini. 

Mutuando le parole di esperti si pu� dire che la resilienza: � la capacit� di riscrivere una �nuova biografia con personaggi interni pi� tolleranti e benevoli rispetto a quelli che ci avevano condannato alla sofferenza� (Mauro Mancia, neurofisiologo e psicoanalista); �significa crescere, diventare cio� sempre pi� capaci di sviluppare la tolleranza per i traumi subiti nel passato e realizzare un equipaggiamento interno che permetter� di sopravvivere alle nuove inquietudini del presente� (Walter Machet, psicologo e psicoterapeuta). 

La resilienza � la capacit� di far fronte alle fisiologiche depressioni (avvallamenti, abbassamenti) della vita affinch� non diventino depressione patologica, sempre pi� dilagante e dilaniante. 


1 M. Ungar, �Too safe for their own good� (Troppo protetti per il loro bene), ed. McClelland & Stewart 2009


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