Data: 23/10/2015 10:00:00 - Autore: Erminia Liccardo

di Erminia Liccardo - E' lo stesso primo Ministro ad annunciarlo: nel 2018 la riforma del fisco, targata Renzi, comprenderà massicci interventi sugli scaglioni IRPEF.

Le nuove previsioni, che prendono spunto dallo studio NENS (Associazione “Nuova Economia e Nuova Società” di Bersani e Visco), introdurrebbero, innanzitutto, otto scaglioni di fatto che partono da una “no tax area” per redditi sino a ben 8mila euro e arrivano a un'aliquota massima del 48% per redditi sopra i 200mila euro: ecco solo alcuni dei criteri che dovrebbero permeare la disciplina delle nuove aliquote IRPEF a cui sta lavorando da tempo il Governo.

Si prevedono, poi, detrazioni fiscali fisse con importi pari a 1000 euro per lavoro dipendente, 200 per quello autonomo ed 800 per i pensionati.

L'obiettivo è allettante e, come si immagina, rientra nell'ambito di un massiccio piano di riduzione delle tasse, lo stesso che, da mesi, è stato annunciato dal nostro presidente del Consiglio e che non a caso parte proprio dagli scaglioni IRPEF, pietra miliare del nostro sistema di imposte.

Le aliquote attualmente in vigore

Per maggiore chiarezza, si precisa che per IRPEF si intende l'imposta sul reddito delle persone fisiche, che nel nostro paese deve essere pagata da tutti i cittadini che percepiscono redditi derivanti da lavoro dipendente, lavoro autonomo e d'impresa, pensioni, assegni di mantenimento e altri assegni assimilabili, immobili. È inoltre dovuta sui redditi di capitale e i redditi diversi di natura finanziaria.

Ma quale è il sistema attualmente in vigore per determinarne l'ammontare?

Oggi le aliquote IRPEF sono calcolate su cinque diversi scaglioni di reddito e variano dal 23% al 43%.

In sostanza, all'aumentare del reddito l'imposta aumenta più che proporzionalmente, ovverosia più il reddito è alto, più è alta l'aliquota.

Per determinarla in concreto, tuttavia, al reddito complessivo del contribuente andranno sottratti gli oneri deducibili: il reddito imponibile sarà dato dalla differenza ottenuta e su di esso si determinerà e applicherà l'aliquota.

Reddito imponibile

Aliquota

Irpef lorda per scaglioni

fino a 15.000 euro

23%

23% del reddito

da 15.001 fino a 28.000 euro

27%

3.450,00 + 27% sulla parte oltre i 15.000,00 euro

da 28.001 fino a 55.000 euro

38%

6.960,00 + 38% sulla parte oltre i 28.000,00 euro

da 55.001 fino a 75.000 euro

41%

17.220,00 + 41% sulla parte oltre i 55.000,00 euro

oltre 75.000 euro

43%

25.420,00 + 43% sulla parte oltre i 75.000,00 euro

Per quanto riguarda invece le detrazioni, esse oggi sono estremamente variegate nel loro ammontare e conoscono sistemi di calcolo notevolmente differenziati sia tra categorie che all'interno delle stesse categorie.

Si pensi, a titolo di esempio, alle detrazioni per redditi di lavoro dipendente e assimilati.

Esse nel 2015 variano nel seguente modo.

Se il reddito è inferiore o pari a 8 mila euro, la misura è pari a euro 1.880 da rapportare al numero effettivo di giorni di lavoro dipendente rispetto ai 365 previsti nell'anno. In ogni caso la detrazione non può essere inferiore a euro 690 o a euro 1.380 a seconda che il lavoro sia a tempo indeterminato o determinato (euro 1.380 se il rapporto è stato di entrambi i generi).

Se il reddito è maggiore a 8 mila euro e minore o pari a 28 mila euro, la formula da applicare è:

(978 + (902 x quoziente)) x (giorni di lavoro / 365)

Dove il quoziente è pari alla differenza tra 28,000 e il reddito netto, divisa per 20.000.

Infine se il reddito è maggiore a 28 mila euro e inferiore o pari a 55 mila euro, la formula per la detrazione è:

(978 x quoziente) x (giorni di lavoro / 365)

Dove il quoziente è pari alla differenza tra 55.000 e il reddito netto, divisa per 27.000.

Oltre i 55 mila euro la detrazione non si applica.

Già solo da tale analisi settoriale è possibile, quindi, comprendere la notevole incidenza nel nostro ordinamento dell'introduzione di detrazioni fisse.

Le conseguenze degli interventi previsti

L'effetto che potrebbe conseguire alla reale attuazione della preannunciata riforma, che vede quali destinatari gli scaglioni IRPEF, sarebbe soprattutto a vantaggio dei redditi medio-bassi.

Un sospiro di sollievo anche per i pensionati, loro malgrado esclusi dai benefici di carattere economico derivanti dal noto bonus degli 80 euro in busta paga, introdotto dall'ultima legge di Stabilità.

Una scelta di non poco peso per le casse dello Stato che vede impiegati ben 10 miliardi in termini di spese a favore di tutti i pensionati al di sotto di una data soglia di reddito.

L'obiettivo è quello giungere al 2019 con un debito/Pil del 120%. Un obiettivo davvero ambizioso.

La discesa proseguirebbe dunque per tutto l'intero periodo di stima, ossia già a partire dai prossimi mesi, fino a toccare i vari step del piano fiscale che investirebbe, appunto in primis, gli scaglioni IRPEF.

Piano “riduzione tasse” in cantiere: cosa ci dobbiamo aspettare oggi?

Al Tesoro sono oggi al vaglio tutti gli ipotizzati interventi e non manca l'ineludibile confronto con le altre realtà, europee e non, finalizzato a scoprire in che misura l'annunciata rimodulazione degli scaglioni IRPEF da parte del Governo italiano trovi conforto ed avallo, in termini di analogia, nei piani d'azione degli altri paesi.

Intanto, stando a quanto testualmente affermato dal Presidente del Consiglio, già si parla di una riduzione di imposte che “non ha paragoni nella storia repubblicana”, e che verrà portata a compimento proprio partendo dal 2016. Tutto avrà infatti luogo, gradualmente, nei prossimi tre anni, nel rigoroso rispetto dei parametri europei fissati per il triennio in questione.

Già a partire dal 2016 il debito pubblico passerà dal 132,5% del Pil al 130,9%, questa la previsione contemplata nel Documento di Economia e Finanza.

Per la stessa ragione la curva del debito pubblico dovrebbe seguire la tanto acclamata ed auspicata traiettoria discendente. Se queste previsioni andassero in porto, se il progetto - che parte proprio dagli interventi in seno agli scaglioni IRPEF- oggi solo allo stato embrionale, dovesse prendere reale corpo, il saldo primario dovrebbe salire parecchio, si stima addirittura dal 1,6% del 2015 al 4% del 2019.

Che si tratti o meno di un progetto utopico, destinato a rimanere confinato sul piano di mere belle parole non è ancora dato saperlo. Si può solo attendere fiduciosi che la messa a punto di questo inatteso, radicale intervento possa diventare realtà.



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