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Data: 21/01/2016 17:30:00 - Autore: Dott. Roberto Paternicò di Roberto Paternicò. Un' ondata di vendite di titoli bancari a Piazza Affari travolge le banche italiane. Speculazioni, l'effetto del “bail in” sui risparmiatori ed investitori, le alte sofferenze bancarie od un'azione mirata di alcuni membri della UE? Ogni domanda é lecita dopo il salvataggio, non indolore per gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati, delle quattro banche: Cassa di risparmio di Ferrara Spa, della Banca delle Marche Spa, della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio e della Cassa di risparmio della Provincia di Chieti Spa. Bisognerà capire chi ha venduto e vende titoli bancari per avere le idee più chiare, considerato che il fenomeno è tutto italiano visto che altri Paesi hanno sistemato le proprie vicende bancarie, anche, con soldi pubblici (es.: la Germania ha in corso 238 miliardi di euro di aiuti ). L'intervento pubblico non rappresenta, certamente, la miglior soluzione praticabile, stante l'effetto negativo che ricadrebbe sugli stessi conti pubblici ed in qualche modo sulla popolazione, ma diviene necessario, in Italia, affrontare il problema delle sofferenze e dei crediti deteriorati in ossequio, però, all'art.72 del TUB ove in caso di amministrazione straordinaria di una banca le azioni da intraprendere dovrebbero “….promuovere le soluzioni utili nell'interesse dei depositanti. ....” Al contrario la nostra matrigna UE, al considerando (58) del Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio (Bruxelles, 10.7.2013) scriveva: “il Comitato dovrebbe provvedere a che le perdite, i costi o le altre spese sostenuti in relazione all'applicazione degli strumenti di risoluzione delle crisi siano in primo luogo a carico degli azionisti e creditori dell'ente (banca) soggetto a risoluzione della crisi. “ Gli ultimi eventi di un certo risveglio del nostro Governo verso la UE compresa la necessaria modifica del “fiscal compact” ha coinciso con la massiccia vendita dei titoli delle banche, minando la stabilità del sistema finanziario italiano. Anche il sistema della “bad bank” è figlia dell'infernale mondo della finanza che asseconda il postulato di Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” per cui, oltre ai tentativi di recupero dei crediti da parte degli operatori che acquisteranno le sofferenze, si potrebbero, anche, trasformare (cartolarizzare) i crediti deteriorati (es.: mutui, credito al consumo, etc.) in titoli derivati (es: contratti a termine, swap, opzioni) palesi e mascherati cioè “ingannevoli” che saranno immessi sul mercato ad alti tassi d'interesse, sperando che i risparmiatori abbocchino e si assumano il rischio della perdita con il proprio denaro. Negli Usa, ad esempio, con la riforma bancaria si é semplificata la risoluzione delle crisi imponendo alle banche di attenersi a criteri organizzativi e gestionali che consentano la cessione tempestiva di “asset in bonis” senza recar danno al resto della banca, mentre in Europa si procede verso la liquidazione colpendo in primo luogo i clienti e sostenitori dell'Istituto di credito (azionisti, obbligazionisti e depositanti). Come mai i risparmiatori non compreranno più o sempre di meno le obbligazioni bancarie? Ma lo scenario UE per l'Italia è un po' più ampio. |
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