Data: 07/09/2015 17:00:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi � Un processo caratterizzato da un iter senza dubbio �ondivago�, conseguenza delle �clamorose defaillance� investigative, ma anche delle �colpevoli omissioni nell'attivit� di indagine� e dei riflessi mediatici della vicenda, il cui inusitato �clamore� non ha certamente giovato �alla ricerca della verit��. Sono queste le parole con cui i giudici della Suprema Corte di Cassazione, come riportato oggi dall'Ansa, hanno spiegato la sentenza di assoluzione �per non aver commesso il fatto� (pronunciata il 27 marzo scorso) di Raffaele Sollecito e Amanda Knox dall'accusa di omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher avvenuto il 1� novembre 2007.

Ad avviso degli Ermellini, senza tali concomitanti ragioni, nell'ambito del processo si sarebbe potuto delineare un �quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilit�, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneit�� della Knox e del Sollecito rispetto ai fatti di Perugia.

Sta di fatto, si legge nelle 52 pagine della sentenza n. 36080/2015 depositata oggi dalla S.C., che indubbiamente �pregnante�, nell'esclusione di entrambi alla partecipazione materiale all'omicidio, � stata la �assoluta mancanza di tracce biologiche� agli stessi riferite sia nella stanza dell'omicidio che sul corpo della vittima (fatta eccezione per la traccia biologica del �gancetto� del reggiseno della vittima, la cui riconducibilit� a Raffaele Sollecito � stata ritenuta priva di �certezza alcuna�), a differenza invece delle �numerose tracce riferibili al Guede�, l'uomo condannato in via definitiva (con rito abbreviato) a 16 anni di carcere per l'omicidio di Meredith �in concorso�.


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