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Data: 10/04/2016 17:55:00 - Autore: Pasquale Acconcia di Pasquale Acconcia - Si legge che un numero crescente di cittadini è costretto a rinunciare alle cure del S.S.N. perché ritenute inadeguate, costose o intempestive ed anche in campo previdenziale si prende atto dell'inadeguatezza dell'A.g.o. e della necessità di provvedere in qualche modo alla propria vecchiaia. Tutte notizie, indagini, statistiche ricorrenti che, vivendo vita effimera, lasciano l'impressione che di là dall'INPS e dal SSN ci sia il deserto delle tutele con l'individuo lasciato solo nella consapevolezza che le risorse pubbliche – sempre più limitate – devono fronteggiare sempre nuovi danni e povertà determinati dalle vicende più varie. A pochi anni dalla sua pubblicazione, così, il Libro verde di Sacconi (allora ministro del lavoro) conferma tutta la sua valenza politica premonitrice (senza alcun giudizio di valore) nell'assegnare al welfare pubblico il ruolo di cintura di salvataggio finale rispetto alle condizioni di autentico bisogno, a valle dell'impegno individuale della persona artefice – direttamente o indirettamente - del proprio benessere con il lavoro. La prospettiva già sul piano pratico lasciava scettici circa la sua concretezza nel medio periodo rispetto a un'idea di welfare ispirata nell'immaginario collettivo e individuale all'idea di una tutela totalizzante del Pubblico per cittadini e lavoratori. Questa preoccupata incredulità, pur non dissipata, appare oggi ridimensionata, per i lavoratori (già "privilegiati", del resto nell'attuale sistema) grazie al progressivo affermarsi e diffondersi di strumenti negoziali volti a arricchire le tutele garantite dal welfare pubblico (diciamo di primo livello) sulla base di varie fonti normative o negoziali grazie alle quali è, appunto, il singolo, con il suo lavoro, che concorre a creare condizioni di sicurezza per se e la sua famiglia (un po' quello che si vede nei film USA dove si lavora, anche se non soprattutto per l'assistenza sanitaria, il fondo pensioni ecc.). E', per intenderci, la vasta area del welfare contrattuale, del welfare aziendale che, si collocano appena sotto a quello pubblico e appena sopra alla previdenza individuale, rifiorente sul versante della sanità accanto alle più classiche forme di risparmio e investimento individuale. Continua, però, a mancare, per queste realizzazioni una visione complessiva diffusa anche da parte dei beneficiari – anche in termini di valutazione del salario complessivo effettivo - sicché si perde un valore primario: la ricostituzione di una posizione di garanzia rispetto a eventi che comunque squilibrano il soggetto con la consapevolezza che la garanzia scaturisce non da "castelli di carta" di azzardosi investimenti individuali, o dalla benevolenza dello "Stato sovrano" (che oggi dà ma domani potrà togliere), ma dalla presenza di patti contrattuali e di organismi che da tali patti traggono origine e solidità di esercizio. Ci riferiamo è ovvio al complesso mondo della contrattazione sindacale che a suoi vari livelli prevede, la creazione di strumenti – gli enti bilaterali in prima fila – che rendono concreto e operativo l'insieme di benefici che garantiscono, in aggiunta o non, al welfare pubblico, risposte adeguate per specifici bisogni che il lavoratore può dover fronteggiare. Il lavoratore nella più lata accezione, ovviamente, di presenza sul mercato del lavoro, senza che rilevi la condizione economica (almeno al momento poiché qua e là affiora l'idea di escludere dal SSN i più abbienti. Ecco, a fronte di questa carenza, appaiono particolarmente interessanti iniziative volte a rappresentare tutti questi benefici come un insieme, sia pure letto da un particolare angolo visuale. Fra le più recenti si segnala un "manuale" di Edizioni Lavoro dedicato al tema della "BILATERALITA' E LAVORO": è una prospettiva specifica ma che alla conclusione del percorso rende con efficacia la rete di protezione e opportunità che negli anni più recenti la contrattazione, ai suoi vari livelli, è riuscita a costruire valorizzando il ruolo degli enti bilaterali che della contrattazione stessa costituiscono solido e proficuo prodotto. Dopo Ma, sono i successivi tre capitoli, quelli più attinenti alla nostra riflessione, riguardando nell'ordine il ruolo della bilateralità in tema di prevenzione (salute e complementare: tutto il panorama, insomma degli interventi volti a integrare – certamente non in esclusiva – gli strumenti che sono a disposizione dei cittadini e lavoratori per garantirsi rispetto a situazioni o eventi creatori di bisogni, immediati o in prospettiva. Anna Trovò e Marco Lai sono i curatori della pubblicazione che si propone con chiaro taglio sistematico pur nella specificità dei vari contributi che, nel caso di Marco Lai riprendono – per il quadro normativo, la certificazione, la prevenzione – articoli pubblicati sulla Rivista degli infortuni sul lavoro e malattie professionali, ricollocati peraltro, in un quadro espositivo che consente, con la continuità dal primo all'ultimo capitolo, una visione di insieme a conforto della "garanzia" richiamata all'inizio e agevole possibilità di consultazione per specifici punti ed eventuali approfondimenti. Garanzia che assume un rilievo crescente proprio sul terreno della spesa sanitaria che e delle relative cure, sempre più al centro dell'attenzione e delle preoccupazioni di lavoratori e cittadini. Resta chiaro a monte, d'altra parte, il contributo che proprio queste tematiche e iniziative, portano allo sviluppo e valorizzazione delle relazioni sindacali, come efficacemente sottolineato nella prefazione e nell'introduzione, a conferma della vitalità del movimento sindacale capace di adeguare la sua sfera di azione alle trasformazioni del mercato del lavoro e del welfare pubblico reso sostenibile nel tempo. |
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