Data: 06/02/2016 18:00:00 - Autore: Valeria Zeppilli

di Valeria Zeppilli – Se quanto approvato nei giorni scorsi dalla Camera troverà consensi anche in Senato, fare la spia tra colleghi potrebbe divenire un'attività tutelata dalla legge.

Niente remore, niente complicità: se in azienda vengono compiuti degli illeciti, chi li denuncia andrà preservato da eventuali minacce o ritorsioni.

Non è previsto nessun premio per la "fuga di notizie", ma le eventuali discriminazioni contro il cosiddetto whistleblowing potrebbero ora essere sanzionate da parte dell'ANAC (l'autorità anticorruzione) con multe molto salate, che si aggirano su cifre che vanno da cinquemila a trentamila euro.

Ciò, ovviamente, purché la "denuncia" dell'illecito sia fatta in buona fede e senza dolo o colpa grave.

Insomma: deve esserci un ragionevole convincimento che la condotta illecita si sia effettivamente verificata.

La proposta di legge, più nel dettaglio, si fonda sulla convinzione che il whistleblowing rappresenti una questione culturale e di diritto e che il suo riconoscimento possa responsabilizzare i cittadini onesti, perché, si legge nell'introduzione al d.d.l., "non restino testimoni silenziosi quando ravvisano abusi e comportamenti illeciti nei luoghi di lavoro".

L'obiettivo perseguito, quindi, è quello di ridurre alcuni dei gravi reati che corrodono la nostra società, come la frode fiscale e la corruzione, attraverso la protezione dei soggetti che pongono in essere la segnalazione, nella convinzione che la denuncia di un illecito sia un dovere civico per ogni cittadino prima che un diritto



Tutte le notizie