Data: 24/01/2016 14:00:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Se qualcuno si è mai chiesto perché anche se il petrolio scende inesorabilmente non si percepiscono vantaggi evidenti quando si va a fare benzina alla propria auto, ecco la risposta: la colpa è delle tasse.

Come denunciano le associazioni dei consumatori, lo Stato prende 1 euro su ogni litro di carburante e ciò significa che comunque al di sotto di quella cifra il costo non può andare!

Un monte tasse "divenuto insopportabile" che sta arrivando "al 70% del prezzo totale del carburante" dichiarano infatti i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti e Elio Iannutti. E che si traduce in un pesante aggravio sulle tasche dei cittadini "pari a ben +72 euro annui in termini diretti (vale a dire per i pieni di carburante) e a +59 euro annui in termini indiretti (a causa all'impatto del costo dei carburanti sui prezzi dei beni di prima necessità che, nel nostro Paese, sono distribuiti per l'86% su gomma)". Un totale che ammonta a 131 euro annui.

Andando nel dettaglio, visto che rispetto al 2008 il costo del barile è sceso del 19%, alla pompa la benzina non dovrebbe superare i 44 centesimi!

Ma gli automobilisti possono mettersi l'anima in pace, perché anche se il prezzo del petrolio dovesse arrivare al minimo storico, la benzina non costerà mai meno di un euro al litro, in quanto il 70% dei costi alla pompa va dritto nelle tasche del Fisco.

Negli ultimi anni, riporta un'inchiesta del Corriere di oggi, "con un processo carsico, sfuggito quindi all'attenzione di quasi tutti gli italiani, il gravame fiscale sui carburanti è salito in modo vertiginoso, inarrestabile e furbesco. Al punto che oggi le imposte rappresentano ben oltre i due terzi del costo alla pompa di un litro di gasolio".

Un accanimento, quello del fisco sui derivati del petrolio, che emerge con forza dal confronto realizzato dall'ufficio studi della Confartigianato tra i prezzi attuali e quelli di 7 anni fa, quando il costo del petrolio sui mercati internazionali era più o meno ai livelli di oggi.

In termini pratici: il costo medio del petrolio è a circa 30 euro e il prezzo medio della nafta è di un euro e 251 (il 12,6% in più) e il rincaro è dovuto all'aumento delle accise del 46%, a loro volta maggiorate, sulla base di un meccanismo diabolico e "francamente inaccettabile, da far inorridire anche la Costituzione" ammette il Corriere, del carico dell'Iva, aumentata del 21,8%.

Con la benzina le cose non vanno meglio. Su questa le accise ammontano a 72,8 centesimi per ogni litro e aggiungendo l'Iva si sfiora un euro su un costo medio, alla pompa, di 1,421. Anche qui, considerando le quotazioni attuali al netto delle imposte del greggio (che dovrebbero ammontare a non più di 44 centesimi/l) il 70% circa del prezzo finale va al fisco.

Morale della favola: i consumatori italiani pagano il carburante più caro d'Europa, sia in termini di benzina che di gasolio, "un andamento del tutto inaccettabile che richiede un intervento dell'esecutivo affinchè le accise siano ritoccate al ribasso immediatamente" invocano in coro Federconsumatori e Adusbef. In mancanza, sottolineano, "il Governo lucrerebbe, come se fosse un'ottava compagnia petrolifera, ingenti risorse dalle tasche dei cittadini già toccati in misura micidiale nel loro potere di acquisto".


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