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Data: 12/11/2015 15:00:00 - Autore: Marina Crisafi di Marina Crisafi – È arrivato ieri in serata, dopo le bagarre dei giorni scorsi tra pentastellati e dem sul ruolo di Invitalia e sull'utilizzo dei patrimoni confiscati, il via libera di Montecitorio alle modifiche al codice antimafia. 281 i sì, 2 gli astenuti e 66 i no (tra cui M5S e Fi) per un provvedimento teso, ha affermato il ministro della giustizia Andrea Orlando, a rendere più efficace l'adozione delle misure preventive patrimoniali, allargando il raggio d'azione e consentendo il sequestro dei beni a mafiosi, corrotti e a coloro che “operano in modo schiavistico come nel caporalato”. Giro di vite su confisca e sequestro, esteso a tutti i beni aziendali, controllo giudiziario anche in caso di pericolo concreto di infiltrazioni, amministrazione giudiziaria anche in presenza di indizi e stretta sul caporalato. Queste le principali novità introdotte dai 30 articoli del testo che novella in più punti il codice antimafia (d.lgs. n. 159/2011) e che ora traghetta al Senato per il prosieguo dell'esame.
Ecco cosa prevede in pillole il provvedimento:
Corruzione come mafiaMaglie più strette per le misure di prevenzione personali (sorveglianza speciale e obbligo o divieto di soggiorno) con l'estensione della loro applicazione non solo a chi è indiziato di favorire i latitanti fornendo assistenza agli associati a delinquere ma anche a chi è indiziato per reati contro la P.A. (dalla concussione al peculato alle diverse forme di corruzione).
Procedimenti prevenzione più celeri e trasparentiMisure di prevenzione più trasparenti e veloci, con l'introduzione di sezioni distrettuali specializzate e l'inserimento tra i titolari del potere di proporre l'applicazione anche del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Previste, inoltre, relazioni periodiche sull'operatività delle sezioni, trattazione prioritaria e immediata decisione sulle questioni di competenza.
Sequestro più efficace ed estesoIl sequestro è esteso a tutti i beni aziendali e a provvedervi materialmente non sarà più l'ufficiale ma la polizia giudiziaria, con sgombero eseguito dal questore su richiesta del giudice delegato al tribunale, laddove il bene immobile sia occupato dai soggetti colpiti dalla misura. Gli immobili inoltre potranno essere concessi in locazione alla polizia, ai vigili del fuoco e alle forze armate.
Rafforzamento della confiscaAmpliato l'ambito della confisca per equivalente e confisca allargata obbligatoria anche per gli ecoreati e l'autoriciclaggio, applicata pure in caso di amnistia, prescrizione o decesso di chi l'ha subita. Restituzione per equivalente, in caso di revoca della confisca se nel frattempo il bene è stato destinato a finalità di pubblico interesse.
Controllo in caso di pericolo di infiltrazioniIl testo introduce l'istituto del controllo giudiziario delle imprese, laddove sussista il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose che possano condizionarne l'attività. Della durata da uno a tre anni, il controllo potrà anche essere richiesto volontariamente dalle imprese che impugnino l'informazione interdittiva antimafia di cui sono fatte oggetto.
Amministrazione giudiziaria estesaAmministrazione giudiziaria di beni e imprese possibile anche laddove sussistano indizi dai quali risulti che l'attività svolta agevoli soggetti colpiti da misure di prevenzione patrimoniale o con procedimenti penali in corso per delitti di mafia o contro la P.A. Alla scadenza, l'amministrazione può essere revocata e tramutata in controllo giudiziario.
Più trasparenza per gli amministratori giudiziariGli amministratori giudiziari saranno scelti tra gli iscritti ad un albo apposito secondo criteri di trasparenza e rotazione degli incarichi. Potrà essere nominato più di un amministratore se la gestione dei beni sequestrati è molto complessa, e nei sequestri di interesse socio-economico potranno esseri nominati anche dipendenti-esperti indicati da Invitalia Spa, ma senza retribuzione. Passata anche la norma c.d. Saguto (dal nome dell'ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo) che vieta l'assunzione dell'ufficio di amministratore giudiziario, di coadiutore e collaboratore, a coniuge, conviventi, parenti e affini del giudice che conferisce l'incarico.
Rilancio e sostegno aziende sequestrateTempi piuttosto stretti per il rilancio delle aziende sequestrate con riferimento alle quali, entro tre mesi dalla nomina, l'amministratore giudiziario dovrà presentare una relazione che illustri le possibilità di prosecuzione dell'attività. In caso contrario, l'impresa sarà liquidata o cesserà l'attività. Quanto al sostegno, le aziende sequestrate potranno contare per proseguire l'attività su un apposito fondo finanziato con 10 milioni di euro all'anno.
Più tutela per i terziGarantiti i diritti dei terzi in buona fede risultanti da atti anteriori ai sequestri. Più funzionali le domande di ammissione al credito, i tempi di accertamento e le eventuali vendite dei beni sottoposti a confisca definitiva per pagare i creditori ammessi. I creditori “strategici” potranno essere pagati subito dall'amministratore giudiziario autorizzato. Infine, anche coloro che hanno un diritto di garanzia sul bene sequestrato potranno intervenire nel procedimento di prevenzione patrimoniale.
Ridisegnata l'Agenzia dei beni confiscatiRestyling per l'Agenzia dei beni confiscati che viene posta sotto la vigilanza della presidenza del consiglio (in luogo del ministero dell'interno), con sede centrale nella capitale e con a capo un direttore, scelto tra specifiche figure professionali. Ridefiniti anche i compiti, con il potenziamento dell'attività di acquisizione dati e del ruolo in fase di sequestro, oltre alla possibilità di destinare i beni e le aziende direttamente ad associazioni e ad enti territoriali.
Norme anticaporalatoScatta la confisca obbligatoria contro il caporalato, per tutto ciò che è servito a compiere il reato. La confisca diventa operativa dopo la condanna definitiva e può riguardare prezzo o profitto del reato e beni diversi del condannato. Consentita la confisca allargata e risponderà anche l'azienda, quando il reato è commesso dal lavoratore nell'interesse della stessa.
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