Data: 01/05/2016 18:10:00 - Autore: Marina Crisafi

di Marina Crisafi - Oggi, a festeggiare il 1° maggio, saranno circa 22 milioni e mezzo di italiani, ossia quelli che, tra dipendenti e autonomi, un lavoro ce l'hanno, pari al 56,3% del totale. Tutti gli altri, soprattutto giovani e donne, hanno poco di che gioire. Perché, nonostante i dati Istat mostrino un miglioramento sul fronte occupazionale e il ministro Poletti parli di "crescita" soprattutto del lavoro stabile, l'Italia registra "ritardi preoccupanti", posizionandosi nella classifica dei 28 paesi Ue solo al di sopra della Croazia (55,8%) e della Grecia (50,8%). 

A mostrare la fotografia impietosa della situazione del mercato del lavoro italiano è la Cgia di Mestre, evidenziando come dal 2008 alla fine del 2015 il paese abbia perso complessivamente 625mila posti di lavoro, pur recuperandone circa 186mila tra il 2014 ee il 2015.

Tra disoccupati, scoraggiati e inattivi l'Italia mostra un gap rispetto alla Francia di 7,9 punti percentuali, che salgono a 16,4 rispetto al Regno Unito e a 17,7 rispetto alla Germania.

La situazione peggiora – spiega il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – se si prende in considerazione l'occupazione femminile: il tasso italiano è, infatti, pari al 47,2% che porta lo scarto con la media europea a 13,2 punti, mentre sul fronte giovanile, che nel 2015 si è attestato al 15,6%, il differenziale arriva a 17,5%.

Se poi si va a guardare il Mezzogiorno, quasi tutte le regioni, secondo il report Cgia, registrano un tasso di occupazione addirittura inferiore alla Grecia: con la Calabria in "testa" (11,9% in meno rispetto al dato medio di Atene), seguita dalla Campania (11,2%), dalla Sicilia (10,8%) e dalla Puglia (7,5%).


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