Data: 27/02/2016 13:00:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - � di pochi giorni fa l'allarme lanciato sulle pensioni di reversibilit�, per via della previsione nel ddl povert� del Governo della rimodulazione del beneficio sulla base dell'indicatore Isee (leggi:"Addio alla pensione di reversibilit�: il governo fa cassa sulle vedove").

Ma quello che si profila per il futuro potrebbe essere un rischio ben peggiore, stando allo scenario poco confortante che la Corte dei Conti ha delineato analizzando i bilanci 2013 e 2014 dell'Inps. 

L'allarme lanciato dai giudici contabili ha evidenziato come per il biennio in parola, le risorse pubbliche non sono bastate a riequilibrare i conti dell'istituto di previdenza.

Nonostante i trasferimenti dello Stato abbiano raggiunto, infatti, "99.069 milioni nel 2013 e i 98.440 nel 2014", il consuntivo dei giudici contabili ha presentato comunque valori negativi pari a "12.846 milioni nel 2013" e a "12.485 milioni nel 2014". Nel biennio, infatti, pur crescendo le entrate contributive (da 210 miliardi del 2013 a 211,4 nel 2014), la spesa per le prestazioni � risultata "superiore al gettito" derivante dai contributi dei lavoratori (pari a circa 303,4 miliardi nel 2013 e nel 2014). 

E la situazione non sembra destinata a migliorare.

Il buco infatti, come riportato anche da Italiaoggi e dal Giornale, potrebbe allargarsi, pagando lo scotto degli sgravi contributivi triennali previsti per le assunzioni a tempo indeterminato (sia nel 2015 che negli anni a venire, per effetto del Jobs Act e della legge di stabilit�).

Se da queste manovre, infatti, non deriver� un "effettivo incremento occupazionale" (prevalendo magari le mere trasformazioni dei contratti gi� esistenti), serviranno ulteriori "trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalit� generale".

Senza contare che la scadenza delle agevolazioni (a fine 2017) potrebbe anche comportare un incremento dei licenziamenti con conseguente maggiore spesa per erogare le prestazioni di sostegno al reddito.

In buona sostanza, tutto ci� significa che se gi� oggi l'istituto non riesce a sopperire al disavanzo strutturale grazie ai (pur ingenti) trasferimenti statali, nel prossimo futuro, per poter garantire le prestazioni previdenziali, o si dovranno aumentare tali trasferimenti (con conseguente aumento della pressione fiscale) o si dovr� agire con tagli alle prestazioni stesse.

In entrambi casi, il rischio ricadrebbe sulle tasche dei cittadini. 


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